Videoarte
A Palazzo dei Diamanti 1973-1979
REENACTMENT
La relazione cinema-arti
visuali è, senza dubbio, uno dei “fondamenti impliciti” caratterizzanti le
espressioni artistiche del XX e del XXI
secolo ed ha anche un equivalente speculare in molta, colta e non, iconografia
cinematografica.
Le prospezioni critiche di
Rudolf Arnheim (Film als Kunst, del
1933) e di Carlo Ludovico Ragghianti (Cinema
arte figurativa,
del 1952) possono
considerarsi, nella dichiarata diversità della metodologia e dei paradigmi applicati,
fortemente indicativa.
L’affermazione e la
diffusione dell’arte video degli ultimi due decenni, preannunciata dalle
insistite espansioni translinguistiche del movimento Fluxus negli anni sessanta
e settanta, si pone in una linea di continuità rispetto alla storia e alla
preistoria delle prime avanguardie insieme a quelle delle neoavanguardie del
dopoguerra.
Parallelo a questo tracciato,
ma ben differenziato per organizzazione strutturale e destinazione, è lo
sviluppo del documentario d’arte, internazionalmente rubricato come Film sur l’art o Film on Art dove didattica e informazione visuale sostengono la
lettura cinematografica delle opere d’arte. A questo contesto sono riportabili
gli originali critofilm di Raggianti
realizzati secondo un rigoroso, e ogni volta specifico, modello
critico-interpretativo.
Il cinema d’artista degli
anni settanta in Italia elabora una composita esperienza di ricerca in un clima
fervido di progettualità creativa. Artisti visuali e “cineasti” indipendenti si
trovano affiancati “militanti” dentro le stesse utopie, linguistiche e oltre.
L’irruzione del video, particolarmente in Italia e in Francia, spinge prima a
una eclisse poi a una rapida mutazione le sperimentazioni del cinema
indipendente, insieme soggettive e politiche. L’influenza della nuova
dimensione performativa delle espressioni artistiche, più forte nel clima degli
anni settanta negli Stati Uniti ma presto affermata anche in Europa, sancisce,
con possibili articolazioni del nuovo medium in grado di coinvolgere presenza e
continuità della dimensione del tempo, il
tempo reale,
il produttivo abbattimento della frontiera canonica tra arti dello spazio e
arti del tempo.
Il video prende piede negli
anni sessanta, un momento politico, sociale e culturale di grandi cambiamenti
in tutto il mondo. In questi anni si prende coscienza di molte cose. La società
sta cambiando, stanno cambiando i costumi, ci si sta preparando a una grande
rivoluzione: il Sessantotto. Anche l’arte di questo momento in poi, non sarebbe
mai più stata come prima. Si assume una coscienza politica diversa, si diviene
consapevoli del proprio corpo.
Sin da subito il video è
stato investito da un’aura particolare che lo ha trasformato quasi
immediatamente in “video-arte”, traendo un po’ quell’aspetto di effimero, di
fragile, che inizialmente ha costituito la sua differenza rispetto al più
nobile cinema.
Nel 1972 a Ferrara, in seno alla
Galleria d’arte moderna e contemporanea, il direttore Franco Farina istituirà
il Centro video arte di Palazzo dei Diamanti, con la preziosa e geniale
conduzione di Lola Bonora responsabile di questo settore. Sino al 1994 il
centro è stato riconosciuto da manifestazioni artistiche di livello
internazionale quali la
Biennale di Venezia e Documenta di Kassel. Il Centro si è mosso
sin da subito con grande cognizione di causa e volontà di azione. Già
dall’inizio ha chiamato a collaborare alcune delle personalità più interessanti
della video arte italiana e straniera: Marina Abramovic e Ulay, Michele Sabin,
Gianfranco Barucchello, Claudio Cintoli, Mario Schifano, Nam Jume Paik, Woody e
Steina Wasulka, Gianni Toti, Cristina Kubish, Giuliano Giuman, Klara Kutchta,
Nanda Vigo, Greta Safarty, Giuseppe Chiari, Sylvano Bussotti, Emilio Vedova e
Fabrizio Plessi.
