sabato 1 agosto 2020

NINO MIGLIORI. STRAGEDIA Ustica 1980


Mino Migliori
STRAGEDIA
Bologna, in occasione per il quarentesimo anniversario della Strage di Ustica si è aperta la mostra Mino Migliori. Stragedia promossa da Comune di Bologna, Istituzione Bologna Musei / Mambo – Musei d’Arte Moderna Bologna, Museo per la Memoria di Ustica, Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, in collaborazione con Fondazione Nino Migliori e la Direzione Regionale Musei Emilia Romagna.
Il progetto – ideato da Nino Migliori e curato da Lorenzo Balbi, viene presentato fino al 27 settembre 2020 nella sede della Ex Chiesa di San Mattia.
La fastosa decorazione interna dell’edificio cinquecentesco è lo spazio scelto dall’artista per articolare un’istallazione immersiva inedita, realizzata in memoria delle vittime di una delle tragedie collettive più discusse della storia della repubblica italiana.
L’opera è strutturata come un’installazione ambientale in cui 7 schermi di grandi dimensioni, posizionati ad altezze e angolature diverse, come a voler avvolgere lo spettatore, proiettano una narrazione audio-visiva che elabora 81 immagini, tante quante sono state le vite scomparse e dei frammenti dell’aereo Douglas DC- 9 della compagnia Itavia precipitato in mare il 27 giugno 1980 durante il volo di linea IH 870 da Bologna a Palermo.
Tra i maggiori protagonisti della fotografia italiana, noto per una personalissima indagine tecnica e concettuale incentrata su un’eclettica sperimentazione del linguaggio delle immagini ottico-chimiche, Nino Migliori entra in contatto nel 2007 con tracce spezzate del drammatico evento, poco tempo dopo che il relitto del velivolo, recuperato al largo dell’isola di Ustica, ha compiuto lo straziante percorso a ritroso che dall’aeroporto di Pratica di Mare lo ha riportato a Bologna.
Mentre è ancora in corso di sviluppo il progetto museografico per trasformare gli ex magazzini dell’azienda di trasporti pubblici locali ATC nella sede del Museo per la Memoria di Ustica, poi inaugurato il 27 maggio 2007 con l’istallazione permanente site specific A proposito di Ustica ideata da Christian Boltanski, Migliori ottiene l’autorizzazione per accedere al cantiere aperto e fotografare i resti dell’aereo non ancora ricomposto nella sua forma originaria intorno allo scheletro della fusoliera.
L’artista posa il suo sguardo sulle centinaia di lamiere inerti disposte a terra per quattro notti, chinandosi con attenzione sorvegliata da delicata compostezza e pietoso rispetto. Per interrogare i dettagli di quelle superfici metalliche disgregate, utilizza come unica fonte di luce di una candela orientata secondo varie inclinazioni, una tecnica sperimentata per la prima volta nel 2006 per rappresentare le formelle dello zooforo che cinge il Battistero di Parma. Sull’edificio che Benedetto Antelami progettò tra il XII e il XIII secolo nacque per il desiderio di riprodurre immagini che potessero evocare la stessa luce di cui si faceva uso a quel tempo. Questo progetto costituisce il primo atto del celebre ciclo LUMEN che sarebbe proseguito negli anni successivi per esplorare, con questo stesso antichissimo espediente tecnico, la misteriosa bellezza di altri capolavori scultorei della storia dell’arte.
Idealmente inscrivibili per soluzione formale in queste serie fotografiche, le immagini nate nel cantiere del Museo per la Memoria di Ustica costituiscono un corpus unico all’interno di una poetica perennemente tesa verso un’ulteriore possibilità di percezione del puro dato di realtà. In questo caso lo sguardo dell’artista non va alla ricerca dell’incanto di forme fantastiche e di vibrazioni oniriche da svelare, ma le tremule fiammelle delle candele che illuminano i muti testimoni di una volontà stragista – come luce devozionale e silenzio.
Se la modalità operativa per la creazione di questo inventario resta minimale, con inquadrature frontali essenziali e una severa cromia in bianco e nero a guidare la scrittura della luce, nella profondità di campo l’architettura della visione amplifica con una straordinaria forza emotiva lo sfaldamento delle forme, fino a sconfinare nell’astratto, dove dettagli e frammenti smarriscono la dimensione di scala della reale funzione originaria per aprire a possibilità interpretative altre.

M.P.F.

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