Arte Fiera
Dal 29 gennaio al 1 febbraio
prossimi il padiglione fieristico di Bologna ospita un’edizione speciale di
Arte Fiera per festeggiare i 40 anni di attività della grande fiera dell’arte
moderna e contemporanea bolognese. Curata da Giorgio Verzotti e Claudio
Spadoni, che da quattro anni sono guida della manifestazione. L’evento propone
sia uno sguardo retrospettivo che prende le mosse da Giorgio Morandi, sia uno
sguardo in avanti che vorrebbe indicare quali nuovi talenti animeranno i
prossimi quarant’anni.
La parte storica nasce con
l’aiuto di documenti d’archivio, ma anche delle gallerie che hanno contribuito
ad animare la manifestazione e che, anzi, ne sono il vero motore. La parte
rivolta agli emergenti è stata creata con la consulenza di un comitato
scientifico di curatori e direttori di museo – Andrea Bellini,
Francesco Bonanni, Laura Carlini Fanfogna, Giacinto Di Pietrantonio, Hou
Hanrou, Luca lo Pinto, Alberto Savadori – che ha selezionato le proposte delle
gallerie.
Ecco dunque tutti gli attori
di scena: la committenza fatta da gallerie che dipendono da alcuni
collezionisti opinion maker, e che ne influenzano altri; l’istituzione museale;
la figura del curatore indipendente o anche legato a un museo, che, nata negli
anni Cinquanta, è arrivata negli ultimi decenni a un ruolo centrale; dietro a
questi ultimi intravediamo le riviste specializzate e in generale gli organi di
informazione, che svolgono il doppio ruolo di formare molti tra galleristi,
collezionisti e curatori. Attraverso la danza che si crea tra questi
coprotagonisti, la cronaca diventa storia e la storia si materializza in collezioni
private, raccolte museali, libri che diventano punto di riferimento.
Sbaglierebbe di grosso chi
pensasse, che una volta cristallizzato il giudizio su un certo artista esso sia
destinato a permanere stabile nel tempo. Anni fa, prima della crisi, le case
editrici straniere proponevano ogni anno centinaia di emergenti su cui puntare
– paradigmatica la serie dei volumi Cream,
Frech Cream, Creamer eccetera di Phaidon. Dei mille nomi proposti ne sono
rimasti forse venti, e questo rientra nella logica di un mercato, delle idee
così come delle opere, che si è fatto meno spasmodico benché non soffra più di
tanto: in questo l’allontanarsi progressivo delle classi sociali aiuta, perché
i ricchi sono sempre più ricchi e, seppure con prudenza, continuano a
rivolgersi all’arte come bene di rifugio. Ma se la rapida obsolescenza degli
esordienti è cosa nota e comprensibile nonché condivisibile – non nasce un
genio al minuto – meno chiaro è il mecenatismo delle rivalutazioni dei nomi
storici. Un artista può rimanere per decenni dentro al cassetto del <<ti
ricordi?>> per poi venire ripresentato come una pietra miliare.
Da alcuni anni, per esempio,
si è ritornati a dare un’importanza crescente ad artisti a Milano nei primi
anni Sessanta, come Gianni
Colombo , celebrato da ormai da mostre internazionali, o Paolo
Scheggi, del quale è in corso una furibonda rivalutazione. Sono due artisti
scomparsi che in vita ebbero fortune alterne e per anni, anche dopo la morte,
sono rimasti in sala d’attesa. Che cosa ne ha resuscitato le fortune? Non si
può dimenticare che queste e altre glorie seguono la celebrazione di Piero
Manzoni, Lucio Fontana ,
Enrico Castellani, cioè dei loro compagni di strada più noti, da parte di
gallerie potenti come Gagosian o di colossi culturali privati come la Fondazione Prada.
I motivi per cui si rispolvera un artista sono in parte
pratici: la sua di opere sta bene al mercato col tempo una più gallerie hanno
deciso di rimetterlo in pista; complice
necessaria, un’operazione di catalogazione sapiente che, nel frattempo, ha
messo ordine tra le opere; solo così i potenziali compratori acquisiscono
fiducia.
I cataloghi generali sono
armi pungenti, necessarie per essere sicuri che dietro a quell’autore c’è
qualcuno che se ne cura, una famiglia attenta, una fondazione, studiosi con
piglio filologico. E qui arriviamo al nodo mercato-cultura, quello che rende
interessante la cavalcata proposta a Bologna dal MamBo e
dalla Galleria
Nazionale mostrando le interrelazioni tra storia degli
artisti, storia delle gallerie e storia di ArteFiera: solo quando un artista
del passato porta con sé delle garanzie mercantili arrivano a occuparsene i
curatori, spesso coadiuvati da collezionisti e galleristi nell’organizzarne le
mostre e, se necessario, riprodurne le opere perché vengano esposte o
comperarle per inserirle finalmente in collezioni museali.
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