Cento lumi per Casale Monferrato
Lampade di Chanukkah:
una collezione tra storia, arte e design
In occasione di Expo la città
di Casale Monferrato presenta una mostra unica e inedita: la collezione
completa di oltre centosettanta Chanukkiot d’arte contemporanea della Fondazione Arte Storia e Cultura Ebraica a
Casale Monferrato e nel Piemonte Orientale.
Un’occasione irripetibile per
apprezzare I lumi di Chanukkà realizzati
da artisti di livello mondiale, ebrei e non, che hanno interpretato e
reinterpretato il simbolico candelabro a nove bracci utilizzato, appunto, per
accendere i lumi, uno per ogni sera, durante la celebrazione della festa di
Chanukkà (la festività ebraica che commemora la consacrazione di un nuovo
altare del tempio di Gerusalemme dopo la libertà conquistata dagli ellenici).
Arman, Topor, Recalcati, Pomodoro,
Mondino, Palladino, Del Pezzo, Luzzati, Colombotto Rosso, Nespolo sono solo
alcuni degli artisti che hanno reso la collezione casalese tra le più
importanti a livello internazionale, esposta nelle sale del secondo piano del
Castello del Monferrato (fino al 1 novembre 2015).
La ricorrenza di Chanukkah (inaugurazione), nota anche
come Chag ha-Orot
(festa delle luci) cade nella
stagione invernale, il 25 del mese di Kislev,
e dura otto giorni. Essa rievoca il periodo altamente drammatico della
storia del popolo ebraico, allorché, nel II secolo avanti Era Volgare, gli
abitanti della Giudea, politicamente assoggettati al regime seleucide della
Siria, ne subivano ancor più la forzata assimilazione della cultura ellenistica
dominante.
La precettistica religiosa
era stata drasticamente limitata, la circoncisione e l’alimentazione rituale (Kasherut), in particolare, severamente
vietate, il Santuario
di Gerusalemme profanato, il
popolo sconvolto e demonizzato. È in questo contesto
di disperazione che inizia a
manifestarsi una reazione di riscatto, inizialmente attivata dai membri di una
famiglia sacerdotale di Modi’in: il
padre Mattatia e i suoi cinque figli. Costoro, noti come Asmonei e, più tardi,
anche come Maccabei, sotto la guida del Yehudah, condurranno il popolo ebraico
alla vittoria sui suoi oppressori e, quindi, alla liberazione materiale e
spirituale del paese. Due sono i principali elementi
istitutivi della festa di Chanukkah: il miracolo dell’olio,
avvenuto nel Santuario, con la sua riconsacrazione al culto; il miracolo della
vittoria “ dei pochi sui molti, dei deboli sui forti, dei giusti sui malvagi”.
Il primo, evidente come tale
per la sua umana imprevedibilità, consistette nel fatto che un piccolo
quantitativo di olio, trovato nei locali del tempio, che avrebbe potuto
alimentare la lampada perpetua a sette bracci (menorah) solo per un giorno, ne durò invece otto, il tempo, cioè
necessario ai sacerdoti per prepararne di nuovo, in stato di purità. Il secondo
miracolo di per sé non si apparenta come tale, ma, in un ottica umana,
altrettanto straordinario e inatteso, consistette nell’esito favorevole agli
ebrei dello scontro armato con le soverchianti forze nemiche.
Per ricordare questo duplice
ordine di miracoli e per tramandarli alla posterità, venne istituito, dai
Maestri dell’epoca, un rituale particolare: l’accensione per otto giorni
consecutivi di una speciale lampada a otto becchi chiamati chanukkià o hanukijah
o hannukkiah.
Questa lampada viene accesa,
durante la festa, in ogni casa ebraica dopo il tramonto, negli otto giorni
seguenti il giorno corrispondente al 25 di Kislev,
con la seguente modalità: un
lume la prima sera, due lumi la seconda e così via sino all’ottava sera,
allorché la chanukkiah apparirà
accesa con tutti i suoi lumi.
È prassi che la chanukkiah
venga accesa ovviamente dopo il tramonto, preferibilmente nell’ora in cui
tutta la famiglia è riunita. Nella liturgia del periodo, oltrechè la lettura di
appositi brani della Torah, la Bibbia ebraica, è
prescritta la recitazione, nell’ambito della ‘Amidah, una delle preghiere fondamentali dell’ebraismo e,
privatamente, della preghiera di ringraziamento dopo i pasti, del passo
iniziale con le parole “Per i miracoli, per gli atti di valore, per le
vittorie…” e dopo la ‘Amidah segue
l’Hallel, preghiera contenente inni
e lodi al Signore che viene recitata nei giorni festivi. È
altresì prescritto che, durante l’accensione dei lumi, non ci si possa
“servire” della loro luce, ma esclusivamente contemplarli, meditando con ciò
sulla presenza salvifica di D-o nella vita del suo Popolo.
Le chanukkiot del Museo dei Lumi di Casale sono 115. Più una. La
prima. Che non c’è. Perché è stata inviata in Israele dove ancora oggi viene
accesa con le altre nella Sinagoga italiana di Gerusalemme. Questa collezione
dei Lumi di Chanukkà, per la prima volta dalla sua nascita, avvenuta nel 1994
si può ammirare in un’unica sede espositiva, un evento, per la rilevanza degli
artisti e per la bellezza delle opere, unico ed affascinante.
Gli artisti hanno tutti
sentito l’impulso di dare prova alla loro creatività per inventare una forma
per quell’oggetto che una forma già ce l’ha. Ed è la sua sostanza. Un oggetto
così pregnante e carico di contenuti, simbolo del legame tra il popolo ebraico
e la luce; un oggetto dal design millenario così identificante da essere
tutt’uno con il suo significato religioso e da imporre precisi vincoli formali
e funzionali.
Chanukkiah è per
definizione il candelabro con otto bracci più lo shammash, il servitore che non deve essere uguale agli altri, ma
più alto, o più basso, e comunque fuori allineamento.
A leggere le testimonianze di
Aldo Mondino, Antonio Recalcati, Giosetta Fioroni, Lucio Del Pezzo e tutti gli
artisti presenti si coglie sempre la precisa intenzione di partire dalla storia
antica, per trovarvi nuovi significati, senza mai piegarli o manipolarli, ma
intersecandoli ai valori del proprio credo – religioso e artistico – e
ampliandoli a comprendere valori universali di pace e poesia.
Maria Paola Forlani
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