Leon
Bakst
Symbol of the
Ballets Russes
L’Istituto
per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini e il Museo Statale
del Teatro e della Musica di San Pietroburgo hanno dedicato una mostra al
poliedrico artista Léon Bakst (Grodino, 1866 – Parigi, 1924), universalmente
conosciuto per il suo lavoro di scenografo e costumista per i Ballets
Russes di Sergej Djagilev. La mostra aperta a Palazzo Cini, a cura di
Maria Ida Biggi e Natalia Metelitsa fino al 19 novembre 2018, è interamente costruita
sui bozzetti e i figurini bakstiani della grande collezione del Museo di San
Pietroburgo, esposta in Italia per la prima volta. A integrazione di questi
materiali, sono esposti alcuni rari programmi di sala e delle raccolte
iconografiche appartenute al maestro coreografo Aurél M. Milloss, di cui la Fondazione Giorgio Cini conserva
l’archivio.
Leon Bakst
fu disegnatore raffinato, brillante dell’Età d’Argento e scenografo di talento
che ha influenzato la moda francese e americana dell’inizio del Novecento, Leon
Bakst, al secolo Leib Haim Rosenberg, è nato nel 1866 a Grodino (attualmente in
Bielorussia) in una famiglia ebraica ortodossa. Il suo pseudonimo, facile da
ricordare in diverse lingue, è stato da lui scelto 23 anni più tardi per la sua
prima esposizione, quando giovane pittore era alla ricerca di un modo per
presentarsi al mondo.
Vanta una
formazione variegata: frequenta l’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo,
vive lunghi periodi a Parigi e segue delle lezioni all’interno di accademie private.
Per arrotondare, illustra dei libri per bambini e insegna a disegnare ai nipoti
dello zar Nicola II. Successivamente fonda il gruppo d’avanguardia <<Mir
iskusstva>> (mondo dell’arte).
Nel 1989,
Sergej Diaghilev organizza a San Pietroburgo l’Esposizione dei pittori russi e
finlandesi: si tratta della prima manifestazione congiunta del Mondo dell’Arte.
Gli artisti di questo gruppo non riconoscono né lo stile accademico né le
tendenze “popolari” degli Ambulanti, ma ne apprezzano la raffinata estetica, e si
avvicinano all’Art Nouveau europea e del Simbolismo.
I disegni
realizzati da Bakst per Il mondo
dell’arte gli conferiscono la fama che si merita. Negli anni realizza anche
ritratti di diversi suoi colleghi, da Sergej Diaghilev, Aleksander Benois e di
sua moglie, Anna Kind, oltre che della poetessa Zinaida Hippius, riuscendo a
riprodurre non solo i volti, ma anche l’anima e lo spirito del loro tempo.
All’inizio
del XX secolo inizia a lavorare in teatro. I suoi costumi danno nuova vita alla
bellezza della ballerina Mathilde Kschessinnska, sottolineano l’eleganza del
corpo di Anna Pavlova e aiutano Ida Rubinstein a presentare in scena il
personaggio scandaloso di Salomè, la cui prima versione viene vietata in
Russia.
Nel 1909
Diaghilev organizza la prima stagione dei suoi Balletti a Parigi, dove
partecipa anche Bakst: sarà un successo senza precedenti.
L’interesse
per il movimento e il nudo, i movimenti orientali, la passione e l’erotismo
raffinato diventano nuovi elementi che accompagnano i Balletti russi. Bakst
arriva anche a vendere i propri bozzetti allo stilista francese Paul Poiret e a
collaborare per lui che lancia la moda dei turbanti, dei pantaloni larghi e
delle parrucche colorate.
E sarà
sempre lui che creerà dei costumi stravaganti per la marchesa Luisa Casati,
musa di molti artisti del XX secolo.
Sull’onda
del successo, confermato sia in Europa sia in America, Bakst pensa di aprire la
propria casa di moda per proporre ai propri clienti non solamente abiti, ma
anche gioielli, mobili, carta da parati. Ma una morte prematura infrange tutti
i suoi progetti. E anche se i Balletti russi sono stati portati avanti con altri
grandi artisti, da Derain a Matisse e Picasso, è a Bakst che devono il proprio
strabiliante successo.
La mostra a
Palazzo Cini ripercorre, attraverso figurini,
fotografie e costumi di scena originali, la carriera del celebre scenografo
e costumista dei Baletts Russes, Il percorso include i materiali relativi ai
primi lavori teatrali di Bakst, quali Le
Coeur de la Marquise, balletto con coreografie di Marius Petipa (1902), e
le tragedie classiche Ippolito di
Euripide (1902), primo vero successo nella carriera del giovane artista, ed Edipo a Colono di Sofocle (1904).
Cuore
dell’esposizione sono i disegni delle acclamate creazioni realizzate da Bakst
per i Ballets Russes, tra cui il
dramma coreografico Cléopatre, con Anna Pavlova e Ida Rubinštejn, spettacolo inaugurale della
prima Saison Russe organizzata da
Djagilev a Parigi, e il balletto Daphnis et Chooè, musicato da Maurice
Ravel e con le coreografie di Michel Fokine: di entrambi gli
spettacoli è possibile ammirare in mostra, oltre ai disegni e alle fotografie
di scena, anche i costumi realizzati per le rappresentazioni avvenute,
rispettivamente, nel 1909 e nel 1912. Particolarmente interessante è il figurino
per la regina d’Egitto realizzato per Ida Rubinštejn, una tra le più affascinanti
interpreti del Novecento.
I disegni di
Léon Bakst, caratterizzati da una elaborata composizione grafica e da un acceso
cromatismo, risentono profondamente sia dell’arte tradizionale russa sia
dell’antico classicismo ellenico, entrambi rielaborati in chiave fantastica. I
figurini di Bakst non sono semplici indicazioni per il sarto, ma definiscono
profondamente il personaggio e il loro ruolo all’interno delle messe in scena.
La mostra
espone, inoltre, i figurini di alcune
opere liriche cui Bakst lavorò all’inizio degli anni Dieci: tra queste, Thaïs di Jules
Massenet, La traviata di Giuseppe
Verdi, Faust di Charles Gounod e Manon Lescaut di Giacomo Puccini.
Molto
importante per la carriera di Bakst fu la collaborazione con Gabriele D’Annunzio, per il quale curò
l’allestimento de Le Martyre de Saint Sébastien, andato in scena in prima
assoluta al Théâtre du Châtelet di Parigi la sera del 22 maggio 1911, con la
musica di Claude Debussy.
A completare
il percorso espositivo, una ricca serie di fotografie e costumi originali,
supporto fondamentale per ricostruire la poliedrica attività dell’artista.
Maria Paola
Forlani
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