Capolavori a
Villa la Quiete
Botticelli e Ridolfo del Ghirlandaio
in Mostra
Si è
inaugurata a cura di Cristiano Giometti e Donatella Pegazzano, fino al 30
ottobre 2016, la prima mostra del percorso museale di Villa la Quiete,
complesso monumentale sulla collina di Castello, di proprietà della Regione
Toscana, ma gestito dal Sistema museale dell’Università di Firenze.
L’esposizione,
temporanea, prelude all’apertura definitiva del percorso museale, prevista per
la primavera del 2017, con il riallestimento delle stanze dell’Elettrice
Palatina: qui sarà collocata la porzione più consistente della quadreria
presente nella villa.
La Quiete è
una villa che sorge a nord-ovest di Firenze, a poca distanza dalla Petraia.
Citata come ”podere” nella prima portata al catasto fiorentino (1427), fu
acquistata nel 1432 da Niccolò da Tolentino per poi passare a Pierfrancesco di
Lorenzo
de’ Medici
ed essere assegnata da Cosimo I all’Ordine dei cavalieri di Santo Stefano nel
1561. L’ultimo dei commendatori che si avvicendarono nell’amministrazione della
villa fu il cardinale Carlo de’ Medici il quale, nel 1627, vendette lo stabile
alla madre, Cristina di Lorena.
La granduchessa si dedicò con passione alla
trasformazione della Villa commissionando, tra l’altro, a Giovanni di San
Giovanni l’affresco con la Quiete che pacifica i venti per il
soffitto della galleria del primo piano. Nel 1650, Ferdinando II vendette
l’intero complesso a Eleonora Ramirez de Montalvo che aveva da poco fondato la
comunità laica delle Ancille Minime della Santissima Trinità, per curare
l’educazione delle giovani di nobili famiglie fiorentine. Sin dal loro
insediamento, le Montalve godettero della protezione delle donne più illustri
di casa Medici: dapprima Maria Vittoria della Rovere, moglie di Ferdinando II,
che si occupò della costruzione della chiesa della Santissima Trinità, e poi
dell’Elettrice Palatina, Anna Maria Luisa de’ Medici, che si fece allestire un
appartamento privato affrescato da Benedetto Fortini e un gran giardino
all’italiana. Mentre le Montalve de La Quiete rimasero ininterrottamente nella
villa sin dal tempo del loro insediamento, le loro consorelle di città nel 1794
passarono al monastero camaldolese di Sant’Agata in via San Gallo a quello
domenicano di San Jacopo di Ripoli, lasciandolo definitivamente nel 1886 quando
l’edificio di via della Scala fu trasformato in una caserma militare. Con
questo trasloco sono giunte a La Quiete le pale d’altare, paramenti e le
suppellettili sacre che costituiscono un patrimonio di storia e arte stratificato
nei secoli.
Opere esposte:
Sposalizio mistico di Santa Caterina
e Santi è una pala
dipinta da Ridolfo del Ghirlandaio (1483-1561), destinata all’altare di
sinistra della chiesa secolare del monastero delle domenicane di San Jacopo di
Ripoli a Firenze.
Al di sopra
dell’opera, montata all’interno di una semplice edicola in pietra serena, si
trovava la lunetta robbiana raffigurante l’Incredulità
di san Tommaso.
Questo e il
secondo altare con l’Incoronazione della
Vergine e Santi furono commissionati all’artista dalla ricca famiglia
fiorentina degli Antinori che finanziò largamente il rinnovamento del monastero
nel primo Cinquecento. Si tratta di una composizione dalla quale emerge la
notevole influenza che in questi anni Raffaello ebbe su Ridolfo.
I Santi Onofrio, Cosimo, Damiano, Sebastiano, olio
su tavola di Ridolfo del Ghirlandaio, dovettero appartenere in origine a due
complessi realizzati in tempi diversi all’interno della chiesa di Ripoli. Ѐ probabile che la coppia formata dai Santi Onofrio e Sebastiano (1504-1505) sia
stata dipinta da Ridolfo nei primi anni del Cinquecento, mentre i Santi Cosma e Damiano, i tradizionali
santi medicei, potrebbero risalire agli anni 1515-1519, coincidenti con il
ritorno al potere dei Medici.
Crocifisso (1505-1510), legno dipinto e Santa Maria Maddalena e suora domenicana
1525-1526,
olio su tavola.
Questo tipo
di opere, dove scultura e pittura si integrano non era insolito nel
cinquecento. In questo caso intorno al più antico Crocifisso di Baccio da Montelupo (1469-1537), risalente ai primi
anni del Cinquecento, sono state dipinte, intorno al 1525-1526, da Michele
Tosini (1503-1577) allievo di Ridolfo del Ghirlandaio, una Santa Maddalena e
una monaca domenicana inginocchiate ad adorare il crocefisso.
Sposalizio mistico di Santa Caterina
e Santi (1525-1526),
olio su tavola.
La pala è
frutto della collaborazione tra Ridolfo del Ghirlandaio e il suo allievo
Michele Tosini. Ѐ probabile che si trattasse di un’opera realizzata per un
altare interno al monastero, anziché per la chiesa secolare.
Scuola di
san Marco, San Domenico Sec. XVI,
prima metà, olio su tela.
Il dipinto,
inedito, è riferibile ad un artista appartenente alla scuola pittorica che si
sviluppò nel corso della prima metà del cinquecento nel convento di san Marco a
Firenze, luogo al quale furono legate per molti anni le domenicane di San
Jacopo di Ripoli, che si avvalsero infatti di artisti legati a quella cultura figurativa.
Nel rappresentare il santo l’artista si basò
su quella che era considerata la sua più antica immagine, ovvero quella dipinta
nella seconda metà del Trecento nel Capitolo di San Domenico a Bologna.
Pittore
fiammingo, Madonna con Bambino e un donatore
sec. XVI, prima metà, olio su tavola.
Il dipinto è
una presenza alquanto eccezionale all’interno del complesso delle opere
conservate alla Villa La Quiete, dove infatti non si annoverano altre immagini
appartenenti alla cultura artistica nordica. Riferito plausibilmente alla
cerchia di Gerard David (1460-1523), il quadro potrebbe essere una
testimonianza dei rapporti che sappiamo intercorsi tra il monastero e il Nord
–Europa, grazie alla presenza, nei locali ad esso annessi, di un importante
stamperia, frequentata anche da editori nordici.
Sandro
Botticelli e bottega, Incoronazione della
Vergine 1500, tempera su tavola.
Come ricorda
Giorgio Vasari, l’Incoronazione della Vergine
fu realizzata da Sandro Botticelli e dalla sua bottega per la chiesa di San
Francesco (poi San Lorenzo, oggi Sant’Andrea a Cennano) di Montecchi.
L’affinità compositiva con la Pala di San
Marco, risalente al 1492 (Firenze, Uffizi), fa propendere per una datazione
intorno al 1500. Dopo diversi passaggi, sappiamo che nel 1810, con le
soppressioni napoleoniche, l’Incoronazione
fu portata nella chiesa di San
Jacopo di Ripoli a Firenze. Quando il monastero di via della Scala venne
acquistato dallo stato e trasformato in caserma militare, le Montalve si
trasferirono nel convento della Quiete e trasportarono nella villa anche il
dipinto con tutto il loro patrimonio artistico.
Maria Paola
Forlani
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