Luci sul ‘900
Il centenario della Galleria d’Arte
Moderna di Palazzo Pitti 1914 – 2014
Mentre Ferrara ha preferito non arricchire le proprie
collezioni museali con opere del’ 900, e disperdere la straordinaria collezione
d’Arte contemporaneae di Casa Cini
A cento anni dalla sua
fondazione la Galleria
d’arte moderna di Palazzo Pitti espone e racconta le sue collezioni del ‘900:
“secolo di fervore innovativo di strappi culturali (e non solo), di tragedie e
di ricostruzioni, un secolo che nelle arti ha indirizzato una contemporaneità
del XXI secolo, profondamente modellata da quelle esperienze ereditate”
(Crisina Acidini).
Per celebrare il centenario
della sua fondazione la Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti ha
voluto dedicare una mostra alle collezioni novecentesche possedute dal museo.
Infatti, nonostante la Galleria d’arte moderna
sia nota soprattutto per essere il museo che vanta la più vasta e importante,
storicamente e qualitativamente, collezione di dipinti macchiaioli al mondo, è
sconosciuta a quasi tutti l’interessante raccolta di opere novecentesche fino
ad oggi relegata nei depositi.
L’esposizione, a cura di
Simonella Condermi e Ettore Spalletti, (Catalogo Sillabe), tende ad attrarre
l’attenzione su questo museo nel museo, fino ad ora sommerso per insufficienza
di spazi espositivi: “Sono come le luci di un faro che (…) si accendono
e spengono sulle collezioni
di questo museo: una sorta di percorso a corrente alterna che consente di poter
far vedere le più significative selezioni di tutto
il patrimonio (…)” (Simonetta
Condemi).
Viene così raccontata
attraverso questa mostra, grazie al suo taglio storicistico, i tempi e i modi
che caratterizzarono le acquisizioni delle opere in Galleria così da
evidenziare, attraverso le scelte operate nel corso dei decenni del secolo
scorso, i fermenti culturali della Firenze di quel tempo. L’evento è più di una
mostra, è la prova per un percorso museale di capolavori per lo più inediti del
secolo scorso, che dovrebbero finalmente trovare, a conclusione dell’esposizione,
una collocazione stabile nelle ultime sale di facciata della Galleria d’arte
moderna di Palazzo Pitti. Come del resto è accaduto per le collezioni
novecentesche del Comune di Firenze che con il nuovo Museo Novecento hanno
trovato recentemente i loro spazi espositivi nel complesso delle Leopoldine.
Fu l’importante Legato al
museo voluto nel 1896 dal critico Diego Martelli, sodale del movimento
macchiaiolo, ad evidenziare la necessità che anche Firenze, come già Roma e
Venezia, vi fosse una Galleria che presentasse al pubblico le proposte
dell’arte moderna. La raccolta di opere di importanti esponenti dell’arte
ottocentesca toscana, soprattutto macchiaiola, doveva quindi trovare degna
collocazione in un percorso che comprendesse anche le novità correnti
contemporanee.
Nel marzo del 1913 nelle
sette sale della Galleria dell’Accademia di Firenze, il Direttore generale del
Ministero, Arduino Colasanti inaugurava una prima modesta sezione degli spazi museali
dedicati all’arte moderna che undici anni dopo, nel giugno 1924, sarebbe
approdata a Palazzo Pitti nell’attuale sede. Le diverse provenienze delle opere
che allora la componevano, consistenti soprattutto nei premi Accademici e nelle
raccolte lorenesi e sabaude, erano già in grado di illustrare criticamente la
lunga e complessa storia verso la fondazione museale; si tratti di fasi
storiche che precedettero e prepararono la successiva stagione culminata con la Convenzione tra Stato
e Comune di Firenze stipulata nel giugno 1914; rimaneva però ancora da individuare
uno spazio espositivo adeguato ad una collezione in continua crescita.
