Pittori fantastici nella Valle del Po
Aperta a Ferrara
nel Padiglione d’Arte Contemporanea fino al 27 settembre la mostra Pittori fantastici nella Valle del Po, mostra a cura di Camillo Langone.
Una mostra che
potrebbe sembrare un epilogo ma non lo è, anzi. Un titolo straordinario, voluto
dal Presidente di Ferrara Arte Vittorio Sgarbi, che immediatamente suggerisce e
spinge verso un linguaggio privilegiato che è quello di comprendere attraverso
gli occhi, l’anima, il cuore.
<<Il Po
sgorga, con una sorgente degna di essere vista, dal grembo del Monviso, cima
alpina tra le più elevate, nel territorio dei Liguri Bagienni>>.
<<Dammi una
mano dammi una mano a incendiare il piano padano>>, cantava Giovanni
Lindo Ferretti coi CCCP. A incendiare la Valle del Po coll’inizio del suo
tratto centrale, il più lungo, dà una mano Federico Guida (Milano 1969) con Exempla (La braccata), scena cruenta di caccia
in golena. Il cinghiale è definito da Virgilio <<Sus Horribus>>,
tuttavia Guida, caso rarissimo di pittore-cacciatore, lo affronta con coraggio
sia sulla tela sia sulle rive pavesi.
<<Sullo sfondo scorre il fiume che
porta con sé frammenti archeologici, colonne incendiante, una testa / profilo
dalla cui nuca un’araba fenice si invola>>: così Omar Galliani
(Montecchio Emilia, Reggio Emilia, 1954) descrive il suo Autoritratto, altro quadro infiammato, fantastico
nell’accezione di Gustave Moreau, dipinto nel lontano 1986 per riaffermare la
sopravvivenza della pittura in un contesto ottusamente anti-iconico.
Passando
dalla storia dell’arte alla storia tout court in questi fuochi si intravedono
le battaglie combattute qui intorno, in particolare la battaglia di Governolo
dove venne ferito a morte Giovanni dalle Bande Nere, il solo che avrebbe potuto
fermare i lanzichenecchi, impedire il Sacco di Roma, salvare il Rinascimento…
Dopo il fuoco l’acqua, dopo la caccia La pesca
elettrica di Sergio
Padovani (Modena, 1972), quasi una pala d’altare, con un pescatore-vescovo e
una predica ai pesci. Ancora appare il pesce gatto di Marta Sesana (Merate
Lecco, 1981), Salmarino, fin dal titolo rammenta i Beatles psicadelici
che assieme s Syd Barrt e David Bowie sono un riferimento non soltanto musicale
per la pittrice, ma pittorico. Con lei il fantastico padano diventa dream painting, un
sogno tra Brianza e Swingig London.
Più o meno a metà percorso, è il momento
giusto per estasiarsi di fronte a Un Po d’oro di Massimiliano Galliani (Montecchio Emilia,
Reggio Emilia), 1983, figlio di Omar. Solo un’arte potentemente visionaria può
spingere a paragonare il Norditalia al Congo: eppure non troppi migliaia di
anni fa, prima dei tagli e delle bonifiche, l’intera Valle del Po era coperta
da foreste e paludi, come ancor oggi il cuore dell’Africa.
Una trasformazione
al contrario, non dal domestico al selvatico ma dal selvatico al domestico, è
quella operata da Marco Mazzoni (Tortona, Alessandria, 1982) con La Borda: la
strega che ha spaventato generazioni di bambini della pianura diventa una fatina
circondata di teneri fiori, In un fantastico rosa. Parco Lombardo di
GianLuca Di Pasquale (Roma, 1971) segue, invece, un gusto di pittura chiarista.
Il più giovane pittore in mostra, Carlo Alberto Rastrelli (Parma, 1988),
dipinge il capo più antico che si possa scorgere nella nostra pianura, ‘il mio
adorato tabarro’. Emilia
Paranoica rievoca in 70 x
100 cm i succitati CCCP, il Mondo Piccolo di Guarreschiana memoria e il
thriller padano di Pupi Avati. Fra i ferraresi nel cielo più alto, Adelchi
Riccardo Mantovani, nato a Ro Ferrarese, il quale emigrò, nei primi anni
Settanta, per fare l’operaio a Berlino, dove si scoprì pittore autodidatta, di
fantasia così libera e sognante, da trovarsi a ripartire dal Salone dei Mesi
della Delizia di Schifanoia, come se fosse uscito dalla bottega di Francesco
Cossa.
Chiuso nel suo studio di Berlino, poteva passeggiare con la mente per le
strade di Ferrara, e nei cortili e corridoi delle scuole, come se altro mondo
non vi fosse.
Il suo sogno fu sempre sul fiume
di cui ci restituisce l’opera in mostra Notturno
padano, sotto la luce
della luna piena. Il critico e curatore della mostra Camillo Langone non si
ferma a Ferrara. Come Mario Soldati, fa il suo viaggio sul Po, accompagnato dai
pittori, dal Monviso al Delta, e ne incrocia diversi come ispirati poeti: Moria
Franco, che vede la nebbia a Pian della Regina; Daniele Galliano davanti alla
luminosa Gran Madre di Dio di Trino; in Valsusa Guido Bisagni cerca
pietre
sacre; nella bella pianura cuneense Valentina D’Amato, immersa nella sua
sintesi verde, e ritroviamo i bellissimi cani che braccavano un cinghiale di
Federico Guida.
La varietà dei
paesaggi si rispecchia nella infinità degli stati d’animo. Quelli che hanno
ispirato Ariosto e Tasso e poi, figli del fiume, Riccardo Bacchelli, Corrado
Govoni, Michelangelo Antonioni, Giorgio Bassani, Giaan Antonio Cibotto,
Florestano Vancini, Folco Quilici.
M.P.F.
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