Inverno a Palazzo Fortuny
Henriette Fortuny
Ritratto di una musa
Romaine Brooks
Dipinti, disegni, fotografie
Sarah Moon
Omaggio a Mariano Fortuny
Ida Barbarigo
Erme e Saturni
Quattro straordinarie
personalità femminili. Henriette
Fortuny, Romaine Brooks, Sarah Moon e Ida Barbarigo – con le loro “storie”
singolari ed affascinanti, sono al centro di una importante mostra che la Fondazione Musei
Civici di Venezia propone durante la stagione invernale, fino
al 13 marzo 2016.
Il progetto nasce per rendere
omaggio alla “padrona di Casa” Henriette Fortuny, vera e propria “musa” che, in
un affascinante itinerario, riesce a condurre il visitatore nei magici ambienti
del laboratorio-atelier di Palazzo Pesaro degli Orfei alla
scoperta di esperienze artistiche diverse.
Un intenso “viaggio” che
partendo dalla fine dell’Ottocento, attraversa la Belle Époque e gli anni Venti del secolo scorso, per giungere fino ai giorni nostri,
raccontando la declinazione al femminile della modernità.
La mostra è un omaggio a una
donna che con la sua intelligenza e sensibilità ha saputo affiancare, ispirare
e sostenere uno degli artisti più raffinati del secolo scorso.
Adéle Henriette Nigrin nasce a Fontainbleau nel 1877 e agli inizi del’900, a
Parigi, incontra Mariano Fotuny. Lui
è un artista già noto, impegnato nella sperimentazione di un complesso sistema
d’illuminazione che sin dalle prime applicazioni rivoluzionerà la scenotecnica
teatrale.
Le scarne notizie biografiche
non ci raccontano altro, ma certo è che dal 1902, per ben 47 anni Heriette sarà
al fianco di Fotuny, contribuendo in misura determinante al successo delle sue
straordinarie creazioni tessili.
A lei si deve infatti l’idea
dei Delphos, l’abito in finissima
seta plissetata icona di uno stile mondialmente riconosciuto e simbolo di
un’eleganza senza tempo.
Nella casa laboratorio di Palazzo Pesaro degli Orfei Henriette
affianca il marito nella produzione dei pregiati tessuti stampati e delle
lampade in seta, coordinando le numerose maestranze che con loro collaborarono.
Si fa anche carico dei
delicati rapporti con una committenza sempre più numerosa e internazionale,
lasciando al Maestro la possibilità di dedicarsi interamente agli studi, alle
ricerche, alle sperimentazioni nelle varie discipline artistiche.
Dopo la morte del marito
(1946) e caduta la società Anonima
Fortuny all’amica Elsie
McNeill, Hariette dedica il resto della sua vita a ottemperare alle
disposizioni testamentarie di mariano – donando numerose opere a musei italiani
e spagnoli – e all’inventario dei beni del palazzo che alla sua scomparsa (1965)
affida alla città di Venezia.
La mostra a cura di Daniela
Ferretti e Cristina Da Roit, è il frutto del lavoro di ricerca, riordinamento e
manutenzione effettuato nel corso del 2015 sulle collezioni del museo Fortuny,
mediante il quale è stato possibile selezionare – da un corpus di oltre dodicimila originali tra lastre di vetro alla
gelatina e pellicole in celluloide – duecento fotografie dell’archivio
fotografico Fortuny, che sono state oggetto di un importante intervento
conservativo e archivistico. A questo si è aggiunto il riordinamento e
l’informatizzazione della raccolta delle matrici per la stampa su tessuto.
Romaine Brooks
Dipinti, disegni, fotografie
Con questa mostra, la prima
in assoluto dedicata in Italia all’artista
americana Romaine Brooks (1874-1970), si riscopre quella comunità
trasgressiva, raffinata e cosmopolita che animò - tra Parigi, Capri e Venezia –
i più sofisticati circoli culturali della Belle
Époque. Jean
Cocteau, Paul Morand, Luisa Casati, Ida Rubinstein e Gabriele d’Annunzio sono
alcuni dei personaggi che ebbero il privilegio di essere immortalati
dall’artista famosa per la sua palette dai
toni lunari.
L’esposizione
a cura di Jérome Merceron su
progetto di Daniela Ferretti, nasce dal felice incontro con Lucile Audouy,
appassionata e volitiva collezionista parigina, che ha prestato per la mostra
veneziana un importantissimo nucleo di opere, molte delle quali inedite.