Le donazioni di opere
accolte, oltre agli acquisti allora effettuati finalizzati fin dall’inizio a
comporre il percorso del futuro museo, permettono di comprendere i criteri di scelta
che vennero adottati da quella Commissione, tuttora vigente, che era stata
istituita e giuridicamente prevista dalla Convenzione con l’incarico di
accrescere, secondo precise indicazioni critiche, il patrimonio del museo.
Nella selezione delle opere
esposte sono state scelte quelle dei principali interpreti della cultura
figurativa italiana del ‘900: Felice Casorati,
Felice Carena, Giorgio De Chirico, Filippo De Pisis, Gino Severini, Giuseppe
Capogrossi, Guido Peyron, Ottone Rosai, che si alternano a quelle,
prevalenti per qualità, degli esponenti del gruppo del “Novecento toscano” di Baccio Maria Bacci, Giovanni Colacicchi e
degli altri sodali, vicini al clima della rivista Solaria ed al ritrovo canonico della cultura fiorentina, il
caffè delle “Giubbe Rosse”, che resero la città negli anni venti un fertile
centro di incontro dei migliori artisti ed intellettuali italiani.
In mostra le opere acquisite
alle varie edizioni delle Biennali
veneziane tra il 1925 ed il 1945, alla Quadriennale
Romana del 1935, e quelle, molto più numerose, comprate in sede locale
presso la società di Belle Arti di Firenze, ma soprattutto alle Sindacali
Toscane, dedicate alla cultura figurativa regionale.
Oltre a questi ingressi non
meno rilevanti erano quelli che giungevano grazie ai doni, testimonianza, con
la loro crescente frequenza, di un rapporto sempre più stretto tra la Galleria d’arte moderna e
la città.
Gli anni del dopoguerra
furono caratterizzati da una stasi nell’attività di acquisizione di opere da
parte della collezione del Novecento grazie all’ingresso delle opere premiate
alle varie edizioni del “Premio del
Fiorino”, che lo statuto della stessa manifestazione destinava al museo.
Queste opere, del resto, sono
l’unica testimonianza efficace della cultura figurativa italiana di quegli anni e rappresentano un significativo
incremento di dipinti dovuti alla mano di Felice
Casorati, Filippo De Pisis, Primo Conti, Fausto Pirandello, Vinicio Berti,
Fernando Farulli, Sergio Statizzi, Corrado Cagli.
Il percorso della mostra
termina con la presentazione delle ultime acquisizioni volute dalla Commissione
operate negli ultimi trenta anni della sua attività, dal 1985 ad oggi: tra
queste Confidenze di Armando Spadini,
La Mascherata
di Mario Cavaglieri, già in collezione Longhi, e una bellissima Veduta di Grizzana di Giorgio Moranti,
dedicata all’amico Ragghianti.
Firenze con il nuovo Museo
del ‘900 nel complesso delle Leopoldine e la raccolta di Arte Moderna di Palazzo
Pitti ha compiuto un’operazione di notevole prestigio e di “memoria” per la
città, dando grande attenzione ad un secolo colmo di fervore innovativo e di
ricerca.
Per chi scrive si pone una
riflessione sul territorio estense, patria di Filippo De Pisis e di molti
grandi artisti del novecento e del contemporaneo presenti nelle collezioni
fiorentine.
La città di Ferrara ha
abbandonato, da molto tempo, ogni tipo di attenzione all’arte del ‘900 e alla
crescita delle raccolte museali, resta la memoria, ormai lontana, delle
“Raccolte di opere d’arte” passate al Centro Attività Visive di Palazzo dei
Diamanti e Palazzo Massari (per la Video
Arte ) degli artisti espositori, curate da Franco Farina
(fondatore delle Gallerie civiche di Arte Moderna di Palazzo dei Diamanti) e
della straordinaria collezione di “Arte Contemporanea” di Casa Cini, raccolta
con sapienza da don Franco Patruno con la consulenza di Claudio Spadoni, di Renato
Barilli e dello stesso Franco Farina, ormai, dispersa inesorabilmente.
Maria Paola Forlani
Nessun commento:
Posta un commento