La mostra Francis Bacon.
Man and beast, curata dallo scrittore Michael Peppiatt, amico del pittore, è la prima a mettere a fuoco uno dei temi cruciali nella ricerca dell'artista irlandese, quello della sua ossessiva fascinazione per gli animali, in stretto rapporto con le sue figure umane mai troppo lontane dalle bestie.
Il percorso espositivo si sviluppa attraverso la presentazione di quarantacinque dipinti (tra cui grandi trittici) divisi tematicamente e cronologicamente in otto sezioni, a partire dai più vecchi lavori degli anni Trenta e Quaranta fino all'ultimo del 1991, Study for a bull, mai esposto prima d'ora.
Per Francis Bacon (1909-1992), il fatto che l'essere umano continui a rimanere fondamentale in animale è una verità che caratterizza il fondo stesso della sua figurazione, dai primi terribili esseri metamorfici degli inizi ai corpi deformati dell'ultima fase. Per lui, sotto la struttura della civilizzazione, gli uomini sono come tutti gli altri animali dipendenti dagli istinti primari.
La mostra inizia con immagini di ibride creature surreali ispirate alla mitologiche Furie protagoniste dell'Orestea di Eschilo, metafore degli orrori del nazismo, così come quelle presenti in Fragment of Crucifixion (1950), dove un cane rabbioso e una specie di gufo prendono il posto dell'uomo. Temi analoghi si ritrovano in due grandiosi trittici dipinti negli anni Ottanta: Triptych ispired bay the Oresteia of Tryptich 1944.
Nella seconda sezione c'è un'impressionante serie di "ritratti" con fisionomie stravolte che mettono in questione i confini fra la specie umana e le altre. Sono esposte qui tra le sei Heads presentate nella prima mostra personale dell'artista nel 1949. Queste teste sono ingabbiate in "vetrine" cubiche, delle strutture trasparenti utilizzate in molti altri lavori successivi, come una sorta di dispositivo di congelamento della violenza espressiva dei personaggi.
E' il caso anche dei famosi ritratti del papa Innocenzo X, d'après Velàzquez, di cui si possono vedere qui due versioni.
Nella sezione seguente sono esposti dei quadri di animali
nelle savane, che nascono dall'esperienza dei due viaggi in Sud Africa nel 1950, e dall'utilizzo di immagini di libri fotografici sulla fauna selvatica. Ma la fonte priveleggiata per lo studio del movimento degli animali e dei corpi umani deriva soprattutto dalle straordinarie sequenze cronofotografiche realizzate da Eadweard Muybridge alla fine dell'800. Tra le opere che fanno parte della sezione su questo tema, troviamo per esempio Man and dog, e Two figures del 1953, in cui si vedono due uomini nudi che lottano.
A partire dagli anni Sessanta la rappresentazione delle figure nude maschili e femminili si caratterizza per un crescente distorsione e lacerazione delle forme anatomiche, come per esempio nel Portrait of Henrietta Moraes on a blue couch del 1967 o come in Triptych-Study for human body del 1970.
Una sala è dedicata che Bacon ha fatto del suo amante George Dyer. La relazione appassionata e burascosa inizia nel 1963 e dura quasi dieci anni fino al tragico suicidio di Dyer. Tra i ritratti più sconvolgenti è da citare Potrait of Geoge Dyer crouching del 1966, in cui vediamo il contorto personaggio nudo accucciato in mezzo a uno strano divano a forma di vasca circolare.
Al centro dell'esposizione spiccano per la loro potente e drammatica spettacolarità tre versioni di una scena di corrida, dove nella cruenta lotta tra il toro e il matador l'uomo e la bestia sembrano formare un solo intricato organismo.
M.P.F.
Nessun commento:
Posta un commento