La nuova, grande mostra di Padova, Dai romantici a
Segantini. Storie di lune e poi di sguardi e montagne. Capolavori della Fondazione Oskar Reinhart (Centro San Gaetano, aperta fino al 5 giugno 2022, promossa dal Comune di Padova e da Linea d'ombra) è il primo capitolo di un nuovo, ampio progetto espositivo, concepito da Marco Goldin con il titolo complessivo di "Geografie dell'Europa. La trama della pittura tra Ottocento e Novecento". Una sequenza di grandi esposizioni che darà vita a un vasto scenario sulla situazione della pittura in Europa lungo tutto il corso del XIX e parte del XX secolo, secondo una divisione nazionale o in aree contigue.
Le sezioni della mostra
1. di Acque, Prati e Montagne
Il paesaggio in Svizzera da Wolf a Colame tra Settecento e Ottocento
La prima sezione della mostra ripercorre la storia della pittura di paesaggio in Svizzera dall'ultimo quarto del Settecento, con l'opera nuovissima di Caspar Wolf dedicata alla montagna, fino agli anni sessanta dell'Ottocento. Un lungo percorso che segnala anche i due ambiti linguistici della Confederazione elvetica nei quali si sviluppa la nuova descrizione della natura rispetto alle regole del classicismo. La parte francese legata principalmente all'esempio di Corot, come in Alexandre Calame e Barthélemy Menn e quella tedesca legata all'esempio di Courbet, come in Robert Zund, Rudolf Koller e Frank Buchser.
E' evidente come agisca profondamente, nei quadri di Wolf, l'idea di Sublime che da metà del Settecento si manifestò negli studi di filosofia e di estetica da Kant a Schiller. E' seguendo questi concetti che egli dipinge le sue montagne e soprattutto i ghiacciai, spingendosi in zone fino a quel momento non percorse. La sua pittura è in effetti anche testimonianza. Questo accade nei quadri con il ghiacciaio di Grindelwald.
Con il giungere dell'Ottocento le cose cambiano e la pittura svizzera guarda ripetutamente alla Francia. Calame e soprattutto Menn vivono entro uno spirito che fa loro ammirare le luci di Cotot, ma nel primo sono ancora molti i riferimenti al Sublime romantico. L'idea della realtà ha poi in Courbet il suo riferimento irrinunciabile, come dicono i quadri in questa sezione dei pittori invece di lingua tedesca, da Zund a Koller a Buchser. Essi ci mostrano, al pari di quanto accadeva in Francia, anche l'altro lato della pittura di metà Ottocento, meno legato al "paesaggio intimo" e invece attento alla trascrizione fiduciosa del vedere nelle sue strutture, comunque sempre fatte di luce nuova.
2. Il LUME della Luna e Altre storie
L'età romantica in Germania attorno a Friedrich
La seconda sezione della mostra è il trionfo della pittura romantica in Germania, da Runge a Dahl, ma specialmente grazie all'eccezionale esposizione di cinque dipinti di Caspar David Fiedrich. Egli, in modo poetico e toccante, coniuga l'osservazione talvolta microscopica con la vasta contemplazione, trascorrendo quindi dall'elemento soltanto legato al vedere fisico a quello psicologico,
Ha scritto: "Il compito dell'artista non consiste nella fedele rappresentazione del cielo, dell'acqua, delle rocce e degli alberi; la sua anima e la sua sensibilità devono al contrario rispecchiarsi nella natura, Riconoscere, penetrare, accogliere e riprodurre lo spirito della natura con tutto il cuore e con tutta l'anima è il compito di un'opera d'arte". Quindi, con un linguaggio di precisa aderenza alla realtà, tendere alle ragioni, dello spirito. Tanto le figure che ci volgono la schiera e guardano il paesaggio fanno acquisire allo spazio una identità sacra. In questo senso Friedrich ha dipinto quadri nei quali si attua una fusione piena tra figure, su un limite che si fa presto limite E' la forza misteriosa e segreta che palpita nel capolavoro Le bianche scogliere di Rugen. Ma poi sono i quadri amatissimi, con la luna al suo sorgere, prima bassa e poi alta nel cielo, quella luna inviolata dentro il groviglio e la matassa delle nuvole. Ci sono alcune belle frasi che sono state trovate e dedicate all'amore di Friedrich per la luna: "Fin dalla sua infanzia la luna esercitava una strana attrazione su di lui. Ed egli ne aveva coscienza. Diceva che, se gli uomini dopo la loro morte venivano trasportati in un altro mondo, lui lo sarebbe stato sulla luna. Era per lui l'emanazione dell'anima del mondo, il ponte luminoso tra qui e l'universo".