Nata a Roma
nel 1874 da genitori americani e sposata con il pianista
John Ellington
Brooks, Beatrice Romaine Goddard è
stata una delle figure più interessanti della scena artistica degli anni Venti.
Legata
sentimentalmente alla scrittrice Natahalie
Clifford Barney e, contemporaneamente alla danzatrice Ida Rubinstein – sua modella per molti dipinti – l’artista
americana ebbe anche un’intensa relazione con il Vate, che immortalò in due famosi ritratti.
Inizialmente
influenzata dalla pittura di Whistler, trova ben presto la sua inconfondibile
cifra stilistica caratterizzata dall’infinita varietà di grigi e rosa spenti
della sua tavolozza e nella straordinaria capacità di catturare l’anima dei
suoi soggetti.
I disegni
restano però lo specchio più profondo della sua anima tragica e solitaria.
Carichi di
poesia dolente, emozione e mistero, ironia e pessimismo, si fondono nel tratto
severo, scevro di ogni orpello decorativo che quasi incide la carta senza
incertezze o ripensamenti; ci accompagnano con pudore e distacco apparente nei
meandri di un mondo interiore, sempre in bilico tra luce e la tenebra.
Sarah Moon
Omaggio a Mariano Fortuny
Lo stile
personalissimo e visionario di Sarah
Moon (nasce in Francia nel 1941), l’intensità
del suo sguardo e la poesia dei suoi scatti non potevano trovare luogo più
suggestivo ed empatico di Palazzo Fortuny.
Le luci
tenui dell’inverno lagunare che penetrano alle ampie vetrate, le pieghe, le
volute e i giochi di rifrazione creati dai tessuti e dai panneggi degli abiti
ideati da Mariano Fortuny, sono fonte d’ispirazione per questo nuovo progetto
espositivo a cura di Alexandra de Léal e
Adele Re Rebaudengo,
che la
grande fotografa ha costruito nel corso degli anni, durante le frequentazioni
della casa/laboratorio di Palazzo Pesaro degli Orfei.
Le sue
fotografie, realizzate per rendere omaggio a Mariano Fortuny, che accolgono il
visitatore nei luminosi spazi al secondo piano del palazzo, innescano un
percorso della memoria, dove i segni del tempo rendono manifesta l’evanescenza
della bellezza e la permanente condizione d’incertezza su cui riposa l’umana
esistenza.
Le stampe a
getto d’inchiostro ai Sali d’argento raccontano frammenti di una storia
interiore che prende corpo nelle ombre create dal movimento delle stoffe, che
richiamano la morbidezza dei plissè del Delphos,
l’abito-icona della produzione di Fotuny e nelle linee – sfocate del
ricordo – delle architetture del palazzo.
L’artista
francese, tra le maggiori fotografe di moda contemporanea, prima donna nel 1972 a scattare le foto per
il Calendario Pirelli, da molti anni ha ampliato gli orizzonti del suo sguardo
soffermandosi in particolare su tre temi:
l’evanescenza
della bellezza, l’incerto e lo scorrere del tempo.
Il suo
percorso si è declinato anche attraverso video ed è stata oggetto di numerosi
riconoscimenti, come il Gran Prix National de la Photographie nel 1995 e il
Prix Nadar nel 2008.
Ida Barbarigo
Erme e Saturni
Discendente
di un’illustre famiglia di artisti, presenti a Venezia da più di tre secoli, Ida Barbarigo espone a Palazzo Fortuny,
a cura di Daniela Ferretti,
una
selezione accurata di opere appartenenti a due serie realizzate nell’arco di
due decenni, tra il 1980 e la fine degli anni Novanta.
Le Erme e i Saturni sono gli enigmatici
testimoni di un complesso percorso compiuto dall’artista attraverso la pittura.
La tela, i
colori, gli acidi, i pennelli, i punteruoli sono semplici strumenti attraverso
i quali la visione prende corpo, svelandosi nella concretezza dell’opera
Seducente
ed enigmatica, Ida ama raccontare con semplicità il suo costante e appassionato
impegno nell’ambito della pittura.
Nata a
Venezia nel 1920 – sua madre Livia
Tivoli, era pittrice e poetessa, suo padre il pittore, Guido Cadorin – Ida continua la tradizione umanistica di una
famiglia in cui per secoli si sono alternati scultori, architetti, pittori,
studiosi e letterati.
Nel 1949
sposa Zoran Music con il quale
condividerà la grande passione per l’arte.
Vive e
lavora a Venezia.
Maria Paola Forlani