lunedì 25 maggio 2015

Il Principe dei sogni

Il Principe dei sogni

Giuseppe negli arazzi medicei di Pontormo e Bronzino

Dopo lo straordinario successo ottenuto a Palazzo del Quirinale, dove è stata inaugurata lo scorso 17 febbraio, la grande mostra “Il Principe dei sogni. Giuseppe negli arazzi medicei di Pontormo e Bronzino”, realizzata in occasione di Expo Milano 2015,  grazie alla Fondazione Bracco, è giunta nella splendida sala delle Cariatidi a Palazzo Reale fino al 30 agosto 2015.
L’esposizione, a cura di Louis Godart, raduna dopo centocinquanta anni, i venti arazzi cinquecenteschi commissionati da Cosimo I de’Medici che raffigurano la storia di Giuseppe narrata nella Genesi (37 – 50).

Gli arazzi, divisi per volere dei Savoia nel 1882 tra Firenze e il Palazzo Quirinale, tornano, grazie all’impegno della Presidenza della Repubblica Italiana e del Comune di Firenze, ad essere esposti insieme in una mostra unica. Dopo la tappa di Roma, nel salone dei Corazzieri del Palazzo del Quirinale, sono ora esposti a Milano nella sala delle Cariatidi e successivamente a Firenze nella Sala dei Duecento di Palazzo Vecchio dal 15 settembre 2015 fino al 15 febbraio 2016.

La straordinaria raffinatezza della loro manifattura, l’unicità della composizione dei soggetti raffigurati, la singolare vicenda storica che li ha interessati, profondamente intrecciata alla storia d’Italia, fa di questo progetto espositivo un evento di portata internazionale e di eccezionale rilevanza simbolica, culturale e storico artistica.

Questa serie di panni monumentali, oggetto di un complesso e pluridecennale restauro presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e il Laboratorio Arazzi del Quirinale, rappresenta una delle più alte testimonianze dell’artigianato e dell’arte rinascimentale. Gli arazzi con le Storie di Giuseppe vennero commissionate da Cosimo I de’Medici tra il 1545 e il 1553 per la Sala dei Duecento di Palazzo Vecchio a Firenze.

I disegni preparatori furono affidati ai maggiori artisti del tempo, primo fra tutti il Pontormo. Ma le prove predisposte da quest’ultimo non piacquero a Cosimo I, che decise di rivolgersi ad Agnolo Bronzino, allievo di Pontormo e già pittore di corte, a cui si deve parte dell’impianto narrativo della serie. Tessuti alla metà del XVI secolo nella manifattura granducale, tra le prime istituite in Italia, furono realizzati dai maestri arazzieri fiamminghi Jan Rost e Nicolas Karcher sui cartoni forniti da Agnolo Bronzino, Jacopo Pontormo e Francesco Salviati.


Le serie racconta la storia di Giuseppe, figlio prediletto di Giacobbe, detestato dai fratelli che lo invidiavano sia per l’amore che gli manifestava il padre, sia per le doti di geniale maestro di oniromanzia. Venduto schiavo in Egitto, Giuseppe seppe trionfare su tutte le insidie poste sulla sua strada, farsi valere agli occhi dei potenti, recitare un ruolo di primo piano nella gerarchia dell’impero faraonico ed essere cosi grande da perdonare i fratelli che lo avevano tradito. La dinastia medicea amava la storia di Giuseppe; l’immagine di un eroe mite e probo, capace di sfuggire agli invidiosi, di conquistare una posizione importante partendo dal nulla e contando solo sulle sue qualità intellettuali, era una vera e propria metafora delle alterne fortune della grande famiglia fiorentina. Attraverso la realizzazione di questi venti arazzi la corte dei Medici volle quindi che fosse raccontata la storia dell’eroe biblico, le cui vicissitudini tanto somigliavano alla loro saga dinastica.



Nella Sala dei Duecento le Storie di Giuseppe di Pontormo e Bronzino seguivano il racconto biblico e così si succedevano: Il sogno dei manipoli, Giuseppe racconta il sogno del sole, della luna e delle stelle, Vendita di Giuseppe, Lamento di Giacobbe, Giuseppe e la moglie di Putifarre, Giuseppe fugge dalla moglie di Putifarre, Giuseppe in prigione e il banchetto del Faraone, Giuseppe spiega il sogno del faraone delle vacche grasse e magre, Vendita del grano ai fratelli, Giuseppe prende in ostaggio Simeone, Beniamino ricevuto da Giuseppe, Convito di Beniamino, Giuseppe si fa riconoscere dai fratelli e congeda gli Egiziani, Giuseppe perdona i fratelli, Incontro di Giuseppe con Giacobbe in Egitto, Il Faraone accetta Giacobbe nel regno, Giacobbe benedici i figli di Giuseppe, sepoltura di Giacobbe.

Il primo arazzo della storia è  Il sogno dei manipoli (G 37,5-8), tessuto da Nicolas Karcher su cartone del Bronzino; contiene un’unica scena in cui Giuseppe, in posizione dominante sulla sinistra, sorride nel sonno, seminudo; è abbandonato in un atteggiamento di provocatoria leggerezza, i fratelli sono chini sul lavoro. Nel cuore dei fratelli, obbligati ad ascoltare il racconto del suo sogno e la storia dei loro covoni prosternati davanti a quello di Giuseppe, sale ancora di più l’odio. Oltre l’immediatezza del racconto visivo Bronzino ha introdotto alcuni elementi criptici: Giuseppe è protetto dalle fronde di un albero rigoglioso ma posa il braccio destro su un ramo secco, quello estinto della dinastia medicea, con chiara allusione
 all’‘impresa’ di Cosimo “uno avulso (non deficit alter)” rappresentata da una pianta (di alloro), in parte fiorente, in parte secca.
I fratelli sono sette come nel sogno seguente. In primo piano, in basso, una falce è gettata sul terreno, a simboleggiare l’identificazione del committente, Cosimo, con il dio dei tempo Cromo, il quale non solo aveva inventato la falce, suo attributo, ma se ne era servito per mutilare il padre e privarlo del potere. Frangente questo che consentiva di associarlo direttamente a Noè il quale, a sua volta assimilato a Saturno e Giano, viene effigiato, in alcuni arazzi, al centro della bordatura inferiore.

La serie degli splendidi arazzi si chiude con la Sepoltura di Giacobbe lungamente descritta nella Genesi (G 50,1 – 12) ma rappresentata raramente, nonostante si trovi già in opere figurative della prima cristianità. L’episodio illustrato  sull’ultimo arazzo della narrazione, tessuto da Jan Rost su ideazione di Bronzino, talvolta è stato interpretato erroneamente come sepoltura delle ossa di Giuseppe, a conferma della ambiguità derivante dalla stratificazione di messaggi volutamente elaborata dalla committenza. La scena ritrae la caverna a doppio arco di Malpela, la sepoltura di famiglia acquistata da Abramo, dove Giacobbe aveva fatto promettere a Giuseppe di essere trasportato. Sappiamo dalla Bibbia che l’evento aveva avuto grande magnificenza e il viaggio funebre dall’Egitto era stato imponente e solenne, scortato dalla cavalleria del faraone e da tutti gli anziani del regno. Che il nuovo duca di Firenze volesse includere ed evidenziare la pietà posta nella sepoltura dei ‘padri’ nel cielo di arazzi, ricordando il fasto delle tombe medicee nel mausoleo di san Lorenzo che Cosimo, dopo l’interruzione dovuta alla morte del primo committente Clemente VII, aveva fatto alacremente riprendere proprio nel fatidico 1545.


Maria Paola Forlani


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