Bologna, in
occasione per il quarentesimo anniversario della Strage di Ustica si è aperta
la mostra Mino Migliori.
Stragedia promossa da
Comune di Bologna, Istituzione Bologna Musei / Mambo – Musei d’Arte Moderna
Bologna, Museo per la Memoria di Ustica, Associazione Parenti delle Vittime
della Strage di Ustica, in collaborazione con Fondazione Nino Migliori e la
Direzione Regionale Musei Emilia Romagna.
Il progetto –
ideato da Nino Migliori e curato da Lorenzo Balbi, viene presentato fino al 27
settembre 2020 nella sede della Ex Chiesa di San
Mattia.
La fastosa
decorazione interna dell’edificio cinquecentesco è lo spazio scelto
dall’artista per articolare un’istallazione immersiva inedita, realizzata in
memoria delle vittime di una delle tragedie collettive più discusse della
storia della repubblica italiana.
L’opera è
strutturata come un’installazione ambientale in cui 7 schermi di grandi
dimensioni, posizionati ad altezze e angolature diverse, come a voler avvolgere
lo spettatore, proiettano una narrazione audio-visiva che elabora 81 immagini,
tante quante sono state le vite scomparse e dei frammenti dell’aereo Douglas
DC- 9 della compagnia Itavia precipitato in mare il 27 giugno 1980 durante il
volo di linea IH 870 da Bologna a Palermo.
Tra i maggiori
protagonisti della fotografia italiana, noto per una personalissima indagine
tecnica e concettuale incentrata su un’eclettica sperimentazione del linguaggio
delle immagini ottico-chimiche, Nino Migliori entra in contatto nel 2007 con
tracce spezzate del drammatico evento, poco tempo dopo che il relitto del
velivolo, recuperato al largo dell’isola di Ustica, ha compiuto lo straziante
percorso a ritroso che dall’aeroporto di Pratica di Mare lo ha riportato a
Bologna.
Mentre è ancora
in corso di sviluppo il progetto museografico per trasformare gli ex magazzini
dell’azienda di trasporti pubblici locali ATC nella sede del Museo per la
Memoria di Ustica, poi inaugurato il 27 maggio 2007 con l’istallazione
permanente site specific A proposito di Ustica ideata da Christian Boltanski,
Migliori ottiene l’autorizzazione per accedere al cantiere aperto e fotografare
i resti dell’aereo non ancora ricomposto nella sua forma originaria intorno
allo scheletro della fusoliera.
L’artista posa il
suo sguardo sulle centinaia di lamiere inerti disposte a terra per quattro
notti, chinandosi con attenzione sorvegliata da delicata compostezza e pietoso
rispetto. Per interrogare i dettagli di quelle superfici metalliche disgregate,
utilizza come unica fonte di luce di una candela orientata secondo varie
inclinazioni, una tecnica sperimentata per la prima volta nel 2006 per
rappresentare le formelle dello zooforo che cinge il Battistero di Parma.
Sull’edificio che Benedetto Antelami progettò tra il XII e il XIII secolo
nacque per il desiderio di riprodurre immagini che potessero evocare la stessa
luce di cui si faceva uso a quel tempo. Questo progetto costituisce il primo
atto del celebre ciclo LUMEN che sarebbe proseguito negli anni successivi per
esplorare, con questo stesso antichissimo espediente tecnico, la misteriosa
bellezza di altri capolavori scultorei della storia dell’arte.
Idealmente
inscrivibili per soluzione formale in queste serie fotografiche, le immagini
nate nel cantiere del Museo per la Memoria di Ustica costituiscono un corpus
unico all’interno di una poetica perennemente tesa verso un’ulteriore
possibilità di percezione del puro dato di realtà. In questo caso lo sguardo
dell’artista non va alla ricerca dell’incanto di forme fantastiche e di
vibrazioni oniriche da svelare, ma le tremule fiammelle delle candele che
illuminano i muti testimoni di una volontà stragista – come luce devozionale e
silenzio.
Se la modalità
operativa per la creazione di questo inventario resta minimale, con
inquadrature frontali essenziali e una severa cromia in bianco e nero a guidare
la scrittura della luce, nella profondità di campo l’architettura della visione
amplifica con una straordinaria forza emotiva lo sfaldamento delle forme, fino
a sconfinare nell’astratto, dove dettagli e frammenti smarriscono la dimensione
di scala della reale funzione originaria per aprire a possibilità
interpretative altre.
M.P.F.
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