Pittura / Panorama.
Painting Bay Helen Frankenthaler, 1952-1992
La
Helen Frankenthaler Foundation e Venetian Heritage presentano la mostra Pittura/Panorama,
Paintgs by Helen
Frankenthaler, 1952-1992, esposizione di
dipinti di Helen Frankenthaler provenienti dalla collezione della fondazione a
lei intitolata. L’opera di Frankenthaler torna così a Venezia dopo
l’apparizione nel padiglione degli Stati Uniti della 33º Biennale di Venezia, nel 1966, attraverso una
mostra monografica di quattordici quadri che offrono una panoramica su
quarant’anni di carriera dell’artista. L’esposizione si concentra sulla
relazione tra i concetti di pittura e panorama elaborati da Frankenthaler
attraverso l’intestazione tra lavori che sembrano esser stati dipinti su cavalletto,
seppur realizzati stendendo la tela sul pavimento, e grandi quadri orizzontali
che si aprono su spazi bassi ma estesi, proprio come dei panorami.
Pittura /
Panorama, è ospitata all’interno di Palazzo Grimani in
Santa Maria Formosa, uno dei più importanti centri culturali della Venezia del
XVI secolo e residenza di una famiglia conosciuta per le sue collezioni e per
il suo mecenatismo. L’atmosfera del palazzo sottolinea l’uso del colore di
Frankenthhaler, influenzato dai grandi artisti veneziani del Cinquecento.
La mostra è
curata da John Elderfield, capo e curatore emerito per la pittura e la scultura
al MoMA di New York e Senior Curator per Gagosian, e comprende opere
panoramiche che vanno da Open Wall (1953), quadro che ha anticipato il movimento Color
Field degli anni Sessanta, alle tele intense e suggestive dei primi anni 90. I
dipinti sono installati in una sequenza non strettamente cronologica, in modo
da rivelare connessioni fra lavori appartenenti a periodi diversi e
un’elaborazione di continuità e di continuo cambiamento. I quadri in
esposizione sono suddivisi in quattro macro categorie:
Anni ’50: il primo approccio di Frankenthaler con grandi
tele orizzontali contemporanee è del 1950, quando l’artista, allora ventunenne
e da poco diplomata dal college, ammira delle composizioni astratte di Jackson
Pollock realizzate con matasse aggrovigliate di vernice colata.
In Window Shade No. 2 (1952), il lavoro meno recente in mostra,
l’artista tenta di realizzare qualcosa di simile su scala più ridotta per poi
applicare poi la stessa tecnica ad opere che alludono al paesaggio, come 10/29/52. Open Wall è invece una grande figura orizzontale, che
tiene insieme aree ampie e linee di colore. Il titolo dimostra come l’artista
fosse consapevole del dibattito dei primi anni Cinquanta fra pittori e critici
newyorchesi sul fatto che un quadro potesse somigliare ad una finestra oppure ad
un muro. Frankenthaler voleva entrambe le cose: un muro spalancato.
Anni’ 60: Per Frankenthaler il dipinto doveva essere una
distesa di superficie piatta che creava l’illusione della profondità. Negli
anni Sessanta, però, era la superficie piatta a predominare nella sua opera. In
Italian Beach (1960), realizzata ad Alassio, le scorciatoie
lungo una collina, un gruppo di foglie e una distesa di sabbia si estendono da
una pozza di blu mare al bordo destro della tela. Pink Bierd Figure I (1961) espande l’immagine piatta di un uccello
sopra una traiettoria di volo disegnata orizzontalmente lungo il quadro. Con Riverhead (1963),
invece, l’artista riprende la pittoricità delle sue tele degli anni Cinquanta
in maniera più sontuosa.
Anni ’70 – 80: il lavoro più grafico di New Paths (1973)
potrebbe suggerire la volontà dell’artista di tornare alle esperienze degli
anni Sessanta; in realtà ci si trova di fronte a un percorso nuovo, una fusione
di un’impronta piatta e schematica con un modo creativo di aprire lo spazio
pittorico. Frankenthaler amplifica l’approccio pittorico di Riverhead – come
in E. M. del 1981 – per poi modificare nuovamente il
proprio lessico stendendo campi monocromatici di colore atmosferico
soprapponendovi gocce, punti e trattini sparsi di un pigmento più evidente come
in Brother Angel (1983), oppure isole galleggianti di colore e
linee calligrafiche come in Madrid (1984)
Anni ’90: Il lavoro di Frankenthaler degli anni Novanta
è meno conosciuto e presentato in mostra attraverso le quattro opere più
importati risalenti all’inizio di questo decennio. In esse l’artista torna alla
pittura di Riverhead, realizzata trent’anni prima, riempiendo le
nuove tele in modo ancora più drammatico. In gioventù aveva dichiarato: “I miei
quadri sono pieni di climi. Climi astratti e non necessariamente naturali”. I
titoli delle tele degli anni Novanta rievocano proprio condizioni climatiche
estreme (Maelstrom, 1992), i luoghi in cui esse si realizzano (Snow Basin, (1990)
oppure il momento in cui hanno inizio (Overture, 1992), o la loro misurazione (Barometer, !992).
Il modo in cui Frankenthaler diffonde e stratifica il colore crea una
rievocazione piena di atmosfera di acqua e cielo che si rifà in ultima istanza
alla pittura veneziana del XVI secolo, e lo fa in una maniera molto personale,
con uno sguardo premonitore al futuro, all’opera dei numerosi artisti che oggi
si ispirano a lei.
M.P.F.
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