Uccidiamo
Il Chiaro di Luna 1997/2015
Danze, Voci, suoni del Futurismo
italiano
Civica Scuola di Teatro
Paolo Grassi
Anche se non
mancano numerosi manifesti che presentano e spiegano il teatro futurista e le
sue rappresentazioni, Marinetti ne aveva già anticipato i temi nel 1905,
mettendo in scena Le Roi Bombance, tragedia
satirica di carattere epico – allegorico nella quale venivano poste in
discussione tutte le certezze del passato mentre con
Pouée Eletriques, rappresentata nel 1909, l’autore
sperimentava il genere del dramma borghese inserendovi il tema del “doppio” (i
due robot infatti sono gli alter-ego dei protagonisti).
La scrittura
antinaturalista di questi due drammi e la forza immaginativa dell’autore
annunciavano le soluzioni formaliste sperimentate dal futurismo a teatro.
L’inizio
della vera e propria attività teatrale futurista si ha nel 1910, con la prima
delle tumultuose “serate futuriste” che si svolge a Trieste il 2 gennaio.
Questi meeting/performances consistono principalmente nell’unione di arte,
propaganda e provocazione: la recita di poesie, le esibizioni musicali, la
presentazione di quadri e la lettura di manifesti si intrecciano alle reazioni
violente del pubblico, istigato e invitato alla partecipazione attiva dagli
stessi artisti futuristi tramite provocazioni.
Con il
Manifesto del Teatro di Varietà, Marinetti individua la necessità di inventare
nuovi elementi di stupore e di modernità. Il Varietà, avvalendosi di
simultaneità, rapidità e destrezza, appare all’autore come il regno naturale
del futurista.
Se nel primo
futurismo l’attività spettacolare appare all’insegna della frantumazione e
dell’irraggiamento, a partire dal Manifesto Il teatro futurista sintetico del
1915 si pongono i fondamenti di un nuovo genere teatrale: la sintesi
drammatica, attuata tramite la stesura di composizioni drammatiche brevissime
in grado di <<stringere a pochi minuti, in poche parole e in pochi gesti
innumerevoli situazioni, sensibilità, idee e simboli>> (citazione da “Il
Teatro futurista sintetico”).
Lo splendido
spettacolo di danza presentato il 13
dicembre 2016 al Teatro Comunale Claudio Abbado di Ferrara Uccidiamo il chiaro di luna di Silvana Barbarini ha promosso uno
degli eventi più originali della stagione.
Questo
recupero dello spettacolo futurista decollarono alla scuola Paolo Grassi, nel
1997, allora solo atelier e oggi Corso di Teatrodanza. Silvana Barbarini era
stata allieva di Giannina Censi unica danzatrice futurista, scoperta da Filippo
Tommaso Marinetti, quando, appena sedicenne, danzava i versi del poeta comasco
Escodamè e del “parolibero” Gioia e nel 1931 la Sinfonia aerea del compositore Pick Mangiagalli. In lei – ex
ballerina sulle punte, stanca dell’accademia – Marinetti intravvide subito
l’ideale corpo della sua Danza
dell’aviatrice e forse non a caso. Giannina, ebbe Rosina Ferrario come zia
materna, la prima donna dell’aviazione italiana e tra il 1929 e il 1930 si era
affiancata al celebre aviatore Mario De Bernardi per spericolati voli
acrobatici. Nel novembre 1931, durante l’inaugurazione della Mostra di
aereopittura e scenografia futurista alla Galleria
Lino Pesaro di Milano, la Censi si esibì in un alluminico costume “balneare
futurista”, firmato da Enrico Prampolini, mentre, dietro le quinte declamava il
suo A mille metri su Adrianopoli
bombardata e Serie di seconde parti
di immagine aviatorie. Fu uno shock per il pubblico e per la critica
entrambi reagirono lanciando ortaggi e improperi, e l’areodanza, idea
originalissima del Futurismo, non ebbe seguito se non nel 1979 allorchè la
Barbarini, con Alessandra Manari (altra giovanissima allieva della Censi)
decise di ricomporre liberamente l’esperienza della loro insegnante, e sotto i
suoi occhi vigili. Nacque un evento importante nella storia della danza
contemporanea italiana SiioVlummia-Torrente.
Da allora una serie di nuovi spettacoli neofuturisti, ispirati a materiali
storici di poeti, artisti visivi e musicisti del movimento marinettiano, furono
allestiti ancora dalla Barbarini.
Solo alla
scuola Paola Grassi, nel 1997, il progetto prese tuttavia corpo e Uccidiamo il chiaro di luna di Silvana
Barbarini iniziò un percorso importante che mise in luce le potenzialità inespresse
dell’idea di danza futurista.
Oggi
riproposto, perché parte del cospicuo bagaglio di creazioni e progetti non
convenzionali del Corso di Teatrodanza della Paolo Grassi, Uccidiamo il chiaro
di luna nell’interpretazione dei neo diplomati della Scuola Paolo Grassi ha
conquistato una nuova freschezza e vivacità. Spettacolo dunque in cui il
futurismo riaffiora nelle scene ricostruite, nelle musiche e nella declamazione
di versi di Marinetti registrati dall’autore stesso.
Maria Paola
Forlani
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