Il Principe dei sogni
Giuseppe negli arazzi medicei
di Pontormo e Bronzino
Dopo lo straordinario
successo ottenuto a Palazzo del Quirinale, dove è stata inaugurata lo scorso 17
febbraio, la grande mostra “Il Principe
dei sogni. Giuseppe negli arazzi medicei di Pontormo e Bronzino”, realizzata
in occasione di Expo Milano 2015, grazie alla Fondazione Bracco, è giunta nella splendida sala delle Cariatidi
a Palazzo Reale fino al 30 agosto 2015.
L’esposizione, a cura di Louis Godart, raduna dopo
centocinquanta anni, i venti arazzi cinquecenteschi commissionati da Cosimo I
de’Medici che raffigurano la storia di Giuseppe narrata nella Genesi (37 – 50).
Gli arazzi, divisi per volere
dei Savoia nel 1882 tra Firenze e il Palazzo Quirinale, tornano, grazie
all’impegno della Presidenza della Repubblica Italiana e del Comune di Firenze,
ad essere esposti insieme in una mostra unica. Dopo la tappa di Roma, nel
salone dei Corazzieri del Palazzo del Quirinale, sono ora esposti a Milano
nella sala delle Cariatidi e successivamente a Firenze nella Sala dei Duecento
di Palazzo Vecchio dal 15 settembre 2015 fino al 15 febbraio 2016.
La straordinaria raffinatezza
della loro manifattura, l’unicità della composizione dei soggetti raffigurati,
la singolare vicenda storica che li ha interessati, profondamente intrecciata
alla storia d’Italia, fa di questo progetto espositivo un evento di portata
internazionale e di eccezionale rilevanza simbolica, culturale e storico
artistica.
Questa serie di panni
monumentali, oggetto di un complesso e pluridecennale restauro presso
l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e il Laboratorio Arazzi del Quirinale,
rappresenta una delle più alte testimonianze dell’artigianato e dell’arte
rinascimentale. Gli arazzi con le Storie
di Giuseppe vennero commissionate da Cosimo I de’Medici tra il 1545 e il
1553 per la Sala
dei Duecento di Palazzo Vecchio a Firenze.
I disegni preparatori furono affidati ai maggiori artisti del tempo, primo fra tutti il Pontormo. Ma le prove predisposte da quest’ultimo non piacquero a Cosimo I, che decise di rivolgersi ad Agnolo Bronzino, allievo di Pontormo e già pittore di corte, a cui si deve parte dell’impianto narrativo della serie. Tessuti alla metà del XVI secolo nella manifattura granducale, tra le prime istituite in Italia, furono realizzati dai maestri arazzieri fiamminghi Jan Rost e Nicolas Karcher sui cartoni forniti da Agnolo Bronzino, Jacopo Pontormo e Francesco Salviati.
Le serie racconta la storia
di Giuseppe, figlio prediletto di Giacobbe, detestato dai fratelli che lo
invidiavano sia per l’amore che gli manifestava il padre, sia per le doti di
geniale maestro di oniromanzia. Venduto schiavo in Egitto, Giuseppe seppe
trionfare su tutte le insidie poste sulla sua strada, farsi valere agli occhi
dei potenti, recitare un ruolo di primo piano nella gerarchia dell’impero
faraonico ed essere cosi grande da perdonare i fratelli che lo avevano tradito.
La dinastia medicea amava la storia di Giuseppe; l’immagine di un eroe mite e
probo, capace di sfuggire agli invidiosi, di conquistare una posizione importante
partendo dal nulla e contando solo sulle sue qualità intellettuali, era una
vera e propria metafora delle alterne fortune della grande famiglia fiorentina.
Attraverso la realizzazione di questi venti arazzi la corte dei Medici volle
quindi che fosse raccontata la storia dell’eroe biblico, le cui vicissitudini
tanto somigliavano alla loro saga dinastica.
