Ai
Weiwei
LIBERO
Palazzo
Strozzi a Firenze ospita, fino al 22 gennaio 2017, la prima grande
retrospettiva italiana dedicata a uno dei più celebri e controversi artisti
contemporanei, Ai Weiwei: una
rassegna a cura di Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione
Palazzo Strozzi.
Artista
dissidente e icona della lotta per la libertà di espressione, Ai Weiwei è noto
a livello globale per l’unione di attivismo politico e ricerca artistica
attraverso opere spettacolari e provocatorie. Protagonista di mostre presso i
maggiori musei del mondo. Ai Weiwei invade con la sua straordinaria libertà
creativa tutti gli spazi di Palazzo Strozzi: la facciata, il cortile, il Piano
Nobile e la Strozzina, con iconiche installazioni monumentali, sculture e
oggetti simbolo della sua carriera, video e serie fotografiche dal forte
impatto.
Per la prima
volta Palazzo Strozzi viene utilizzato come un luogo espositivo unitario,
creando un’esperienza totalmente inedita per i propri visitatori e permettendo
all’artista cinese di confrontarsi con un contesto ricco di sollecitazioni
storiche e spunti architettonici. Una nuova grande installazione dell’artista,
coinvolge due facciate dell’edificio rinascimentale con ventidue grandi gommoni
di salvataggio arancioni ancorati alle finestre di Palazzo Strozzi: un progetto
che porta l’attenzione ai destini dei profughi che ogni giorno rischiano la
vita per arrivare in Europa attraversando il mediterraneo. Il centro del
cortile è invece dominato da Refraction
(Rifrazioni)
,
una gigantesca ala metallica fatta di pannelli solari resa immobile dalle
grandi dimensioni e dal peso di oltre cinque tonnellate, suggestiva metafora
della costrizione e della negazione della libertà. All’interno degli spazi del
Piano Nobile e della Strozzina la mostra propone un percorso attraverso opere
storiche e nuove produzioni, permettendo una totale immersione nel mondo
artistico e nella biografia personale di Ai Weiwei.Le opere esposte spaziano dal periodo newyorkese tra gli anni ottanta e novanta, in cui scopre l’arte dei suoi “maestri” Andy Warhol e Marcel Duchamp, alle grandi opere simboliche degli anni duemila fatte di assemblaggi di materiali e oggetti come biciclette e sgabelli, fino alle opere politiche e controverse che hanno segnato gli ultimi tempi della sua produzione, come i ritratti di dissidenti politici in LEGO o i recenti progetti sulle migrazioni nel Mediterraneo.
Simbolo
della lotta per la libertà di espressione, nelle sue opere si fondono
riferimenti alla storia cinese passata e presente. Una carriera culminata nel
2008 con l’inaugurazione del nuovo stadio olimpico di Pechino, da lui firmato
insieme a Herzog & de Meuron. Nello stesso anno ha dato inizio a una serie
di azioni e opere d’arte che denunciavano la censura del governo sul terremoto
nello Sichuan, sino a pubblicare sul suo blog i nomi dei quasi seimila bambini
morti sotto le macerie di scuole e ospedali. In conseguenza di ciò il blog,
arrivato ad avere 17 milioni di visitatori e 100 mila contatti giornalieri, è
stato oscurato nel 2009, mentre nel 2011 Ai Weiwei è stato arrestato e
imprigionato per 81 giorni. Per i successivi quattro anni il suo passaporto è
stato confiscato e sono state limitate le sue libertà personali, impedendogli
di viaggiare e parlare con la stampa.
Ciò non ha limitato la sua produzione
artistica e la crescita della sua notorietà globale. L’artista ha continuato a
esporre le proprie opere nei principali musei e spazi internazionali diventando
una delle personalità più seguite al mondo nei social netwoark, utilizzati come
strumento di diffusione della sua arte e delle sue denunce.
<<Non separo mai la mia arte dalle altre
attività. C’è un impatto politico nelle mie opere e non smetto di essere
artista quando mi occupo di diritti umani. Tutto è arte, tutto è
politica>> ha dichiarato Ai Weiwei che nel corso degli ultimi venti
anni si è imposto sulla scena internazionale come il più famoso artista cinese.
La mostra a
Palazzo Strozzi diviene quindi una straordinaria occasione per scoprire il
genio creativo di Ai Weiwei esaltando una delle sue peculiarità, ovvero il
rapporto tra tradizione e modernità in un luogo simbolo della storia di Firenze
e di un momento paradigmatico della cultura dell’Occidente quale il
rinascimento. Nelle sue opere Ai Weiwei gioca infatti tra antico e
contemporaneo, mostrando un rapporto ambivalente con il proprio paese, diviso
tra un profondo senso d’appartenenza e un altrettanto forte senso di ribellione
attraverso la manipolazione di oggetti, immagini e metafore della cultura
cinese, denunciando le contraddizioni tra individuo e collettività nel mondo
contemporaneo.
Essendo Ai
Weiwei un eroe dei social, seguito, appunto, da milioni di fan non solo in Cina e
a dispetto dei ripetuti oscuramenti dei suoi blog, la mostra abbonda di
testimonianze del suo lavoro in rete e della sua frenesia di riproduzioni di
sé, dai selfie fino alle immagini di proteste virali on line e ai monitor che
documentano gli sviluppi della sua vita. Compresi i numerosi inseguimenti che
ha dovuto subire: geniale per humour è la raffica di “foto di sorveglianza”,
lungo la quale Ai Weiwei scova e ritrae i suoi aguzzini e le frotte di segugi
che ha alle calcagna. Ed emana uno sprezzo esilarante e levigato il “vaffa” del
suo dito medio eretto davanti a siti intoccabili come la casa Bianca o a quadri
mitici come la Gioconda.
Il piano
sotterraneo di Palazzo Strozzi, detto Strozzina, è ricco di opere soprattutto
degli inizi.
Vi si ammira tra l’altro un’ampia carrellata di studi fotografici
in bianco e nero che splendono di magnetismo nella purezza dei contrasti e
nella logica nobile dei rapporti formali, facendo emergere una struggente
voglia di bellezza nonostante tutto.
Maria Paola
Forlani
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