Fotografi in trincea
La Grande Guerra negli occhi dei
soldati senesi
La mostra Fotografi in trincea. La Grande Guerra negli
occhi dei soldati senesi aperta a Siena in Santa Maria della Scala fino al
15 gennaio 2017 a cura di Gabriele Maccianti (catalogo Edizione Polistampa),
nasce da un lungo lavoro di ricerca che ha portato al ritrovamento di 22
archivi fotografici privati, per un totale complessivo di oltre 2500 scatti, e
di 18 archivi cartacei composti da lettere, cartoline e diari.
Da questo
immenso materiale sono state selezionate 100 fotografie amatoriali, riprodotte
in grande formato, scattate da soldati senesi appassionati di fotografia
durante i 41 mesi di conflitto. Attraverso queste suggestive immagini è
possibile riscontrare che non si tratta di veri e propri reportage, ma di
“racconti della guerra” illustrati da giovani senesi attraverso le loro
macchine fotografiche. Ѐ stato possibile, inoltre, “isolare” le figure di 36 combattenti – dal boscaiolo al futuro
generale, passando per tutti i gradi della scala sociale – che ha permesso di
ottenere un quadro attendibile dei personaggi, sia per provenienza geografica
che per estrazione sociale: aristocratici, borghesi, studenti universitari,
artigiani e mezzadri.
Dei
trentasei soldati partiti per il fronte, sette muoiono in combattimento, per
ferite o malattie; due sono congedati per le gravi offese fisiche subite e
ventisette tornano alle loro case e ai loro affetti più o meno psicologicamente
provati dall’esperienza bellica ma senza menomazioni. Indossati di nuovo gli
abiti civili, gran parte di loro condurrà una vita anonima, il cui ricordo è
rimasto confinato alla memoria degli eredi. Solo pochi conosceranno – talvolta
in modo effimero, talvolta duraturo – onori, fama e celebrità. Tutti insieme si
presentano ora, attraverso questa mostra, a raccontare al pubblico le storie di
quel terribile e grandioso momento, autentico spartiacque della storia
contemporanea.
La Grande
Guerra – prima grande catastrofe del XX secolo – rivive nella documentazione
fotografica, per la massima parte inedita, custodita dagli eredi dei trentasei
giovani uomini di Siena e della sua provincia. Risultano assenti nelle immagini
le crudeltà della guerra combattuta; ben presenti, invece, gli effetti dei
combattenti e dei devastanti bombardamenti di artiglieria, con i feriti, i
corpi sepolti e le distruzioni arrecate all’ambiente e ai centri urbani. Un
materiale eterogeneo e sorprendente, lontano dall’iconografia ufficiale e in
grado di documentare tutti i fronti di guerra ’15 – ’18, del remoto scenario
albanese al ben più conosciuto fronte dell’Isonzo fino al “fronte interno” di
Siena e provincia.
Ampliano la
prospettiva dell’esposizione quindici dipinti di Giulio Aristide Sartorio –
facenti
parte dell’ampia collezione del Ministero degli Affari Esteri – realizzati tra
il settembre 1917 e il giugno 1918 sulla base di scatti fotografici e di rapidi
schizzi colti dall’autore sulla linea del fronte. Opere che conservano la
freschezza e l’immediatezza dell’immagine fotografica da cui traggono origine.
Ne L’Anticristo, il libro più apocalittico,
disperato e profetico di Joseph Roth, scritto nell’esilio parigino e pubblicato
nel 1934 da un editore olandese, un capitolo è dedicato alla pittura di guerra.
Se “gli antichi quadri di battaglie non sono spaventosi, ma piuttosto
commoventi”, scrive Roth, viceversa non vi è “niente di più spaventoso del
fatto che l’ultima guerra già cominci
a diventare oggetto di questi idilliaci pittori di guerra. Dopo appena dieci
anni dalla sua fine! Soprattutto nei paesi vittoriosi, che immaginano di aver
vinto più o meno come un tempo i cavalieri del mondo cristiano sui pagani. I
gas velenosi sembrano le graziose nuvolette di uno sterminio. […] E osserviamo come ci dipingono, i
nostri padri, i nostri fratelli più giovani. Fanno film su di noi e quadri di
guerra da appendere alle pareti. Che ai nipoti venga di nuovo voglia! Davanti
ai nostri occhi vivi essi ritraggono le nostre viscere. E già minimizzano la
nostra stessa morte”.
Maria Paola
Forlani
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