Nella Sala dei Duecento le Storie di Giuseppe di Pontormo e
Bronzino seguivano il racconto biblico e così si succedevano: Il sogno dei manipoli, Giuseppe racconta il
sogno del sole, della luna e delle stelle, Vendita di Giuseppe, Lamento di
Giacobbe, Giuseppe e la moglie di Putifarre, Giuseppe fugge dalla moglie di
Putifarre, Giuseppe in prigione e il banchetto del Faraone, Giuseppe spiega il
sogno del faraone delle vacche grasse e magre, Vendita del grano ai fratelli,
Giuseppe prende in ostaggio Simeone, Beniamino ricevuto da Giuseppe, Convito di
Beniamino, Giuseppe si fa riconoscere dai fratelli e congeda gli Egiziani,
Giuseppe perdona i fratelli, Incontro di Giuseppe con Giacobbe in Egitto, Il
Faraone accetta Giacobbe nel regno, Giacobbe benedici i figli di Giuseppe,
sepoltura di Giacobbe.
Il primo arazzo della storia
è Il
sogno dei manipoli (G 37,5-8), tessuto da Nicolas Karcher su cartone del
Bronzino; contiene un’unica scena in cui Giuseppe, in posizione dominante sulla
sinistra, sorride nel sonno, seminudo; è abbandonato in un atteggiamento di
provocatoria leggerezza, i fratelli sono chini sul lavoro. Nel cuore dei
fratelli, obbligati ad ascoltare il racconto del suo sogno e la storia dei loro
covoni prosternati davanti a quello di Giuseppe, sale ancora di più l’odio.
Oltre l’immediatezza del racconto visivo Bronzino ha introdotto alcuni elementi
criptici: Giuseppe è protetto dalle fronde di un albero rigoglioso ma posa il
braccio destro su un ramo secco, quello estinto della dinastia medicea, con
chiara allusione
all’‘impresa’ di Cosimo “uno avulso (non deficit alter)” rappresentata da una
pianta (di alloro), in parte fiorente, in parte secca.
I fratelli sono
sette come nel sogno seguente. In primo piano, in basso, una falce è gettata
sul terreno, a simboleggiare l’identificazione del committente, Cosimo, con il
dio dei tempo Cromo, il quale non solo aveva inventato la falce, suo attributo,
ma se ne era servito per mutilare il padre e privarlo del potere. Frangente
questo che consentiva di associarlo direttamente a Noè il quale, a sua volta
assimilato a Saturno e Giano, viene effigiato, in alcuni arazzi, al centro
della bordatura inferiore.
La serie degli splendidi
arazzi si chiude con la Sepoltura di Giacobbe lungamente descritta nella Genesi (G 50,1 – 12) ma rappresentata
raramente, nonostante si trovi già in opere figurative della prima cristianità.
L’episodio illustrato sull’ultimo arazzo
della narrazione, tessuto da Jan Rost su ideazione di Bronzino, talvolta è
stato interpretato erroneamente come sepoltura delle ossa di Giuseppe, a
conferma della ambiguità derivante dalla stratificazione di messaggi
volutamente elaborata dalla committenza. La scena ritrae la caverna a doppio
arco di Malpela, la sepoltura di famiglia acquistata da Abramo, dove Giacobbe
aveva fatto promettere a Giuseppe di essere trasportato. Sappiamo dalla Bibbia
che l’evento aveva avuto grande magnificenza e il viaggio funebre dall’Egitto
era stato imponente e solenne, scortato dalla cavalleria del faraone e da tutti
gli anziani del regno. Che il nuovo duca di Firenze volesse includere ed
evidenziare la pietà posta nella sepoltura dei ‘padri’ nel cielo di arazzi,
ricordando il fasto delle tombe medicee nel mausoleo di san Lorenzo che Cosimo,
dopo l’interruzione dovuta alla morte del primo committente Clemente VII, aveva
fatto alacremente riprendere proprio nel fatidico 1545.
Maria Paola Forlani
Nessun commento:
Posta un commento