3. L'Italia, La Mitologia e il Viaggio
Bocklin, Pan e l'amore per il Bel Paese
La terza sezione della mostra ha al centro l'opera di un pittore, Arnold Bocklin, molto particolare sulla scena europea della seconda metà del XIX secolo. Campione di un simbolismo piuttosto eccentrico, l'artista di Basilea, sulla scia delle teorie di Burckhardt e soprattutto Nietzsche, che proprio
nell' università di quella città insegnarono, ebbe negli ideali e nelle raffigurazioni del mondo classico il suo punto di supremo interesse. Mondo che poi, in perfetta sintonia con il suo tempo, viveva di un'adesione alla psicologia che gli fece evocare il mondo dell' interiorità, pur attraverso figure come quelle dei centauri, delle ninfe, dei satiri e molte altre ancora.
I quadri dipinti da Bocklin, nel primo periodo romano (1850-1857) risentono di uno sguardo profondo sulla natura. Lui assieme a Feuerbach e Von Marées, era uno dei cosiddetti Deutschromer, piccolo gruppo di tedeschi operanti a Roma.
Le caratteristiche animalesche e dionisiache esplorate da Bocklin, lo portano alla rappresentazione della scena cardine del periodo, quella di Pan nel canneto. Tratta dalle Metamorfosi di Ovidio la storia riesce a tenere insieme tanto l'elemento dionisiaco quanto quello apollineo. La rinuncia al desiderio sensuale per l'assenza della ninfa si volge in malinconia espressa da una musica elegiaca.
Elemento musicale che torna nel sensibilissimo dipinto Bambini che intagliano zufoli, a simboleggiare l'origine della musica, che nasce direttamente nella natura. Molti dei quadri di Bocklin sono realizzati in più versioni ed è questo il caso anche di Tritone e Neraide. Assieme a Pan e al suo seguito, l'altro grande tema preferito dal pittore per quanta riguarda la mitologia erano le creature del mare. Il mare principio maschile, è personificato da Tritone, mentre la terra principio femminile, dalla nereide.
4. Lo Sguardo e il Mistero del silenzio
Ritratti e realtà in Svizzera da Anker a Hodler
La quarta sezione della mostra include, nell'ambito del ritratto e della figura, con prove fortemente legate alla realtà, i due pittori più popolari in Svizzera nel secondo Ottocento, Albert Anker e Ferdinand Hodler. Quest'ultimo anche straordinario pittore di paesaggi, sia nel corso del XIX secolo sia, ancor di più, nei primi due decenni del successivo, come si vedrà nella sezione conclusiva.
Anker ha dipinto moltissime scene di vita quotidiana, diventate occasioni per un diario sentimentale che con frequenza si volge al racconto della vita dei bambini come nel meraviglioso ritratto della figlia Louise, a Parigi nel 1874, o in L'asilo, uno dei suoi quadri di maggior successo con gruppi di figure. Assieme alle tante immagini dei vecchi lungo le strade o nelle locande, del soldato che torna dalla guerra, dei funerali e dei matrimoni, del mondo della scuola e dell'intimità domestica, egli compone un vero e proprio poema che evoca il senso dell'identità nazionale. I ritratti e le figure di Ferdinand Hodler, dipinti negli stessi anni di quelli di Anker, hanno da un lato un'ascendenza francese che origina da Courbet, ma anche l'amore verso il naturalismo acuminato di Holbein. Il soggiorno a Parigi, tra il 1877 e il 1878, aveva intanto messo Hodler in contatto con un ambiente ricco di suggestioni straordinarie e gli aveva fatto visitare i grandi musei. La convalescente raggiunge certamente un punto avanzato, tra i rapporti tonali di Degas e l'annuncio delle inquietudine munchiane. Lo stesso spirito ormai più moderno che emerge nel ritratto di Louise-Delphine Duchosal figlia del poeta simbolista, in cui Holler apre all'individuazione della complessità psicologica esplorata proprio dei simboli.
