L’Architettrice
È impresa
difficile ricostruire, nella sua complessità. La vita di Plautilla Bricci,
affidandosi alla scarsa documentazione e alle poche opere superstiti. Questa
sfida è stata colta da Melania G. Mazzucco con il romanzi L’Architettrice che è riuscita a mettere in relazione i rari
documenti con gli intrecci politici, culturali e religiosi, che vedono a Roma
nella seconda metà del Seicento, il lento ma inesorabile affermarsi di una
condizione artistica al femminile. Profonda conoscitrice della storia delle
donne artiste nella Roma Barocca, la studiosa affronta la problematica
formazione della Bricci, mettendo a fuoco il ruolo fondamentale sostenuto dal
padre, intellettuale eclettico,
pittore legato al Cavalier d’Arpino,
musicista, scrittore di testi teatrali e cronista mondano, ma soprattutto abile
tessitore di amicizie influenti nell’orbita filo-francese dei Barberini.
Nell’attraversare la poliedrica attività di Giovanni Bricci il lettore è
proiettato nel clima erudito dei circoli artistici, letterari e musicali
romani, dove emergono protagonisti importanti per il destino futuro di
Plautilla: Giovanni Capponi, amico di Maffeo Barberini, Il Cavalier d’Arpino,
Teofilo Sertori, potente avocato romano, che è in rapporto con il Cardinale
Mazzarino. Nella vita del padre, secondo Melania G. Mazzucco, si nascondono le
tracce più significative che giustificano l’affacciarsi della figlia nella
scena romana, sul finire del terzo decennio.
Fin
dall’esordio, Plautilla come pittrice mostra una tangibile influenza del
Cavalier d’Arpino, alla cui bottega verosimilmente la giovane allieva viene
introdotta dal padre. I rapporti con il Cesari durano nel tempo. Sul 1660 circa
nella Nascita della
Vergine (Roma,
chiesa di Santa Maria in Campo Marzio), attribuita a Plautilla dalla Mazzucco,
si evidenzia stringenti parallelismi con la pala d’angolo soggetto eseguito dal
Cavalier d’Arpino per la chiesa di Santa Maria di Loreto, tanto da suggerire
l’ipotesi che la pittrice si sia servita di una stampa o di una incisione del
dipinto del Maestro. Ma Giovanni Bricci, promuove la carriera della figlia non
solo come pittrice ma anche come “architettrice”, inserendola
nell’ampia cerchia di committenze legate alla cultura filo-francese, dove sta
emergendo, nella letteratura femminista con Marie De Gournay e Madeleine de
Scudéry, l’ideale della “Femme forte”, che sembra
trovare una concreta realizzazione nelle moderne sovrane, Maria de’ Medici e
Anna d’Austria.
In
questo clima filo-francese sembra sia stato Teofilo Sertori a introdurre la
Bricci presso l’Abate Elpidio Benedetti, l’autorevole committente che la
coinvolge in una progettualità architettonica del tutto anomala in Italia per
una donna. Lo studio teorico e pratico dell’architettura presenta ostacoli
quasi insormontabili per una donna, dal momento che i corsi di architettura
nell’Accademia di San Luca, ufficialmente vengono istituiti solo dopo il 1670.
Convincente è l’ipotesi sostenuta nel romanzo da Mazzucco che la vera scuola
per Plautilla siano stati i cantieri ticinesi largamente presenti a Roma,
frequentati assieme al fratello Basilio architetto, mentre per l’istruzione
teorica di primaria importanza sia stato il manuale come il Thaumaturgus
opticus di
Jean-Franḉois Nicéron,
pubblicato nel 1646, con dedica al Cardinale Mazzarino, che ha scelto Benedetti
come uomo di fiducia. A persuadere l’abate ad una scelta così coraggiosa può
essere stata secondo Totti (1638) la sorella pittrice Suor Maria Eufrasia della
Croce, carmelitana nel convento di San Giuseppe a Capo le Case, legata da
amicizia profonda alla Bricci.
Tra
le opere non resta quasi nulla della Domus Magna di via
Monserrato, ristrutturata tra il 1656 e il 1658 da Benedetti, con la
collaborazione della Bricci, ma resta un taccuino di disegni, in cui è evidente
il valore significativo della prima attività di Plautilla architettrice
sotto
la guida dell’abate, che fra le tante attività pratica anche il disegno
architettonico.
Anche
la Villa
Benedetta sulla
Aurelia Antica, che doveva essere una eloquente manifestazione dell’identità
filo-francese del committente è andata completamente distrutta nell’assedio del
1848.
Non
è ancora chiara la strategia politica che ha concesso alla Bricci il privilegio
dei lavori nella cappella dedicata a San Luigi IX in San Luigi dei Francesi.
È il cardinale
Francesco Barberini, intellettuale di grande cultura e stimatore del genio
femminile a procurare alla Bicci le ultime commissioni.
Nel
Giubileo del 1675 la Compagnia della Misericordia di Poggio Mirtello,
commissiona a Plautilla lo stendardo processionale: una tela di grandi
dimensione dipinta sui due lati, con la Nascita e il Martirio del Battista
(Oratorio
di San Giovanni, Poggio Mirteto). Pur in assenza di documenti, la decorazione
di stucco bianco e dorato, eseguita tra il 1675 e il 1684, nella collegiata di
Poggio Mirteto, viene attribuita alla Bricci: un trionfo barocco di nubi,
angeli e di silhouttes,
dove
rivive l’estro berniniano già sperimentato nel complesso decorativo di San
Luigi dei Francesi, a testimoniare un patrimonio tecnico e stilistico, comune
agli allievi del Bernini.
Nel
1602 alla morte del fratello Basilio, Plautilla che non si era mai sposata,
entra nel Monastero di Santa Margherita, dove muore il 13 dicembre 1705.
M.P.F.
Melania G.
Mazzucco
L’Architettrice
Enaudi
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