ANTONY GORMLEY
HUMAN
Forte di Belvedere a Firenze
ospita fino al 27 settembre le opere di Antony Gormley, uno dei più apprezzati
scultori viventi, con una mostra dal titolo Human.
Il Forte di Belvedere è un
museo all’aperto dove poter godere in modo unico dell’arte contemporanea. Lo
spazio espositivo venne inaugurato nel 1972 in occasione della mostra – entrata oramai
a far parte della storia fiorentina – di Henry Moor, uno dei massimi scultori
del XX secolo e tra i maggiori interpreti dell’arte di Michelangelo.
Non è un caso che un altro
scultore britannico sia stato scelto oggi per proseguire il programma del Forte
che negli ultimi decenni ha ospitato altre presenze di spicco, creando sempre
una interazione dinamica tra artisti le loro opere e la fortezza,
in una simbiosi affascinante
tra arte contemporanea e Rinascimento.
Fin dal titolo, HUMAN,
Gormley individua il suo orizzonte di riferimento culturale,
l’Umanesimo, criticando le
certezze ideologiche che hanno sostenuto l’arte occidentale. Entrando negli
spazi del Forte di Belvedere egli ci ricorda che i secoli della magnificenza
rinascimentale furono dominati anche da forze ostili alla dignità dell’uomo e
che i “Principi” furono capaci di cupa violenza e di calcolata persecuzione,
spargendo terrore e fomentando discriminazione.
Gormley assume su di sé il
peso della grande tradizione dell’arte occidentale che ha attribuito alla
scultura, e in particolare alla figura umana, una posizione privilegiata
ponendo l’uomo – magnum miraculum – al
centro di un sistema cosmologico matematicamente armonizzato nella geometria
divina del cerchio, come in Vitruvio e Piero della Francesca. L’artista non
solo ripercorre il lavoro di Leon Battista Alberti nel suo De statua ma riaffronta anche le avanguardie del primo Novecento
con l’intenzione di riaprire il discorso sulla figura umana dopo il Cubismo.
E lo fa attraverso la propria
personale esperienza del corpo esaminando le sue attitudini, e le sue mutate
azioni e reazioni psico-fisiche.
Camminando per gli spalti e
le terrazze, circunavigando la palazzina ci imbattiamo
in una molteplicità di figure
in metallo e in pose e attitudini di costrizione o depressione, di sforzo o di
languore, di isteria o di meditazione: sensazioni abituali.
Nella loro sintassi di calchi
corporei o moduli geometrici, le loro pose evocano stati della mente secondo
una nuova forma di modernismo. Sappiamo di non essere al centro del mondo ma di
esserne parte. È questa radicale visione e tensione che fa di Gormley
un artista spartiacque, e della mostra a Forte di Belvedere qualcosa di
veramente epocale per Firenze e tutto il mondo.
Maria Paola Forlani
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