Donatello
Restauro dei rilievi
dei pulpiti
nella chiesa di San
Lorenzo a Firenze
Restaurati
con sapienza dall’Opificio delle Pietre Dure sotto la direzione di Maria Data
Mazzoni, i rilievi in bronzo di Donatello anziano che compongono i pulpiti in
san Lorenzo a Firenze si offrono ora nella piena e completa visibilità della
loro qualità artistica e intensità devozionale.
Ormai
vecchio e malato, l’artista riceve dall’antico amico Cosimo de’ Medici
l’incarico di realizzare i due pulpiti per la chiesa di famiglia, San Lorenzo.
Donatello vi lavora fino alla fine dei suoi giorni: dopo la sua morte, a quanto
sembra, non erano ancora stati installati in
loco, Donato deve aver plasmato i modelli in cera e poi lasciato la fusione
ai collaboratori.
I Pulpiti sono decorati con scene della
Passione e della Resurrezione realizzate in bronzo a bassorilievo. Nella parte
superiore il fregio sembra essere successivo alla fase donatelliana, così come
i rilievi in legno che chiudono l’antico accesso ai pulpiti stessi. Le due
tribune sono però identiche: differenti le dimensioni, la ripartizione delle
scene.
Il pulpito
meridionale è più corto ma più alto. I lati maggiori sono divisi in due scene:
queste hanno inizio dalla Orazione
nell’Orto, sul lato posteriore, cui seguono sul lato est: Cristo davanti a Pilato e Caifa: su
quello frontale: Crocifissione e
Compianto; sul lato ovest: Sepoltura.
Il resto è completato dai rilievi secenteschi in legno con la Flagellazione e San Giovanni Evangelista.
Le scene
meno conosciute, come Cristo davanti a
Pilato e Caifa, presentano l’ormai sperimentato gioco fra una parte
superiore dominata dal fondale prospettico e la parte inferiore popolata di
figure. In quest’ultima porzione non vi è più nulla di ordinato: i personaggi
affollano la scena uno accanto all’altro e, spesso, uno sopra l’altro. Possiamo
solo intuire che i momenti sono due, appunto Cristo davanti a Pilato e davanti
a Caifa, e riconosciamo la volta a botte cassettonata presente già a Padova nel
Miracolo della mula. A causa della vicinanza
con l’opera padovana, questa porzione della decorazione viene considerata
quella che Donatello eseguì per prima. Nelle scene dal soggetto più intenso del
pulpito sud di San Lorenzo, eseguito come quello nord per Cosimo il Vecchio,
Donatello impiega un registro espressivo carico di accentuazioni drammatiche. I
giochi prospettici degli interni sono quasi abbandonati e la sua attenzione si
concentra sul tema da rappresentare.
Nel caso
della Deposizione, l’artista
fiorentino riprende l’idea, utilizzata anche a Padova, di rappresentare il
corpo di Cristo parallelo al sepolcro. Il corpo sembra pesantissimo e appare
singolarmente umana la posizione che raffigura la testa riversa all’indietro
retta tramite il lenzuolo da Giuseppe d’Arimatea.
Tutta la
parte centrale vede uomini e donne intenti nella dolorosa operazione funebre.
Tra queste, colpisce la nostra attenzione la figura di spalle (Nicodemo
probabilmente) piegata in avanti nell’atto di reggere le gambe di Gesù: era dai
tempi di Giotto che non si vedeva un personaggio all’interno della scena dare
le spalle allo spettatore nascondendo del tutto il volto in modo così composto.
Poco dietro
il sepolcro si scorgono le Marie piangenti: in quest’occasione Donatello
rispolvera l’antica tecnica dello “stiacciato” per acuire il senso del dramma,
disegnando appena queste figure che sono dotate di un rilievo quasi
impercettibile.
Ai lati
della scena, come negli altri riquadri, Donatello ha posto sulle colonne delle
figure che in qualche modo hanno il ruolo di intermediari fra lo spazio reale,
quello dello spettatore, e quello rappresentato. Queste due figure sono
senz’altro opera di Bartolomeo Bellano, uno degli scultori che aiutò il maestro
nelle operazioni di modellato e di fusione. La sua mano è infatti riscontrabile
anche nella scena narrativa, ad esempio nella figura barbuta di destra, ma la
qualità generale e l’impostazione spaziale sono da tutti considerata opera di
Donatello in persona.
Assieme al
pulpito sud, quello posto a nord nella chiesa di san Lorenzo rappresenta
l’ultima commissione prestigiosa giunta dai Medici. Nonostante in uno dei
medaglioni compaia l’iscrizione “OPUS DONATELLI FLO”, l’opera è da considerarsi
essenzialmente un prodotto di bottega: vecchio e malato, Donatello deve aver
svolto un ruolo essenzialmente progettuale, lavorando sui modelli di cera in
sito.
Al contrario
del pulpito posto a sud, le scene raffigurate sui lati lunghi sono tre: da una
parte sono visibili la Discesa al Limbo, la
Resurrezione e l’ Ascensione; sui lati corti la Pentecoste e le Pie donne al sepolcro; sulla facciata posteriore il Martirio di San Lorenzo, completato
dagli intagli lignei seicenteschi con Cristo
deriso e San Luca.
La scena del
Martirio di San Lorenzo è l’unica a
soggetto non cristologico del ciclo ed è un evidente omaggio al santo cui era
dedicato il tempio mediceo. Qui le forme sono esasperate dai gesti e dalla
violenza commessa.
Domina la scena, ricordando le battaglie di Paolo Uccello, il boia che con una lunga tenaglia costringe Lorenzo sulla graticola. Quest’ultimo ha i tratti del volto sconvolti dal dolore e non sembra provare conforto alcuno dall’angelo che accorre per portargli la palma del martirio.
Maria Paola
Forlani
Nessun commento:
Posta un commento