Il Teatro Povero di Monticchiello
compie 50 anni
Autodramma 2016
Notte di Attesa
Il Teatro Povero di Monticchiello è fra le
più longeve esperienze di teatro di ricerca italiane e non ultimo per la
“comunità” varia e affezionata di pubblico, amici, studiosi di teatro,
antropologia, sociologia che ogni anno torna a partecipare a questo rito
vitale, poetico e di ispirazione. Semplice e strabiliante è quello che accade
dal 1967, in questo borgo medioevale della Val d’Orcia (Patrimonio UNESCO): un
intero paese affronta la vita con il Teatro. Ogni estate va in scena uno
spettacolo che è ideato e realizzato dai suoi abitanti, che, riflettendo su
loro stessi, diventano specchio di quanto accade a tutti. Il momento
dell’incontro col pubblico è il tentativo di creare un senso condiviso delle
trasformazioni in corso, delle nuove sfide riavvolgendo ogni volta quel filo
rosso che riporta alle origini culturali, sociali e umane di quest’esperienza.
Tutto iniziò “dal basso”, in un piccolo centro senza un teatro e accadde mentre
nel resto del mondo fervevano esperienze teatrali che dell’abbattimento del
confine tra palcoscenico e vita avevano fatto il centro dell’indagine.
Come diceva
Franco Patruno al convegno di Monticchiello su il “Teatro delle radici” del
1992
“…abitare
una forma a cui inizialmente qualcuno ha dato un modello, e poi crescere
insieme e andare, come dice Pareyson, verso la possibile riuscita, è una crescita
personale e comunitaria. E quando parlo di crescita estetica, intendo proprio
dire vivere una forma; in questo caso vivere e abitare una forma teatrale…
Il contenuto
non è l’argomento storico […], ma è l’idea che via via si
formalizza sino al momento dell’epifania, della messa in scena. E il contenuto
diventa “forma” nella quale voi abitate, diventa necessariamente un autodramma,
in cui voi esprimete voi stessi e la vostra visione del mondo”.
Il titolo di
quest’anno racconta di una denuncia mai abbandonata, delle crescenti difficoltà
per la sopravvivenza laddove il costante riferimento ai “numeri” ha segnato e
segna un crescente abbandono del valore “umano” di chi vive realtà considerate
insignificanti. Il filo conduttore dello spettacolo numero 50 si snoda e si
sviluppa intorno al tema di un “assedio”.
Una notte di
assedio, circondati di mura pericolanti e instabili, minacciati da oscuri
crolli. Una notte insonne, di trepidazione, passata a confrontarsi sul da farsi
e provando a rimanere saldi nei pensieri. Ma inevitabilmente aggrediti dal
timore, dal bisogno di capire quel che davvero accade fuori e cosa è accaduto
un tempo, prima che si arrivasse a questo punto. Una veglia inquieta, la “notte
di attesa” del Teatro Povero, a cinquant’anni del primo spettacolo portato in
piazza. Il nemico è dentro o è solo un pretesto per resistere, per darsi uno scopo
e un progetto, un motivo per stare insieme? E la paura di disperdersi non
nasconde forse anche il desiderio di partire, di vivere e reinventarsi, di
incontrare l’altro e l’altrove, la possibilità? E se mai fosse: cosa sarà
indispensabile portarsi dietro? A cosa non si vuol rinunciare? Forse solo a
quell’antica capacità di sentire la sofferenza, fosse anche muta.
“Assedio”
inteso solo apparentemente come assedio tradizionale, con un esercito fuori
dalle mura e un popolo dentro le mura poiché il riferimento è alla complicata
situazione che stiamo vivendo, all’impossibilità di vedere con chiarezza quello
che accade fuori, a valutare gli accadimenti con lucidità.
Si può anche
ritenere, poi, che non ci sia un nemico e quindi nessun assedio e allora la
percezione di un pericolo imminente trasforma la narrazione in visione dove la
paura diventa l’unica entità da combattere. Per scoprire che ieri come oggi
l’unica vera forza è trovare il modo di unirsi, raccogliersi, scontrarsi magari
ma uscendo dalla solitudine, col teatro, ad esempio.
Le belle
scenografie di Andrea Cresti, con le mura merlate, dalle cui finestrelle
spuntano, in un dialogico gioco delle parti, gli attori assediati da “un dramma
esistenziale” di ribellione concitata, come in un ‘fabulistico quadro di
Gentilini”.
Ad un certo
punto dalla platea entra in scena una donna e dice la ballata dell’assedio.
Avete guardato davanti a voi senza
paraocchi
e
vi siete accorti
quanto sia affascinante
il mondo globalizzato
e il vostro piccolo mondo.
Ricco di stimoli e d’incontri
imprevisti
Gioiosi come un grande arcobaleno
Di vividi colori
Avete guardato davanti a voi, a
lungo,
quando si è diradata la nebbia;
avete guardato senza paraocchi e
senza pregiudizi
e
avete visto un mondo affascinante
per la bellezza delicata e aggressiva
della natura
e avete detto grazie alla vostra
piccola vita.
Ma poi
Guardando e riguardando
Vi siete accorti che l’ingordigia
spregiudicata,
l’invidia, l’ipocrisia,
l’indifferenza che offende
e molto altro ancora
sono capaci di spengere i colori
ed immergere il mondo in una notte d’inchiostro
come fosse un assedio senza scampo.
E allora non resta che ascoltare.
Ma la
‘catarsi’ di questo autodramma appare nella terza scena.
Le mura
cadono e così, anche, i merli, si sente il suono di un concerto di ottoni
fortemente dissonante, la luce si fa surreale e una voce chiama i comandanti di
un esercito immaginario e i comandanti sopraggiungono vestiti di tutto punto,
con abiti sontuosi e fantastici. E sono tutti vecchi, molto vecchi e malmessi.
Sono gli
attori che hanno costruito la storia del teatro in quella piazza nei cinquant’anni di autodrammi
trascorsi ed ora come icone riappaiono, per ravvivare la coralità della
comunità ‘in attesa’, e dare forma al
dramma con la “bellezza” .
Concludeva
Franco Patruno nel suo intervento al convegno ‘Il Teatro delle Radici’ “…la
crescita di una comunità, il vivere un’esperienza estetica è un fatto
pedagogicamente ed artisticamente fondamentale.”
Notte di Attesa, autodramma numero 50 ha aperto una finestra sull’universo umano:
uno sguardo in più, fra tanti possibili, sulla sua ricchezza e complessità,
sulla profondità del suo vissuto interiore e sulla difficile declinazione di
quei legami che traducono l’amore nelle sue forme più varie.
Maria Paola
Forlani
Teatro
Povero di Monticchiello (Pienza-Siena)
Piazza della
Commenda
Autodramma
2016
NOTTE DI
ATTESA
Fino al 14
agosto, ore 21,15
(escluso 1
agosto)
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