Paul Signac
Riflessi sull’acqua
Si è aperta
fino all’8 gennaio 2017, presso il Museo d’arte della Svizzera italiana, una
grande mostra dedicata a Paul Signac (1863 – 1935) a cura di Marina Ferretti Bocquillon (catalogo Skira).
L’evento dal
titolo Paul Signac. Riflessi sull’acqua, riunisce
oltre centoquaranta opere, fra dipinti, disegni, acquarelli e incisioni,
appartenenti a un’eccezionale collezione d’arte, uno dei più importanti nuclei
di opere dell’artista conservato in mani private. Presentata alla Fondation de
l’Hermitage all’inizio di quest’anno e ora al MASI Lugano, la mostra offre
un’esaustiva panoramica dell’evoluzione artistica del pittore ripercorrendo le
fasi che hanno segnato i mutamenti della sua tecnica pittorica sin dagli
esordi, in particolare dal decisivo incontro con Georges Seurat (1859 – 1891)
avvenuto nel 1884 a Parigi grazie alle frequentazioni con alcuni esponenti del
gruppo degli impressionisti. Signac diviene uno dei rari amici di Seurat e,
insieme a Odilon Redon, i due artisti fondano la Société des artistes indépendant
dando avvio
l’anno seguente alla corrente del Neoimpressionismo.
Detto che il linguaggio
neo-impressionista è per il solito caratterizzato da un equilibrio
classicheggiante, con un gusto evidente verso un’architettura formale dalle
ampie, pacate cadenze, si aggiungerà che, sul piano qualitativo, i migliori
dipinti si debbono a Seurat, nonostante la fin troppo palese vocazione alla
solennità scenografica, mentre Signac, nella sua lunga vita, venne preso da
altri interessi, staccandosi da quella precettistica che aveva puntigliosamente
elaborato e sostenuto in giovinezza, Seurat morì invece troppo presto: a
trentadue anni aveva dato fin troppo considerando la voluta lentezza del suo
procedere.
Scrisse di
lui l’amico Signac :<< Nel momento della morte di Seurat le critiche
rendevano giustizia al suo talento ma osservavano che egli non lasciava alcuna
opera. Al contrario, mi sembra che egli abbia dato tutto ciò che poteva dare, e
in modo mirabile. Certo, avrebbe prodotto e progredito ancora molto, ma il suo
compito era ormai adempiuto. Aveva analizzato tutto, instaurando quasi
definitivamente il bianco e nero, le armonie della linea, la composizione, il
contrasto e l’armonia del colore. Che cosa si può chiedere di più a un pittore?
>>. Più che a un singolo artista, questa orazione funebre potrebbe essere
applicata all’intero movimento neo-impressionista.
Signac,
grazie alla sua opera pittorica e ai suoi contributi teorici, divenne una
figura di riferimento per molti esponenti della generazione successiva di
artisti attivi nell’ambito del Fauvismo o del Cubismo.
Attraverso
un percorso cronologico e tematico, la mostra rivela le molteplici
sfaccettature di un uomo innamorato del colore. Le opere esposte documentano le
diverse fasi dell’evoluzione artistica di Paul Signac: dai primi dipinti
impressionisti fino agli ultimi acquarelli della serie dei Ports de France (Porti di Francia), passando per gli anni eroici
del neoimpressionismo, il fulgore di Saint-Tropez, le immagini scintillanti di
Venezia, Rotterdam e Costantinopoli. Alla foga impressionista degli esordi si
contrappongono così le limpide policromie del divisionismo, il giapponismo
audace degli acquarelli contrasta con la libertà dei fogli dipinti en plein air, mentre i grandi disegni
preparatori a inchiostro di china acquarellato ci rivelano i segreti di
composizioni serene, a lungo meditate in studio.
L’acquarello
diventerà la tecnica prediletta da Signac, accompagnandolo nei suoi molteplici
viaggi e permettendogli di lavorare all’aperto, apportando un senso di
leggerezza e freschezza alle sue opere. L’ultima sezione della mostra I porti di Francia è dedicata a questa
sua grande esplorazione che corona la sua carriera di acquarellista.
Porti di Francia, è un progetto strutturato nel quale l’artista
– allora sessantacinquenne- si cimenta con entusiasmo e vitalità. Gli
acquarelli, originariamente riuniti in album rilegati in pelle, si susseguono
senza monotonia rappresentando le barche e il mare con lo sguardo di chi li
osserva come fosse la prima volta. A sostenere questa impresa è un grande
mecenate: Gaston Lévy,
uomo d’affari,
creatore di una catena di supermercati e collezionista appassionato.
Il progetto
viene realizzato tra il 1929 e il 1931 e procede tra circostanze metereologiche
avverse, rivelandosi più arduo del previsto. Malgrado ciò Signac
non pensa di
gettare la spugna. Nelle parole che rivolge a Lévy, ben si coglie la passione
dell’artista per questa ultima impresa:
“ Da molto tempo sogno di fare una importante
serie di acquarelli sui ‘Porti di Francia’. Ho individuato 40 porti della
Manica, 40 porti nell’Oceano, 20 porti del Mediterraneo. In tutto un centinaio.
Se questo progetto ha la sua approvazione, ordinerò una berlina Citoën C4, prenderò un
autista e partirò a febbraio per i porti del Mediterraneo, in aprile risalirò
verso i porti dell’Oceano per terminare in estate con i porti del Nord.
Penso che ci vorranno 5 o 6 mesi di
lavoro, un po’ folle! Farò due acquarelli in ogni porto, uno per lei e l’altro
per me, e lei sceglierà quello che preferisce. Decideremo insieme il formato e
il prezzo. I mercanti d’arte non ci entreranno per niente! Questo accordo
avrebbe per me diversi vantaggi. Il principale sarebbe la giusta eccitazione
artistica che sapranno procurare uno
scopo preciso, una combinazione divertente e una creazione importante. E poi la
gioia di realizzare un progetto a cui penso da molto tempo, e che è ora di
mettere in atto poiché ben presto l’età me lo impedirà,”
I mesi si
trasformeranno in anni ma Signac realizzerà un reportage straordinario
ritraendo luoghi la cui fisonomia originaria spesso sarebbe stata stravolta dai
bombardamenti della seconda guerra mondiale. Signac morirà nel 1935 per un
setticema di origine renale, dopo aver intrapreso un ultimo viaggio alla
scoperta della Corsica.
Maria Paola
Forlani