Ferrara Compianto su Cristo di Guido Mazzoni nella chiesa del Gesù
Collocata, nella chiesa del Gesù, lungo la parete d’ingresso, a sinistra, il Compianto sul Cristo morto è composta da un gruppo di otto statue in terracotta policroma eseguite da Guido Mazzoni su commissione della duchessa Eleonora d’Aragona. L’opera finita fu posta nel 1485 nella scomparsa chiesa di Santa Maria della Rosa e qui trasportata solo nel 1938. Sette statue in varie posture circondano il corpo morto. Si riconoscono, da sinistra: Nicodemo, con in mano un vasetto che rappresenta i profumi che, secondo i Vangeli, egli portò per ungere il corpo; la Maddalena, Salomè, Maria di Cleofa e Giuseppe Arimatea, con in mano tre chiodi a memoria del fatto che fu lui ad ottenere da Ponzio Pilato il permesso di togliere dalla croce Gesù e seppellirlo.
Tutte le figure sono rese con intenso realismo e le loro espressioni vanno dalla disperazione della Madonna, al dolore trattenuto di Giovanni e Salomè, alle espressioni serie ma distaccate degli altri personaggi. È tradizione che l’artista abbia dato ai sette personaggi intorno al Cristo le sembianze di membri della Corte e, in particolare, Maria di Cleofa e Giuseppe di Arimatea avrebbero avuto come modelli la duchessa Eleonora e il duca Ercole I. Il duca ha un lungo soprabito doppiato di pelo, rialzato in cintura con un lembo che ne mostra l’interno. Gli abiti invernali, i più ricchi e probabilmente anche i più indicativi di una condizione sociale, sono sempre i preferiti da Mazzoni, nei compianti, ma anche nella <<Madonna con donatori>> del Duomo di Modena. È probabile che si tratti di un’occasione nella quale poter mostrare un abbigliamento ricco e complesso nella resa dei materiali, Il duca ha un paio di guanti, uno indossato, l’altro stretto nella mano. Anche questo particolare è segno distintivo della sua condizione e porta a un salto iconografico nei confronti di un’ortodossia religiosa più austera agli inizi, come quella rilevata nel <<Compianto>> di Busseto, in cui i due committenti esibivano solo oggetti relativi all’iconografia sacra: uno martello e tenaglie e l’altro un mazzo di chiodi. Anche l’abito di Eleonora, di grande sobrietà, mostra però una serie di dettagli tecnici, frutto del virtuosismo descrittivo del Mazzoni che qui porta, come la statuaria effimera in cera o in gesso in altri centri rinascimentali italiani o nelle grandi monarchie francesi o inglesi, le persone dei duchi quotidianamente sotto gli occhi dei fedeli. Tuttavia con rituale più dimesso che mantiene una sorta di estrema familiarizzazione con le loro persone. La qualità di un certo appiattimento della qualità del <<Compianto>> di Ferrara, rispetto a quello di Modena, condivisa a suo tempo dal Venturi e da Gnudi, al di là delle differenze di assetto, qualche scarto di qualità, se pur minimo, è presente. Si confrontino ad esempio le due Marie di Salome, quella di Ferrara e quella di Venezia. La somiglianza è molto ravvicinata, (forse si tratta dello stesso modello), ma la Maria ferrarese ha qualcosa di più sommario nel volto, il movimento della testa rispetto al busto è meno flessibile, è più geometrico e inamidato il soggòlo e un po’ più pesante meno <<velato>> l’aderire dell’abito al corpo. Anche se la statua rimane perfettamente mazzoniana, con i segni di virtuosismo e di splendida sensibilità per l’evidenza tattile della forma che sono caratteristici dello scultore. Un confronto analogo si potrebbe fare tra le due Maddalene, ma qui entra in campo in modo più chiaro la durezza e l’angolosità da <<officina ferrarese>> e in particolare robertiana che Mazzoni ha espresso in questo <<Compianto>> più che in tutti gli altri. La sensibilità grafica del comporre i volti mostra l’intenso dialogo del Mazzoni con Venezia, sempre più vicino ai grandi della pittura, soprattutto a Bellini, ma forse anche con gli scultori in marmo della città, proprio nei particolari nei quali la sfida può essere a vantaggio dello scultore modenese. Il momento di tangenza con Giovanni Bellini è molto alto, nella naturalezza, nella commozione sentimentale, in profonda aderenza alla verità e alla mimesi, con gusto per l’eleganza della linea e per conseguirne graficamente tutto il compiacimento possibile, come nel volto di Cristo che poggia su un cuscino finemente ornato con il simbolo dell’Agus Dei.M.P.F.
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