Storie di pagine dipinte
Miniature
recuperate dai carabinieri
Un
tesoro di sapere, arte e devozione, prima rubato e poi ritrovato: sono libri
antichi e preziosi come il minuscolo Ufficio dei Morti appartenuto a Papa Leone
X de’ Medici, i grandissimi corali, le pergamene finemente illustrate e
decorate da alcuni dei più grandi maestri del Medioevo e del Rinascimento.
La
mostra “Storie di pagine dipinte. Miniature recuperate dai Carabinieri” a
Firenze, organizzata dalle Gallerie degli Uffizi, a Palazzo Pitti, sala delle
Nicchie (catalogo Sillabe), aperta fino al 4 ottobre 2020, comprende circa
quaranta opere, recuperate dopo il furto da questo speciale comando dell’Arma.
I manoscritti e le singole pagine miniate in mostra attraverso la grande
stagione libraria dell’Italia centrale dal Duecento al Cinquecento: provengono
da Castelfiorentino, Colle di Val d’Elsa, Firenze, Perugia e Pistoia, e le
miniature sono opera di artisti importantissimi come il Maestro di Sant’
Alessio in Bigiano, che malgrado sia ancora anonimo era a capo della bottega
più attiva in Toscana nell’ultimo quarto del XIII secolo; Pacino di Buonaguida
(uno dei primi e più dotati tra i seguaci di Giotto); fino ad Attravante degli
Attravanti e Gherardo e Monte di Giovanni, illustratori di libri di fama
internazionale ai tempi di Lorenzo il Magnifico.
La
bellezza e il pregio delle opere esposte non è la sola attrazione di questa
mostra: la sua spettacolarità sta nella storia dei furti e dei recuperi di cui
è protagonista ogni volume, ogni singola pagina, ogni miniatura ritagliata.
Tra queste i corali provenienti dal convento dei Minori Osservanti di San Lucchese e Poggibonsi, oggetto di ben due furti, negli anni Trenta del ‘900 e poi di nuovo nel 1982; gli oltre venti volumi dell’abbazia benedettina di Montemorcino in Umbria, che, trasferiti nell’abbazia di Monte Oliveto Maggiore ad Asciano, venero rubati nel 1975; l’Ufficio dei Morti di Leone X de’ Medici, prezioso ed elegante come si conveniva a quel papa, raffinato intellettuale.
La rassegna non esclude le opere sfregiate, le pagine da cui sono state ritagliate le miniature, i fogli strappati dai codici, ed è quindi un’occasione per pensare al furto di questi manufatti non solo come a una sottrazione di un bene comune, ma come una violenza che va dritta al cuore della nostra cultura e che attacca i testi, la nostra lingua, le pitture che la decoravano e la spiegavano.
La
realizzazione della mostra è dovuta a storici dell’arte, specializzandi e
dottorandi di Storia della Miniatura all’Università degli Studi di Firenze,
sotto la guida della professoressa Sonia Chiodo, una dei massimi esperi della
materia. Particolarmente in un campo complesso come lo studio dei volumi
(codicologia) e delle loro decorazioni, è indispensabile che il lavoro anti
crimine dei Carabinieri si avvalga di precise competenze specialistiche, come
in questo caso: ogni miniatura o libro antico recuperato deve poter essere
ricondotto al contesto di appartenenza, ed è in questo ambito che un drappello
di giovani studiosi ha costruito l’esposizione di Palazzo Pitti.
E la
concretezza, l’importanza dei risultati da loro raggiunti non saranno legate
soltanto all’occasione temporanea della mostra: il loro lavoro include infatti
il censimento di tutte le mancanze in modo da mettere a disposizione della
Banca Dati dei Carabinieri una messe di informazioni aggiornate, essenziali
alle investigazioni in corso e a quelle future.
M.P.F.
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