Gio Ponti.
Amare l’architettura
Amate
l’architettura, la antica, la moderna.
Amate
l’architettura per quel che di fantastico, avventuroso e solenne ha creato – ha
Inventato –
con le sue
forme astratte, allusive e figurative che incantano il nostro spirito
e rapiscono i
nostri pensieri, scenario e soccorso della nostra vita.
Gio Ponti, Amate
l’architettura, 1957
Architetto,
designer, art director, poeta, critico: Gio Ponti è stato un artista a 360 gradi che ha
attraversato quasi integralmente il XX secolo, segnandone profondamente il
gusto, rispecchiandone le istanze più significative e anticipando molti temi
dell’architettura contemporanea.
A quarant’anni
dalla sua scomparsa, il MAXXI Museo
nazionale delle arti del XXI secolo dedica
a questa figura d’eccezione una grande retrospettiva, che ne studia e ne
comunica, a partire dal racconto della sua architettura, la poliedrica
attività, sintesi unica e originale di tradizione e modernità, storia e
progetto, cultura d’élite e vivere quotidiano.
La mostra, il cui
titolo Gio Ponti. Amare
l’architettura echeggia quello
del suo libro più noto, Amate
l’architettura, nella
scenografica Galleria 5 del MAXXI, aperta fino al 13 aprile 2020, a cura di
Maristella Casciato, Fulvio Irace e Salvatore Licitra (responsabile del Gio
Ponti Archives).
La mostra
presenta materiali archivistici, modelli originali, fotografie, libri, riviste,
classici del desing strettamente collegati ai suoi progetti architettonici e
organizzati in otto sezioni che evocano concetti-chiave espressi dallo stesso
Ponti.
L’allestimento è immersivo e
scenografico e suggerisce l’idea dello spazio del maestro: fluido, dinamico,
colorato. Già nella lobby del museo, il visitatore viene accolto da una potente
installazione di grandi stendardi in Alcatara, sospesi negli spazi a tutta
altezza di Zaha Hadid, che riproducono facciate stilizzate di grattacieli ed
evocano lo skyline di una mai vista città
pontiana.
Uscendo dagli
ascensori che conducono alla Galleria 5, al terzo piano, la riproduzione del giallo fantasticousato per la pavimentazione della rampa trasporta
subito il visitatore all’interno del grattacielo pontiano più famoso: il Grattacielo Pirelli a Milano.
Prima
dell’ingresso in Galleria, il progetto fotografico di Thomas Demand
racconta gli
eccezionali modelli di edifici verticali conservati dall’archivio CSAC e
presenti in mostra.
All’interno della Galleria, la sezione Verso la casa esatta ripercorre il tema della casa, centrale nella
ricerca di Ponti per la definizione di uno spazio consono alla vita moderna: ed
ecco le prime Domus tipiche milanesi, i progetti per La casa adatta esposti
a Eurdomus nel 1970 e, soprattutto, la sintesi di tante riflessioni portate
avanti nel tempo dall’architetto: il suo appartamento in via Dezza a Milano.
Il percorso
continua con un focus sugli Classicismi progettuali che Ponti ha avuto nel corso degli
anni Trenta, quando importanti committenze hanno dato vita a progetti
importanti a scala urbana, come la Scuola di
Matematica di Roma, 1934, o
i due Palazzi Montecatini a Milano, del 1936 e del 1951.
La relazione
osmotica tra architettura e natura è esplorata in Abitare la Natura, dove trovano posto i progetti realizzati lungo
le coste del Mediterraneo (Villa
Plancart a Caracas (1953 –
57) o l’Istituto
italiano di cultura di Stoccolma del
1958, lavori che attestano anche la caratura internazionale ormai raggiunta
dall’opera di Ponti.
L’architettura è un cristallo
è l’aforisma che celebra l’idea
planimetrica della forma chiusa, finita, che dà vita a una pianta sfaccettata
come un cristallo.
Questa sezione raccoglie alcune grandi opere come Denver Art Museum e
la chiesa di San Carlo
Borromeo a Milano, ma
anche progetti su piccola scala, a sottolineare la disinvoltura tutta portiana
nel passare dalla dimensione urbana a quella del desing, all’interno di
un’unica, coerente e integrata concezione del progetto.
Esposti i disegni delle posate per Christofle, le ceramiche per Marazzi, le maniglie per Olivari, i lavabi per Ideal Standard, la sedia Superleggera di Cassina e persino il modello della Carrozzeria per un’automobile di una linea non a caso chiamata Diamante.
Leggerezza e
smaterializzazione degli alzati caratterizzano la sezione Facciate leggere, con la Cattedrale di Taranto (1970), il Grande Magazzino de Bijenkof a Eindhoven, i Palazzi
per i Ministeri di Islamabad. La
mostra si chiude con quella stessa suggestione inedita con cui si è aperta,
ossia la città
pontiana, fatta di
grattacieli che si sviluppano in altezza e riducono l’occupazione di suolo per
lasciare spazio al verde.
Questa immagine emerge con forza nelle sezioni Apparizioni di grattacieli e Lo Spettacolo della Città,, ospitate proprio laddove il MAXXI di Zaha Hadid più ravvicina alla sua città, ovvero a ridosso della grande vetrata che chiude la Galleria 5 del Museo per aprirsi verso il panorama della Roma del Novecento.
Accanto ai
grattacieli e alla città, a dimostrazione di un pensiero che spazia senza
soluzione di continuità dal contesto urbano all’ambiente domestico, si trova la
reading room, che richiama l’interno della casa in via
Dezza, con la riproduzione del pavimento ceramico realizzato per l’occasione da
Ceramica DE Maio e la presenza degli arredi disegnati da Ponti.
M.P.F.
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