Mondrian e De Stijl.
Nell’edificio Sabatini, lo spazio principale del Museo Reina Sofia di Madrid, si è aperta fino al primo marzo 2021 la mostra Mondrian e De Stijl, realizzata col Kunstmuseum dell’Aia. Curata da Hans Janssen, uno dei maggiori specialisti dell’artista, raduna un centinaio di opere di Mondrian e dei suoi compagni di strada, da van Doesburg, Vantongerloo, Rietvelt, ai meno noti Rienks de Boer, van der Leck e van Heemskerck. Illustra cioè l’intera vicenda del Neoplasticismo, una delle più importanti correnti dell’astrattismo del Novecento.
Piet Mondrian (1872-1944) è stato il massimo esponente dell’astrattismo geometrico, cioè di un’arte non figurativa che si fonda sulla geometria o, potremmo anche dire, sulla razionalità. Se pensiamo che il suo movimento, il Neoplasticismo, è nato nel 1917, uno degli anni più terribili della Prima guerra mondiale, che a sua volta è stata il momento più irrazionale dell’intera storia umana (almeno fino a quel momento), c’è da trasecolare.
Eppure il punto era proprio quello: trovare una logica e un’armonia mentre il mondo non ne possedeva più, e mentre la violenza (che, si intende, è sempre esistita, tanto più che il filosofo greco Empedocle diceva che era uno degli elementi costitutivi dell’Universo, come l’aria, l’acqua, il fuoco) aveva raggiunto un’acme insostenibile. Si voleva dipingere un teorema perfetto, insomma, in un Occidente che sembrava correre verso la fine (Il tramonto dell’Occidente del Oswald Spengler è del 1918).
Mondrian, del resto, aveva tentato fin dai primi anni Dieci di tradurre la natura in geometria. Nelle sue Composizioni dipinte fra il 1912 e il 1915 gli alberi e il “tremolar della marina”, per dirla con Dante, si trasformavano in un mosaico di segmenti verticali e orizzontali. Il procedimento però si approfondisce a partire dal 1918-19, quando il quadro diventa una tavola pitagorica dove compaiono solo rette che, incrociandosi, formano rettangoli e quadrati. Anche i colori si semplificano e si staccano da quelli naturali: sulla tela ci sono, oltre al bianco e al nero, solo il giallo, il rosso e il blu, tinte pure senza sfumature, cangiantismi, chiaroscuri. Intanto nel 1917 Mondrian fonda con un gruppo di artisti, tra cui i più importanti sono Theo van Doesburg e Georges Vantongerloo, la rivista De Stijl (Lo stile).
E nel 1920 pubblica a sue spese un manifesto di poche pagine intitolato il Neoplasticismo, che significa “La nuova forma”, e in cui teorizza una forma pittorica bidimensionale, senza spessore, senza peso, che esprime soprattutto una idea di costruzione. Il movimento, che si estende anche all’architettura di Gerrit Rietveld, rimarrà in vita fino al 1931. Ma vedrà fra i suoi artisti, tanti contrasti aspri. E tutt’altro che razionali.
M.P.F.
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