Museo nazionale Collezione Salce
Illustri persuasioni.
Capolavori pubblicitari dalla Collezione Salce
Proporre una
definizione compiuta ed esauriente del termine “grafica” sarebbe un’impresa
davvero ardua, tanta è la ricchezza dei materiali che vi si possono ricondurre.
E proprio per questo, in verità, ci si dovrebbe limitare a classificare,
piuttosto che presumere di definire: registrando le moltissime tipologie,
indicizzando i formati e le funzioni, elencando le svariate – e invero assai
complesse – tecniche di incisione e di riproduzione a stampa. Con spirito più
elettivo che sistematico diventa interessante ripercorrere la storia della
grafica illustrata databile tra il 1850 e il 1950, affascinati dall’opportunità
di enucleare, per questo periodo, un’enorme quantità di prodotti – manifesti,
soprattutto – eccellenti, straordinariamente innovativi tanto nelle funzioni
quanto nei linguaggi.
In questo
contesto è assodato, una volta per tutte, l’importanza assoluta di quest’arte
applicata, che ancora troppo spesso ci si preoccupa di dover emancipare
moralmente dalla propria funzionalità, spiccatamente commerciale o più
genericamente comunicativa che sia.
Già il
giovane Roberto Longhi si dimostrava conscio del suo imprescindibile valore:
nel 1918, affermava sicuro che qualche tempo prima, << nel sottozero inesorabile dell’arte
nostrana, i cartellonisti italiani rifugiati all’estero […] erano ancora gli unici
connazionali che sapessero fare dei “quadri”>> (in Rassegna Italiana”, I)
A Treviso ha
aperto il Museo nazionale Collezione
Salce, che ospita la vastissima raccolta di manifesti pubblicitari del
collezionista trevigiano Ferdinando Salce, detto Nando, sotto la direzione di
Marta Mazza.
Chissà se un
museo dedicato era proprio ciò che aveva in mente Nando Salce (1878 – 1962),
quando ormai cinquantacinque anni fa, nel dicembre 1962, donò la sua
straordinaria collezione di manifesti pubblicitari allo Stato italiano. Di
certo, come si evince dal testamento, era perfettamente conscio dell’importanza
della raccolta <<per la storia degli stili e degli artisti, e per le
evoluzioni degli usi e costumi della collettività>>; e certamente per
questo auspicava che << servisse a studio e conoscenza di studenti,
praticanti e amatori delle arti grafiche>>.
Ora il museo
esiste – il Museo nazionale Collezione Salce – è un’eredità universale,
pubblica, liberamente offerta a beneficio del sapere e del fare in un settore
tanto specifico quanto sottovalutato. L’evento espositivo inaugurale apre con il
titolo Illustri persuasioni. Capolavori
pubblicitari della Collezione Salce. Tale progetto viene concepito in tre
puntate, propone infatti un campionario di eccellenze della raccolta,
connotandone in modo spettacolare la rinnovata e permanente esposizione a
Treviso; per parlare, come il ragionier Salce sperava, a chiunque possa ancora
amare la grafica pubblicitaria, guidato da conoscenza e competenza tecnica o
semplicemente mosso da istinto, reminiscenza, empatia.
La prima
puntata delle Illustri persuasioni, aperta
il 27 maggio fino al 1 ottobre, mette in scena La Belle Epoque ( che è
anche il titolo della mostra). Con materiali datati tra la fine dell’Ottocento
e la prima guerra mondiale, ripropone i fasti di un momento storico tra i più
vivaci e innovativi dell’era moderna, caratterizzato da grandi trasformazioni
urbane e di costume: le Esposizioni universali, l’architettura del ferro e del
vetro, la bicicletta e l’automobile, la luce elettrica, la moda per tutti, i
cabaret, l’assenzio e lo champagne. Un’epoca che, nonostante le oggettive
diseguaglianze e povertà, ammantò se stessa di un’esuberante “Joi de vivre”,
decorata di fiori e scintillante di luci. Un’epoca in cui, come ebbe a dire il
grande Marcello Dudovich, << non si poteva non avere fiducia
nell’avvenire>>.
Un’epoca che
com’è noto, fu anche indiscutibilmente l’“âge d’or>> del cartellonismo, di
quelle grandi immagini colorate, subito popolari e amatissime, che tapezzarono
i muri della città e sollecitarono vere e proprie manie, dalla Parigi del “cafè
chantan” fino alla provinciale Treviso del giovane Salce. Ogni linguaggio
artistico, in quell’epoca, si fece manifesto, a fini commerciali o anche
semplicemente ideologici: dai retaggi accademici ai fitomorfismi modernisti al
rigore austero e raffinatissimo delle Seccessioni germaniche; e tutti sono
documentati, in mostra, attraverso capolavori di Chéret, Cappiello, Hohenstein,
Dudovich, Metlicovitz, Terzi, Villa; e dell’immancabile Mataloni che nel 1895,
complici le nudità castamente velate ma non troppo di una novella Venere
accovacciata – il manifesto per
l’ Incandescenza
a gas brevetto Auser -, folgorò il diciottenne Nando alimentando per sempre
la sua gioiosa ossessione.
“Tutte le mattine correvo alla colonna
Morris, per vedere gli spettacoli che annunciava. Nulla era più felice dei
sogni offerti alla mia fantasia […] e che erano condizionati a un tempo dalle immagini inseparabili delle
parole che componevano il titolo e anche dal colore dei cartelloni ancora umidi
e gonfi di colla su cui questo spiccava…” Marcel Proust.
Gli ottanta
pezzi esposti sono naturalmente un campione minimo di ciò che la collezione
conserva nella sua interezza; ma grazie alla banca dati digitale, tutta la
collezione è liberamente consultabile via internet.
Altre Illustri persuasioni saranno peraltro
presto a disposizione: dal 14 ottobre 2017 al 14 gennaio 2018, un altro
centinaio di pezzi andrà a raccontare gli straordinari decenni Tra le due guerre (anche questo titolo
della mostra), forieri della grafica pubblicitaria di innovazioni formali e
tecniche davvero sorprendenti, tra politiche aziendali e strategie di
propaganda; e sarà la volta di Nizzoli, Carboni, Boccasile, Sironi, Codognato,
Munari, Mauzan, Seneca.
Da giugno
2018, infine, la selezione di opere per la mostra Dal secondo dopoguerra al 1962 porterà alla luce la parte meno nota
della Collezione; e sarà chiaro come nell’epoca in cui i terreni della grafica
pubblicitaria cominciarono a essere contesi dai nuovi media, il manifesto fu
costretto a effetti speciali completamente nuovi.
Maria Paola
Forlani
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