Carla Accardi
Contesti
Carla Accardi,
nasce a Trapani nel 1924. Consegue la maturità classica e frequenta
saltuariamente l’Accademia di belle arti di Palermo e a Firenze; poi si
trasferisce a Roma.
Nel 1947 firma il
manifesto di Forma I insieme a Consagra, Dorazio, Guerrini,
Maugeri, Sanfilippo e Turcato. Espone
con Manisco e Sanfilippo allo Studio d’arte moderna a Roma e nella mostra
<<Arte giovane italiana>> a Praga.
Nel 1948 una sua
opera astratta viene accettata dalla giuria della XXIV Biennale di Venezia.
L’anno successivo sposa Antonio Sanfilippo.
Nl 1950, tiene la
sua prima personale all’ Áge
d’Or, aperta da Dorazio, Guerrini e Perilli in via del Babbuino a Roma: la
presenta Giulio Turcato.
Nel 1951, nasce
la figlia Antonella. Tiene una mostra personale alla libreria Salto di Milano,
punto di ritrovo del gruppo Mac composto da Dorfles, Masson, Monnet, Munari e
Regina.
Partecipa alla
mostra <<Arte astratta e concreta in Italia>>, organizzata dalla
Galleria d’arte moderna di Roma.
Nel 1952, Alfredo
Mezio la presenta in una personale che tiene alla galleria il Pincio di Roma.
Espone con Sanfilippo a Venezia alla galleria il cavallino. Prende parte a una
collettiva alla galleria Origine di Roma diretta da Colla, insieme a Burri,
Capogrossi e altri
Nel 1955 Michel
Tapié la invita con due opere a <<individualità d’oggi>>:
partecipano anche Burri, Capogrossi, Falkenstein, Fontana, Kleim. La rassegna a
luogo alla galleria Spazio di Roma aperta dall’architetto Luigi Moretti.
Partecipa alla mostra <<individualités d’Aujourd’hui>> con Sam
Francis, Mathieu, Riopelle, Poliakoff e altri alla galleria Rive Droite a
Parigi.
Nel 1956 tiene
una personale alla galleria Stadler a Parigi presentata da M.Tapié, partecipa
alla collettiva <<Structures en devenir>> con Capogrossi, Fontana,
Mathieu e altri.
Il gruppo Forma 1
sarà il primo movimento d’arte astratta nell’Italia del Dopoguerra ad opporsi
all’espressionismo della Scuola Romana di Mario Mafai e compagni, ma anche al
linguaggio picassiano di Renato Guttuso, sostenendo un’arte incentrata sulla
forma.
Carla Accardi è
stata una grande artista. Lo testimonia la solida retrospettiva che le dedica
il Museo del Novecento di Milano, a cura di Maria Grazia Messina e Anna Maria
Montaldo, con la partecipazione di Giorgia Gastaldon. Settanta opere divise per
nuclei tematici, ricostruiscono la vicenda espressiva dell’artista siciliana in
tutte le sue declinazioni.
Intorno alla metà
degli anni Sessanta Carla sostituisce alla tela il Sicofoil, un acetato di
cellulosa trasparente che adesso non si produce più (e purtroppo molto
deperibile).
Quelle
“plastiche” a volte potevano prendere la forma di “colonne moderne” o di
“tappeti arrotolati”. A volte si strutturavano in una sorta di “tenda”, in
triangoli sulle pareti (Virgole, 1981), in quadri che sembravano di collophone
o in altre forme ancora, ma sempre con intensi effetti di leggerezza e
luminosità.
Qualche anno più
tardi, però, intorno al 1954, Carla si allontana da quelle geometrie e si
avvicina all’informale. Nascono allora lavori composti prima da segni bianchi
su fondo nero, poi, come in Assedio rosso
n.5 del 1956, con
segni coloratissimi che diventano un alfabeto misterioso. L’artista inonda la
tela con una miriade di curve, segni cromosomici, vocali, consonanti,
geroglifici, perfino falci e martelli. Ma sono segni illusori, perché basta
guardare più attentamente le tele per notare che curve, lettere, croci e falci
sono segni inventati, ombre che non si lasciano decifrare.
L’artista però
non si accontenta di questa “scrittura” e nei decenni successivi dipinge segni
più larghi e ingranditi. E forse quei macro-segni rispecchiano, magari
inconsapevolmente, una caratteristica della nostra epoca in cui tutto è visto
da vicino.
Nel 1964 Carla è
invitata con un’intera sala alla Biennale di Venezia. La presenta Carla Lonzi,
con cui stringe una viva amicizia. Alla metà del decennio Accardi inizia la
sperimentazione sulle “plastiche”. Lei stessa, con un colloquio con Lonzi,
raccontava com’era nata quella sua invenzione, che rispondeva a un’esigenza di
essenzialità. Era come dipingere per via di levare << … Arrivare a
togliere, togliere, togliere, mi pare un segno di maturità>>.
Carla Accardi
fece parte del femminismo in Italia, insieme a Elvira Banotti e Carla Lonzi
costituendo il gruppo “Rivolta Femminile”.
Il manifesto
“Rivolta Femminile” fu redatto nella casa di Elvira Banotti a Trastevere.
Nel 1996 fu
nominata membro dell’Accademia di Brera e nel 1997 fu membro della Commissione
per la Biennale di Venezia nel ruolo di consigliera.
Nel 1998 la sua
città Trapani le dedicò una retrospettiva Carla
Accardi: opere 1947 – 1997, nella Chiesa di Badia Grande.
La mattina
del 23 febbraio 2014 accusò un improvviso malore e venne trasportata d’urgenza
all’ospedale Santo Spirito di Roma. Le sue condizioni apparvero subito
critiche, l’artista morì poco dopo aver raggiunto il pronto soccorso.
I funerali di
Carla Accardi si tennero il 28 febbraio 2014, presso la sala del Carroccio in
Campidoglio.
Alle esequie,
in prima fila, il sindaco di Trapani, Vito Damiano, che volle portare il saluto
dell’intera città natale.
M.P.F.
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