Michaelina Wautier
Venezia presenta una mostra, ma soprattutto un grande ritorno di
tre icone della pittura veneziana realizzate da Tiziano e Tintoretto, raramente
concesse in prestito. Accanto ai pittori veneziani, i maestri fiamminghi
sbarcano in Laguna portando negli spettacolari appartamenti del Doge a Palazzo
Ducale esclusivi capolavori provenienti dai principali musei delle Fiandre e da
alcune collezioni private.
Fino al 1º marzo
2020 la Fondazione Musei Civici di Venezia, assieme alla città di Anversa,
VisitFlanders e la Flemish Community, presenta Da Tiziano a Rubens. Capolavori da Anversa ed altre collezioni
fiamminghe, una mostra curata
da Ben Van Beneden, direttore della Rubenshuis di Anversa.
In questo
straordinario percorso si può ammirare anche un’opera di Michaelina Wautier, una pittrice belga dall’eccezionale talento,
originaria di Mons e della quale si conosce, ad oggi molto poco. Di questa
donna, una delle rare artiste attive nel Seicento, sappiamo che nacque nel 1617
e che morì nel 1689, fu attiva a Bruxelles – dove si stabilì intorno al 1640
con il fratello maggiore, il pittore Charles Wautier, con il quale condivise
una splendida villa nei pressi della chiesa di Notre-Dame de la Chapelle – e
che vendette quattro delle proprie opere all’arciduca Leopoldo Guglielmo per la
sua collezione.
Michaelina è
stata un’artista molto diversa dalle altre e della stessa Artemisia
Gentileschi. A differenza delle sue colleghe, infatti, questa donna, la cui
vita resta avvolta nel mistero, si interessò ad una molteplicità di temi, dai
soggetti mitologici ai ritratti, dai paesaggi alle nature morte, dalle teste
infantili ai personaggi dai tratti particolarmente marcati e alle scene di vita
quotidiana. Mentre Artemisia seguì le impronte del padre, Michaelina seguì
quelle del fratello. Non sappiamo se all’epoca in cui visse sia stata famosa,
ma quello che è certo è che i soggetti che ritrae sono talvolta personaggi
illustri, come ad esempio Martino Martini. E da questo si evince che fu
certamente un’artista importante e conosciuta.
In mostra
risplende l’opera “ritratto di due fanciulle come Sant’Agnese e Santa Dorotea”
Questo dipinto
occupa un posto speciale nell’opera di Michaelina Wautier, per la sua atmosfera
intima e i colori vividi. Vi compaiono i ritratti di due fanciulle presentate
come sante, un genere noto come portaits
historiés. Far posare due
ragazze per un dipinto di due giovani martiri era perfettamente in linea col
pensiero della Controriforma, che considerava la verginità il valore più alto
in assoluto. L’attributo di Sant’Agnese è un agnello, metafora del suo
desiderio di prendere in sposo Cristo, l’Agnello di Dio (agnus Dei); la vergine
martire Dorotea, invece, è rappresentata con il suo simbolico ramo di palma e il cesto di rose e mele da
lei inviato a Teofilo, un pagano che la dileggiava ma che finì per convertirsi
ed essere a sua volta martirizzato. Le ragazze stanno una accanto all’altra, ma
non si guardano negli occhi. Non guardano nemmeno oltre la cornice del dipinto.
La loro espressione malinconica rivela la condizione di un identico destino.
Fanno parte di una storia all’interno della quale comunicano senza parole.
Michaelina le mostra mentre arrossiscono, per enfatizzare la pudicizia. Di
solito la pittrice sceglieva le sue modelle tra le persone che le erano più
vicine, quindi è assolutamente plausibile che queste due ragazze fossero sue
parenti. Lo spazio scuro è chiuso sul fondo da una tenda dalle ampie pieghe,
contro le quali le figure si stagliano splendidamente. Il rosso ha un ruolo
speciale nella scena, perché enfatizza il colore del sangue e di conseguenza
del martirio delle giovani sante. Una tonalità profonda del drappeggio sullo
sfondo è ripresa dalla tovaglia a sinistra in primo piano. Michaelina Wautier
dimostra in quest’opera il suo valore di ritrattista, per il modo esperto e
convincente con cui cattura sia la fisonomia che la psicologia delle ragazze.
Allo stesso tempo, è evidente quanto il suo stile raffinato e spesso morbido
contribuisca alla delicatezza della scena.
Maria Paola
Forlani
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