5. Il Racconto della vita
Dal realismo all'impressionismo tra Austria e Germania
La quinta sezione della mostra indugia specialmente sulla situazione del realismo in Germania nella seconda metà dell'Ottocento, fino alle prove di alcuni pittori, da Lieberman a Slevogt a Corinth, nell'ambito impressionista Tutto questo preceduto da un pittore austriaco molto interessante Fernand Georg Waldmuller, il quale assai precocemente offre della natura una visione fresca e libera per il suo tempo, pregna di luci che amava cogliere soprattutto nelle ore del mezzogiorno.
La pittura di metà Ottocento in Germania è introdotta da una delle figure più ammirate in quella nazione nell'intero secolo, Adolph Menzel, colui che Degas considerava, di certo con il gusto dell'iperbole, "il più grande maestro vivente". Monzel ha incarnato da un lato il pittore storico per eccellenza, il favorito della Corte essendo stato anche insignito da un titolo nobiliare, ma dall'altro, soprattutto con i quadri a cavallo della metà del secolo, ha saputo dare prove di straordinaria sensibilità di luci e atmosfera.
In Germania è la figura di Courbet ad avere influenzato in modo assoluto la generazione di pittori nati tra la fine degli anni quaranta e i primissimi anni cinquanta, raccolti attorno a Wilhelm Leibl in una cerchia a Monaco di Baviera. La forza di verità della pittura del maestro di Ornans diede a tutti loro la certezza di poter finalmente abbandonare gli insegnamenti delle accademie che tendevano sempre al classicismo e alla idealizzazione delle figure e del paesaggio. La mostra di arte internazionale al Glaspalast di Monaco, nel 1869, con i quadri di Courbet che vi furono esposti, ma anche ritratti eseguiti da Manet, aprirono gli occhi a pittori come Leibi, Thoma, Von Uhde e Trubner, preseti in questa sezione.
6. La Valle incantata
Tra occhi, villaggi e montagne nella Svizzera che cambia colore da Segantini a Giacometti
La sesta sezione della mostra mette in scena il paesaggio, nella pittura svizzera tra Otto e Novecento, verso la descrizione di un colore che cambia e si fa modernissimo, tanto da appaiarsi alle migliori situazioni europee. E' questo il caso soprattutto di Giovanni Segantini e Ferdinand Hodler, esponenti, seppure in maniera diversa della grande famiglia del simbolismo internazionale. Ma a esiti di indubbia modernità, tra Van Gogh e Gauguin, giungono anche C
uno Amiet e Giovanni Giacometti, praticamente coetanei essendo nati entrambi nel marzo 1868. Essi sono parte fondamentale della poesia in immagini della montagna svizzera, avendo come spazio dell'anima i luoghi attorno al passo di Maloja.
Vi sfugge soltanto Hodler, quasi sempre centrato sull'Oberland bernese. Il quadro si Segantini è stato dipinto negli anni trascorsi a Savognino, in val Sursette nei Grigioni prima del trasferimento a Maloja. Vi presiede un senso di sospensione cosmica, di calma, di beatitudine quotidiana e di spazialità quasi immisurabile, tanto da confinare con l'eterno. E' evidente come la tecnica divisionista non suggerisca soltanto la chiarità e perfino la trasparenza dell'aria, ma esprima anche la visione panteistica che fa diventare la natura non soltanto la cosa osservata ma anche visione interiore.
L'altra vasta tela compresa in questa sezione, e con cui si chiude la mostra, Sguardo sull'infinito, ci porta a Fernand Hodler. Ci porta a uno dei suoi temi più famosi, nel parallelismo dei corpi, realizzato in più di una versione.
Un'idea complessa che sembra quasi sintetizzare, al pari delle tante montagne da lui dipinte in quegli anni finali. il guardare alla conclusione della vita come a una sfuggente realtà presa ormai dall'infinito.
M.P.F
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