Margherita Sarfatti
Segni, colori e luci a
Milano.
Il Novecento Italiano nel mondo
Margherita
Sarfatti (1880-1961), fu donna libera, intellettuale e politica, megafono e
amante del duce, compromessa con il regime fascista, figura, quindi,
che può far discutere ancor oggi, ma due mostre “autonome e complementari” al Mart di Rovereto, Margherita Sarfatti. Il Novecento italiano nel mondo, e al Museo del Novecento a Milano, Margherita Sarfatti. Segni, colori e luci a Milano,
ne rileggono la figura intellettuale di prima donna critico d’arte in
Europa e di promotrice di un sistema che ambiva all’affermazione internazionale
della ricerca.
Quella di
Rovereto è una rassegna di indagine che parte dall’archivio Sarfatti acquisito
pochi anni fa dal Mart>>, a cura di Daniela Ferrari.
La mostra
presenta questa colta, volitiva, intraprendente signora dell’arte che guida e
condiziona sino all’inizio degli anni Trenta le scelte culturali del regime.
Sarfatti veneziana, ebrea, sostenitrice dell’emancipazione femminile, Sarfatti
s’infatua del “rivoluzionario” Benito Mussolini ancora socialista. <<Ma
poi diventerà per il nascente regime fascista la promotrice di una nuova
visione della cultura, che per lei è espressione politica, ma mai subalterna al
pensiero politico>>, spiega Danka Giacon, che con Anna Maria Montaldo
cura la rassegna di Milano, allestita da Mario Bellini.
Sarfatti “lancia” nel
1922 il movimento artistico Novecento, incarnato
inizialmente dal Gruppo dei sette (Bucci,
Funi, Dudreville, Malerba, Oppi, Marussig, Sironi), proponendo un modello di
ritorno all’ordine che guarda alla grande tradizione, da Giotto al Rinascimento. Sarfatti lo definisce con il perfetto
ossimoro di “moderna classicità” per una rigenerazione dell’arte italiana. Ecco
ad esempio Ubaldo Oppi con Nudo alla
finestra del 1926, dallo schema compositivo di impronta quattrocentesca,
come “pierfrancescana” è Hena Rigotti di
Felice Casorati, dal realismo asciutto e metafisico, o Rosa Rodrigo (La bella), dagli accenti sofisticati ancora déco di
Anselmo Bucci, fino alle severe architetture dei Paesaggi urbani di Mario Sironi, in una ritrovata capacità di
dipingere forme compiute dopo le scomposizioni delle avanguardie.
La rassegna
del Mart mette in luce il marchio di qualità impresso da Sarfatti nella
promozione dell’arte italiana all’estero attraverso mostre e conferenze
realizzate in tutto il mondo, dalle prime a Parigi nel 1926 a Helsinki, alle
ultime a Praga nel 1932.
Incentrata
sulla Milano degli anni Dieci e Venti, la rassegna al museo milanese del
Novecento è dedicata alla politica cultural-giornalistica di Sarfatti e alla
sua attività di promotrice di grandi mostre come quelle del 1926 e del 1929
alla Permanente, con artisti come Borra, Bucci, De Chirico, Dudreville, Funi,
Malerba, Sironi e Wildt, spiriti eterogenei, ma legati dal carisma di Sarfatti.
Non più svalutato come arte di regime, oggi il movimento di Novecento mostra
collegamenti e affinità con quel rappel à
l’ordre che percorse tutta l’Europa, da Picasso a Matisse, dalla Nuova
oggettività tedesca a Carrà, per riscoprire la tradizione come aspetto
essenziale della modernità.
Maria Paola
Forlani