“Donne nell’Arte.
Da Tiziano a Boldini” è una mostra, curata da Davide Dotti, a Palazzo
Martinengo a Treviso. Un’esposizione affascinante che documenta quanto
l’universo femminile abbia giocato un ruolo determinante nella storia dell’arte
italiana, lungo un periodo di quattro secoli, dagli albori del Rinascimento al
Barocco, fino alla Belle Époque.
Promossa
dall’Associazione Amici di Palazzo Martinengo, col patrocinio di Provincia e
Comune di Brescia, Fondazione Provincia Eventi e MODICA – Movimento Italiano
Casalinghe, con Fondazione Marcegalia Onlus, presenta oltre 90 capolavori di
artisti quali Tiziano, Guercino, Pitocchetto, Appiani, Hayez, Corcos, Klimt,
Zandomenighi e Boldini che, con le loro opere, hanno saputo rappresentare la
personalità, la raffinatezza, il carattere, la sensualità e le più sottili
sfumature dell’emisfero femminile, ponendo particolare attenzione alla moda,
alle acconciature e agli accessori tipici di ogni epoca e contesto geografico.
Grazie alla
collaborazione con la Fondazione Marcegaglia Onlus, è possibile approfondire
tramite appositi pannelli di sala alcune tematiche di grande attualità sociale
e mediatica quali le disparità tra uomini e donne, il lavoro femminile, le
violenze domestiche, l’emarginazione sociale e le nuove povertà. Le opere
d’arte sono quindi formidabili veicoli per sensibilizzare il pubblico –
soprattutto quello giovane – verso argomenti di grande importanza
socio-culturale.
Il percorso
espositivo, suddiviso in otto sezioni tematiche – Sante ed eroine bibliche; Mitologia in rosa;
ritratti di donne; Natura morta al femminile; Maternità; lavoro; Vita
quotidiana; Nudo e sensualità –
documentano il rapporto tra l’arte e il mondo femminile per evidenziare quanto
la donna sia sempre il centro dell’universo artistico.
“Dopo il successo
registrato quest’anno con “Gli animali nell’ arte ” - afferma il curatore
Davide Dotti – ho deciso di proseguire il percorso di indagine su argomenti di
grande attualità sociale e mediatica scegliendo per il 2020 il tema così
affascinante e coinvolgente della donna che gli artisti, soprattutto tra XVI e
XIX secolo, hanno indagato da ogni prospettiva iconografica, eternando le
“divine creature” in capolavori che tutt’oggi seducono fatalmente il nostro
sguardo.
Per il visitatore è l’occasione di compiere un emozionante viaggio ricco di sorprese, impreziosito da dipinti inediti scoperti di recente in prestigiose collezione private, opere mai esposte prima d’ora, e incontri ravvicinati con celebri donne del passato, tra cui la bresciana Francesca (Fanny) Lechi, ritratta nel 1803 dal grande Andrea Appiani in una straordinaria tela che dopo oltre venticinque anni dell’ultima apparizione è tornata visibile al pubblico”.
Per il visitatore è l’occasione di compiere un emozionante viaggio ricco di sorprese, impreziosito da dipinti inediti scoperti di recente in prestigiose collezione private, opere mai esposte prima d’ora, e incontri ravvicinati con celebri donne del passato, tra cui la bresciana Francesca (Fanny) Lechi, ritratta nel 1803 dal grande Andrea Appiani in una straordinaria tela che dopo oltre venticinque anni dell’ultima apparizione è tornata visibile al pubblico”.
Tra i capolavori
della mostra, si segnala la “Madonna penitente, un olio su tela di Tiziano,
firmato per esteso, proveniente da una collezione privata tedesca, esposto per
la prima volta in Italia. A proposito di questo dipinto, Peter Humfrey, una
delle massime autorità a livello internazionale di Tiziano ha scritto
“si tratta di una
variante di alta qualità di una delle composizioni più avidamente ricercate di
Tiziano. Le altre redazioni autografe sono state dipinte non solo per i suoi
più importanti committenti – come re Filippo II di Spagna – ma anche per altri
illustri personaggi del suo tempo, quali Antoine Perrenot de Gravelle –
consigliere dell’imperatore dell’ imperatore Carlo V d’Asburgo nonché vicerè
del regno di Napoli – e il potente cardinale Alessandro Farnese. Le vigorose
pennellate e il denso impasto cromatico, suggeriscono una datazione al 1558 –
1563 circa, in prossimità della realizzazione della versione della Maddalena penitente dipinta per Filippo II nel 1561.
Traendo
ispirazione da testi sacri e libri agiografici, gli artisti hanno licenziato
tele oggetto di secolare devozione che raffigurano le più famose sante della
cristianità insieme al proprio attributo iconografico: Maddalena col
vasetto di unguenti; Caterina con la ruota dentata; Barbara con la torre;
Margherita con il drago; Cecilia con gli strumenti musicali. Senza dimenticare le eroine bibliche quali
Giuditta, Salomè, Dalila, Susanna e Betsabea, le cui tormentate vicende
personali sono narrate nell’ Antco Testamento.
Anche la letteratura
classica e la mitologia hanno fornito agli artisti infiniti spunti di
riflessione, come nel caso delle storie che riguardano divinità ( Diana,
Venere, Minerva, Giunone), celebri figure mitologiche (Leda, Europa, Onfale,
Circe Dafne) e illustri donne del mondo antico che, con coraggio e drammatica
determinazione, hanno preferito la morte al disonore.
Si pensi, a tal proposito, alla regina d’Egitto Cleopatra, che decise di togliersi la vita, dopo il suicidio dell’amato Antonio, per non consegnarsi viva nelle mani dell’acerrimo nemico Ottavio e subire la pubblica umiliazione; a Lucrezia, che si trafisse il petto con il pugnale dopo essere stata avvilita e violentata da Sesto Tarquinio; e a Sofonisba, che bevve il veleno inviatogli dal marito Messinissa per non vivere un’esistenza mortificata come schiava dei romani.
Si pensi, a tal proposito, alla regina d’Egitto Cleopatra, che decise di togliersi la vita, dopo il suicidio dell’amato Antonio, per non consegnarsi viva nelle mani dell’acerrimo nemico Ottavio e subire la pubblica umiliazione; a Lucrezia, che si trafisse il petto con il pugnale dopo essere stata avvilita e violentata da Sesto Tarquinio; e a Sofonisba, che bevve il veleno inviatogli dal marito Messinissa per non vivere un’esistenza mortificata come schiava dei romani.
Soprattutto
nell’ambito della pittura dell’Ottocento, vera protagonista della rassegna, la
donna è stata colta nella sua dimensione quotidiana, alle prese con le faccende
della vita domestica e del lavoro; nei panni di madre affettuosa che accudisce
con amore i propri figli; ma anche in atteggiamenti maliziosi e in situazioni
intime per esaltare la carica sensuale, come testimoniano gli straordinari
capolavori di Giovanni Boldini, il più grande artista italiano della Belle Époque.
M.P.F.
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