Tina Modotti. La Nuova Rosa.
Arte, storia e Nuova Umanità
Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no non dormi:
forse il tuo cuore sente crescere la rosa
di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa.
Riposa dolcemente, sorella.
Così inizia la poesia scritta
da Pablo Neruda e incisa sulla sua tomba, la tomba di
Tina
Modotti, fotografa, attrice, passionaria politica, morta nella notte fra il
5 e il 6 gennaio del 1942 per infarto a Città del Messico. Si chiuse in
solitudine, in un taxi rientrando da una cena da amici, la vita di una grande
artista d’avanguardia, di una donna coraggiosamente anticipatrice di una
visione internazionale di azione culturale e politica, la cui vita fu impegno
al servizio di ideali di libertà e equità sociale, in un contesto storico di
grandi movimenti politici e nazionali della prima parte del Novecento in Europa
e oltre oceano.
Assunta Adelaide Luigina
Modotti fu emigrante in fuga dalla povertà del Friuli del primo Novecento,
prima in Austria e poi in America; nel 1913 infatti giunse a San Framcisco.
Intelligente, vorace autodidatta, dotata di un talento naturale per il
palcoscenico recitò in teatro e partecipò con ruoli da protagonista in film a
Hollyvood, frequentando circoli di intellettuali internazionali. Determinante
fu l’incontro con il fotografo Edward Weston con il quale nel 1923 si trasferì
in Messico; fu l’inizio di una crescita professionale e personale che la
trasformò da modella in artista autonoma dal maestro.
Iscritta al partito comunista
messicano, le sue fotografie furono esposte in importanti mostre e pubblicate
da riviste internazionali. Sospettata dell’omicidio del suo compagno il
giornalista Julio Antonio Mella, ucciso mentre le camminava accanto dai sicari
del dittatore cubano Machado, nel 1930 fu espulsa dal Messico.
La prima parte della sua vita
fu dedicata alla fotografia “ Mi
considero una fotografa, niente di più, cerco di produrre non arte ma
fotografie oneste, senza trucco né manipolazioni, mentre la maggioranza dei
fotografi cerca ancora “effetti artistici” o l’imitazione di altri mezzi di
espressione e ne risulta un prodotto ibrido che non riesce a dare all’opera
prodotta il carattere più importante che dovrebbe avere la qualità
fotografica”.
Dal 1930 e per i 10 anni
successivi si dedicò all’attività sociale e politica in Europa.
Ricercata in Italia perché
antifascista, viaggiò fra Messico, Parigi, Berlino lavorando per l’ufficio
europeo di Soccorso rosso, partecipando alla guerra di Spagna, legata nella
vita e nella lotta a Vittorio Vidali (Muggia 1900 – Trieste 1983) antifascista,
comandante Carlos nelle brigate internazionali nella Guerra civile in Spagna,
conosciuto in Messico anni prima.
Il comune di Udine, dove
nacque nel 1896 e il Comitato Tina Modotti, le hanno dedicato una grande mostra
dal titolo “Tina Modotti: la nuova rosa. Arte ,
storia e nuova umanità”, allestita a Casa Cavazzini fino al 28 febbraio
2016. Un percorso multimediale chiaro e coinvolgente, di filmati, immagini e
documenti che presenta la più vasta raccolta delle sue fotografie tratte dai
negativi originali e le più recenti acquisizioni inedite riferibili alla storia
familiare, all’attività fotografica e all’impegno politico.
Un’esposizione viva che ne
rimanda la passione di donna anticipatrice di una visione del mondo senza
confini, dipana il racconto di una vita sicuramente straordinaria:
fu amica di Pablo Neruda,
Diego Rivera e Frida Kahlo, John Dos Pasos e Vladimir Maiakovskij.
La sua figura riscoperta
negli ultimi 40 anni dallo storico Riccardo Toffioletti, fu spesso mistificata
per farne un personaggio misterioso, una sorta di Mata Hari,
senza tenere nel giusto conto
umano il suo vissuto segnato da impegno coerente, da molti lutti e perdite di
affetti, ma anche da incontri straordinari. Cittadina del mondo fu fedele agli
ideali di libertà e pari dignità per tutti, seppe raccontare senza
mistificazione la vita di gente dimenticate, la lotta contro tirannie e
ingiustizie.
Nelle diverse sezioni sono
esposte con organicità e ricchezza tematica sue fotografie, molte delle quali
inedite in Europa, scatti che la ritraggono firmati da Edward Weston, suo primo
maestro, ma anche la sua storia familiare, attraverso testimonianza e documenti
che riguardano i suoi genitori e fratelli, così come il suo percorso
professionale, testimoniato da articoli e copertine di riviste e giornali con i
quali collaborò in Europa e non solo.
Nel centralissimo palazzo nel cuore di
Udine, la mostra ripropone la vivacità di questa donna minuta, bella e capace
di grandi azioni,, mai vinta, che lottò fino alla fine avendo il mondo quale
ambito d’azione del suo impegno. Sono esposti per la prima volta i materiali
documentari e fotografici dal lascito della sorella Jolanda Modotti, riferiti
alla sua prima giovinezza a Udine, negli Stati Uniti e nel Messico degli anni’20,
oltre a carteggi tra Jolanda, Vittorio Vidali e Silvia Thompson.
Inedita e
anche la documentazione fotografica sulle Scuole Libere di agricoltura di cui
l’Istituto National de Antropologia e Historia di Città del Messico
recentemente donata da Savitri Sawhneey, figlia dell’esule indiano Pandurang
Khankhoje. Il fondo si compone di 18 fotografie, scattate da Tina Modotti e
fino ad oggi sconosciute.
Maria Paola Forlani
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