Carla Maria Maggi. L’artista ritrovata
Villa Boromeo
d’Adda presenta la mostra della pittrice Carla Maria Maggi, con il titolo “Carla Maria Maggi, l’artista ritrovata”, a cura di Simona Bartolena.
Dedicata alla
figura di questa straordinaria pittrice attiva negli anni Trenta del Novecento,
l’esposizione presenta al pubblico il corpus pressochè completo delle opere
dell’artista, cui si aggiunge un dipinto inedito scoperto di recente in una
collezione privata. Si tratta di circa quaranta opere, tutte di altissimo
livello: ritratti, nature morte e – cosa ben rara, per quei tempi, per una
donna artista – nudi femminili dal vero. L’esposizione, che doveva aprire lo
scorso marzo, poi rinviata per effetto del decreto di contenimento
dell’emergenza Covid – 19 si potrà visitare dal 30 maggio al 26 luglio 2020 (su
prenotazione).
A dodici anni
dalla mostra a Palazzo Reale di Milano curata da Elena Pontiggia con un
contributo della stessa Simona Bartolomea, in cui fu esposta per la prima volta
l’opera della pittrice – al tempo messa in relazione con i ritrattisti della
sua epoca – l’opera di Carla Maria Maggi torna a essere presentata in un evento
d’eccezione volto a riscoprire la sua figura d’artista e riflettere sulla
condizione femminile nelle arti fino a tempi molto recenti.
Carla Maria Maggi
(1913 – 2004) era figlia della buona società milanese degli anni Trenta.
Allieva di Palanti, ottenne fin da subito successi pubblici e privati con i
suoi dipinti, e nonostante le sue opere rivelassero già un talento promettente,
dopo il matrimonio fu costretta ad abbandonare la strada dell’arte.
Come molte
altre artiste del suo tempo, Carla Maria Maggi accettò, suo malgrado, di
aderire ai canoni del benpensantismo borghese del suo tempo e di seguire le
regole sociali alle quali il marito, in particolare, le chiedeva di
sottomettersi. Mise da parte il proprio talento e vestì i panni della moglie e
madre perfetta.
Ma prima di dimenticare il suo essere artista, la Maggi ebbe occasione
di realizzare una serie di straordinarie opere che raccontano con grande
talento e raffinata sensibilità il mondo che lei frequentava e rappresentava:
da una parte il bel mondo dell’alta borghesia milanese, divisa tra la città e i
luoghi di villeggiatura, dall’altra la bohéme degli ambienti di Brera e della
Scala, liberi e pieni di stimoli per chi, come lei, voleva vivere nell’arte.
Solo negli ultimi anni le opere della Maggi vennero per caso riscoperte dal
figlio Vittorio, nascoste sotto una spessa coltre di coperte nel solaio della
casa di campagna. Sensibile all’arte, il figlio volle fare luce sul passato
della madre. Da allora si sono interessati all’opera della Maggi storici e
critici d’arte come Rossana Bossaglia, Vittorio Sgarbi, Elena Pontiggia.
M.P.F.