Henri Cartier-Bresson
Le Grande Jeu
Palazzo
Grassi – Punta della Dogana presenta un’esposizione sul fotografo Henri
Cartier-Bresson (1908-2004), e in particolare sulla “Master Collection”, ma comunica
al pubblico la chiusura dei propri spazi espositivi e del Teatrino in
ottemperanza alle misure di contenimento del Covid-19.
Resta
dell’evento lo splendido catalogo che rivela il percorso della mostra e le
opere del grande fotografo.
Il
volume “Henri
Cartier-Bresson Le Grande Jeu “è edito da Marsilio.
All’inizio
degli anni settanta del Novecento, su richiesta dei suoi amici e collezionisti
John e Dominique de Menil, Henri Cartier-Bresson passa in rassegna le migliaia
di stampe del suo archivio con l’idea di scegliere le opere più importanti e
significative della sua carriera. Seleziona 385 fotografie e che, tra il 1972 e
il 1973, vengono stampate nel suo laboratorio parigino di fiducia, in formato
30x40 e in 5 esemplari ciascuna. Da allora, il cosiddetto Master Set non è mai stato
pubblicato integralmente.
In
questa occasione straordinaria viene proposto nella sua integrità e nello
stesso tempo il curatore Matthieu Humery ha riunito la fotografa Annie
Leibovitz, il regista Win Wenders, lo scrittore Javier Cercas, Sylvie Aubenas,
conservatrice e direttrice del dipartimento di stampe e fotografia della
Bibliothéque national de France, e il collezionista Franḉois Pinault, e li
ha invitati a scegliere a loro volta una cinquantina di immagini ciascuno,
condividendo la propria visione personale della fotografia e la propria
interpretazione dell’opera di questo grande artista.
Rinnovare
e arricchire il nostro sguardo su Henri Cartier-Bresson attraverso quello di
cinque personalità diverse ed eccezionali è la sfida del progetto espositivo Le Grand Jeu e di questa
mostra e di questo irrepetibile catalogo che si compone di due parti: l’una a
illustrare la scelta personale di ciascuno dei curatori con il loro testo
inedito; l’altra che ripropone integralmente il Master Set, così come ideato da
Cartier-Bresson.
Henri
Cartier-Bresson è nato il 22 agosto 1908 a Chanteloup, nel distretto francese
della Seine-et-Marne, figlio di una ricca famiglia di industriali, HCB
seleziona nel 1973 per John e Dominique de Manil, collezionisti e mecenati
francoamericani un gigantesco portifolio di 385 fotografie, che attraversa ogni
fase della sua vita straordinaria, dall’incontro con i surrealisti che
frequentava a Montparnasse sul finire degli anni ’20, alla scelta del
fotogiornalismo, impegno politico compreso, dai ritratti, alle scelte di
strada.
A sedici anni dalla scomparsa del maestro la sua raccolta definita Master
collection torna a splendere nella cornice di Palazzo Grassi, a Venezia, fino
al 22 gennaio 2021 (attualmente chiusa per il Covid-19) con un titolo più
evocativo Le grand jeu, dichiarazione doppia, come vuole il gioco di parole
caro ai surrealisti, perché jeu, gioco, diventa facilmente je, io.
Il grande
gioco, il grande io, “giocare” al racconto di uno dei più celebri fotografi del
Novecento, partendo da una varietà di punti di vista a loro volta d’autore, e
“giocare” a specchiarsi nei riflessi di quest’opera meravigliosa e raccontare,
ricordare qualcosa, o molto, di sé.
Apre
la mostra Annie Leibovitz, lei che come Cartier-Bresson voleva diventare
pittrice, ma all’Accademia di belle arti di San Francisco scopre lo sguardo di
HCB, insieme a quello di Robert Frank, sceglie la macchina fotografica, e
cinquant’anni dopo sceglie l’immagine scattata a Livorno nel 1933.
Giocando, la
stessa fotografia è stata scelta da Sylvie Aubert, perché storicamente
irrinunciabile, e da Franḉois Pinault,
perché appartiene agli anni surrealisti di Cartier-Bresson e il Surrealismo è
un movimento molto amato dal collezionista.
Wim Wenders ha sentito il richiamo
di Simiane-la-Rotonde,
ma
anche di una fotografia scattata a Dessau nel 1945, un bambino vestito del
cappotto di un uomo, due età che si uniscono e solo chi ha vissuto la guerra
può capire.
A Javier Cercas il merito di aver sentito il richiamo del
Novecento, la folla che assiste all’incoronazione di Giorgio VI, perché
l’evento non è l’ascesa al trono dell’ennesimo re, ma la nascita di una società
di spettatori. Matthieu Humery sceglie una fotografia realizzata da
Cartier-Bresson nel 1947 a Gallup, nel Nuovo Messico. È una famiglia di
nativi americani e nessuno all’epoca si interessava a loro. Quasi, quasi, del Jeu è sparito persino
il Je.
M.P.F.
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