Per recuperare e riportare in
vita questo straordinario “archivio” di memoria artistica e storica, le
Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara hanno avviato un progetto di
preservazione e restauro che si giova della collaborazione con uno dei centri
di riferimento internazionale in quest’ambinto, i laboratori La Camera Ottica e CREA
del DAMS di Gorizia – Università di Udine, sotto la supervisione della
professoressa Cosetta G.Saba. Nel 2013 ha preso il via una vasta campagna
conservativa, che prevede l’archiviazione, la migrazione digitale, lo studio e
la
video-presevazione del vasto
corpus di videotape del Centro Video Arte, secondo un protocollo adottato dai
laboratori di Gorizia. A dare il contributo fondamentale a questa iniziativa è
stato il generoso sostegno della Fondazione Pianori che ha finanziato un ampio
intervento nell’ambito del suo impegno nell’incremento e nella salvaguardia del
patrimonio artistico e culturale di Ferrara, in particolare delle collezioni
d’arte moderna.
L’esposizione Videoarte a Palazzo dei Diamanti 1973 /
1979. Reenactment,
organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte
e dalle gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara, presenta al
pubblico i primi esiti di questo lavoro
d’equipe, riconsegnando alla
storia una selezione di opere video degli anni Settanta.
A questo fine, i curatori
hanno scelto di ri-allestire la parte iniziale della mostra
Videoarte a Palazzo dei Diamanti 1973/1979 a cura di Janus
e ospitata nel Foyer della Camera di Commercio di Torino nell’aprile del 1980,
che non solo rappresentò un primo fondamentale bilancio delle ricerche
d’avanguardia prodotte dal Centro, ma costituì anche un significativo momento
di riflessione sulla natura del video, sulle sue culture, sul suo immaginario,
sulla sua estetica, nel momento in cui la posta in gioco era la definizione di
un nuovo statuto dell’opera d’arte.
La mostra è allestita nelle
sale Benvenuto Tisi da Garofalo di Palazzo dei Diamanti, che sono state uno dei
teatri delle multiformi iniziative del Centro, e si focalizza sulle 19 opere
monocanale che figuravano nella sezione “videoarte” della mostra torinese,
ossia sul videotape nati dalla sperimentazione creativa sulle possibilità
espressive del segnale elettronico e messi in onda su singolo monitor.
La rilettura e
ricontestualizzazione dell’esposizione del 1980, nella cornice di uno degli
spazi espositivi del Centro stesso, associata alla presentazione
dell’intervento di recupero su due opere di acclamato rilievo internazionale,
rappresenta un primo importante momento di studio e di reenactment del fondo video, nella prospettiva della messa in
valore dell’archivio nel contesto futuro assetto museologico della Galleria
d’arte Moderna e Contemporanea a Palazzo Massari.
Grazie alla sapiente intraprendenza
di Lola Bonora, responsabile
del centro Video Arte, la
collaborazione di Carlo Ansaloni, ma soprattutto,
grazie alla
grande competenza tecnica e creativa di Giovanni Grandi, quel settore delle
Gallerie di Arte Moderna e Contemporanea di Palazzo dei Diamanti, fu in continuo dialogo e provocazione culturale con le scuole e con
gli Istituti di Cultura italiani e stranieri, tra cui l’allora Casa Cini di
Ferrara(ora soppresso da, drammatici, eventi curiali), con cui le proposte
didattiche si allargarono in un turbinio di attività dinamiche, con la figura
di don Franco
Patruno.
Indimenticabili i video sul
teatro contemporaneo e giapponese commentati dallo stesso Patruno, lo splendido
video su Chagall opera di un giovane videoMaker (Franco Ferioli ), che
accompagnava le mostre dell’artista russo esposta tra Palazzo dei Diamanti e
Casa Cini, e molto ancora si potrebbe ricordare di performance ed episodi
culturali di “quell’età dell’oro” in cui la cultura non era solo un termine di
fredda rappresentanza, ma ricerca, solidarietà e dialogo con la città che
accoglieva questo universo di idee creato da Franco Farina e dai suoi
indimenticabili collaboratori.
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