Gentilissima Paola,Siamo Massimo Dalla Torre e Clara Coppini, amici di Don
Franco, dispiaciuti di quanto visto ieri a Casa Cini. Ti indirizziamo questa
nostra lettera rivolta a Don Patruno, perchè pensiamo che tu sia la persona più
vicina a lui.
Un abbraccio affettuosoMassimo e
Clara
Carissimo Don Patruno,
scriviamo direttamente a te che
sei nei cieli, sperando che nessuno ti abbia avvertito che ieri, sabato 21
febbraio, veniva inaugurata "Casa Cini" e, conseguentemente, non ti sia venuta
la curiosità di volgere gli occhi verso quella che è stata la Tua Casa Cini per
non soffrire quanto, e molto di più, di quello che abbiamo sofferto noi,
testimoni inconsapevoli dello scempio attuato lì, in quel luogo straordinario da
te "creato".
Si, inconsapevoli, perché dopo due anni che sei andato lassù,
anche se sei rimasto vivo nei nostri cuori, volevamo tornare dentro Casa Cini
per sentirti più vicino, presente, muovendosi in quegli ambienti e respirandone
le atmosfere di allora. Ricordiamo la tua porta sempre aperta, la tua immediata
accoglienza, la tua disponibilità e curiosità verso tutti, ma proprio tutti, non
solo verso uomini di cultura, artisti, o altri personaggi importanti. E quelle
stanze, magari con qualche segno del tempo - un pavimento in legno che
scricchiola, qualche finestra con lo spiffero, le pareti da ritinteggiare -
piene di oggetti, libri, quadri; di amici; di vita.
Ieri siamo entrati
nell'edificio da un portone laterale all'ingresso principale, subito fermati ed
invitati ad aspettare il nostro turno per una breve visita agli ambienti
restaurati. Sul banco della reception notiamo un cartoncino piegato con scritto
che le offerte per Casa Cini devono essere di 5,00 euro minimo.
Poi arriva
un signore alto e di una certa età che solo oggi, dal giornale domenicale,
apprendiamo essere tal Bruno Dell'Anna. Assieme ad altre tre persone (il gruppo
non può essere maggiore di cinque per via della capienza dell'ascensore) in
tutta fretta - ci sono altri che aspettano il turno successivo - ci conduce per
gli ambienti rinnovati. Ogni tanto ricorda il tuo nome, additando per esempio la
targa in tuo ricordo e qualche tuo disegno posti in un ambiente del piano
terreno, ora aula attrezzata per videoconferenze. Oppure quando ci porta nel
tuo appartamento, nella tua camera da letto, precisando che sarà posto in
locazione, assieme ad altri spazi di quel piano, perché il restauro è costato
molto, anche per via delle "belle arti" che hanno preteso di mantenere alcuni
caratteri dell'edificio, e perché la struttura costa. Seguendo i discorsi
prettamente utilitaristici ed economici di quel tipo fastidiosissimo ed i suoi
passi veloci, perdiamo l'orientamento, non riconosciamo più dove siamo.
Magicamente ci ritroviamo nell'aula magna, quella in cui tu ci hai accolto con i
nostri piccoli e semplici disegni del Cammino di Santiago. Prima, da qualche
parte, ancora un pannello con i tuoi disegni ed il tuo nome di nuovo pronunciato
dal quel tipo, ma si capisce benissimo che ti usa solo per fare apparire quegli
ambienti senza più anima in continuità con il passato (forse non ti ha neppure
mai conosciuto e comunque di te non gliene frega un cazzo). Ci viene indicato lo
scalone per uscire, la visita è terminata.
Ora che ci siamo orientati,
guardiamo da lontano la porta del tuo studio, chiusa. Con l'animo gonfio
chiediamo che ne è stato di quel luogo straordinario, di tutte le cose
contenute, dei libri della biblioteca, ricevendo risposte evasive. Una signora
bionda del gruppo di visita si gira verso di noi dicendo "che tristezza".
Scendiamo la scala ed ecco allestito nell'atrio il buffet. No, non c'è
niente da festeggiare, non vogliamo toccare niente, non vogliamo avere niente a
che fare con questa gente. Appoggiati al muro, ci guardiamo attorno. Nessuno dei
tuoi amici è presente, meno male; loro forse sapevano di come è stata
trasformata la Tua Casa Cini e per rispetto e affetto verso di te si sono tenuti
lontano da questa farsa; ci sentiamo a disagio, quello che vediamo ci ricorda
alcuni quadri di Otto Dix, ed il suo modo grottesco di rappresentare un mondo
popolato da individui cinici.
Ci dispiace Don Franco, perdonaci per la
nostra impotenza ed incapacità ad opporre resistenza a questa gente e perdonali
per la loro abissale, ma pericolosa, arroganza ed ignoranza.
Un
abbraccio, tuoi Clara e Massimo.
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