Il Capriccio e la Ragione
Eleganza del Settecento
europeo
Il
Settecento vive una stagione artistica ricchissima e varia, espressione di
stimoli e cambiamenti che nascono da consapevolezze culturali e conoscenze
acquisite nel secolo precedente e, allo stesso tempo, da nuove ed esaltanti
scoperte che accelerano i tempi di sviluppo della società civile europea in
tutti gli ambiti del sapere.
La mostra, Il Capriccio e la Ragione. Eleganza del
Settecento europeo aperta a Prato al Museo del Tessuto, fino al 29 aprile
2019, a cura di Daniela Degli Innocenti (catalogo SilvanaEditoriale), si avvale
della determinante e prestigiosa collaborazione del Museo della Moda e del
Costume della Galleria degli Uffizi, del Museo Stibbert di Firenze e del Museo
Studio della Fondazione Antonio Ratti di Como, nonché di altre prestigiose
istituzioni sia pubbliche che private, che hanno permesso la costruzione di un
percorso espositivo unico ed inedito su un secolo così ricco e complesso come
il Settecento. La mostra presenta una selezione mirata di tessuti, capi
d’abbigliamento femminili e maschili, porcellane, oggetti d’arredo, dipinti e
incisioni che raccontano e motivano puntualmente i continui passaggi di stili
che attraversano questo secolo.
Nella parte
dell’esposizione i temi riguardano l’esotismo, un contenuto importante che trae
origine nel XVII secolo per effetto delle nuove conoscenze geografiche dovute
ai traffici commerciali, alle ambascerie e all’azione delle missioni degli
ordini religiosi nelle parti più estreme dell’Oriente, che portano
all’attenzione di un vasto pubblico beni di lusso e di consumo che generano
interesse e curiosità per le loro particolari e raffinate caratteristiche.
Lacche,
porcellane, tessuti, dipinti su carta esprimono infatti linguaggi artistici che
giocano su parametri compositivi ed estetici differenti da quelli maturati
dalla tradizione europea e, pertanto, ricercati per la loro stravaganza e
originalità.
I soggetti,
la composizione delle scene e l’inattesa palette cromatiche determinano una profonda
trasformazione del gusto verso l’esotismo che ricade sulle produzioni delle
maggiori manifatture europee, coinvolgendo principalmente la produzione di beni
di lusso.
Questo nuovo
flusso di idee alimenta in primis l’attività delle manifatture francesi che, a
fine Seicento, vivono una stagione prolifica grazie alle riforme apportate dal
governo di Luigi XIV.
La Francia è
la prima nazione in Europa che innesca una filiera organizzata di saperi che si
declinano in tutti i settori delle arti. Artisti come Charles Le Brun, Antonio
Watteau, Jean Berain, François Boucher dedicano parte dell’attività creativa alla
progettazione di ornati e impianti decorativi per tessuti, decorazione
pittoriche, argenterie che mediano l’ordine compositivo tradizionale con temi e
forme della cultura orientale.
Dallo stile
Bizzarre, al Revel, al Dentelles, la prima parte del Settecento tessile parla
un francese ridondante, rococò che accosta temi mutuati dalla natura (fiori,
frutta, conchiglie, paesaggi) al repertorio esotico, fino a citare
l’appassionata façon del merletto che infiamma la moda del periodo. Un’estetica
che si avvantaggia di un’altissima competenza tecnica che consente non solo di
tradurre il dato pittorico in tessitura, ma che lavora ad arricchire i fondali
monocromi su cui s’impongono gli ornati con “controfondi” che disegnano effetti
minuti e preziosi. A metà secolo le proposte sfarzose promosse dalla corte
francese iniziano a convivere e poi a cedere il posto ad una rinnovata
attenzione all’ornato studiato sulle proporzioni degli antichi esempi. Un
elemento sostanziale che genera un cambiamento di direzione nel gusto è l’avvio
di campagne archeologiche, rese note al grande pubblico tramite un’editoria
dedicata che documenta i resti architettonici e gli arredi mobili rinvenuti
negli scavi.
Il tema
delle “rovine”, inizialmente rappresenta in chiave documentaria, si dispiega in
un genere carico di suggestioni emotive interpretate da scene di genere con
soggetti popolari che descrivono un nuovo rapporto tra natura, umanità e arte.
L’idea
classicista, pertanto, accoglie e valorizza contenuti che declinano in valori
etici, sociali e politici. Tutto questo trova espressione nella predilezione di
ornati che fluidificano le composizioni e, nel tessuto, le regimentano in strutture
definite a “meandro”.
Nello
sviluppo ascensionale di questi elementi s’inseriscono temi che permangono
dalla tradizione precedente come scenette esotiche, capricci con rovine e
personaggi, piccole vedute con tempietti classici, mazzetti di fiori che si
dispongono nelle anse.
Le strutture
del meandro prende forma di rami, nastri, pizzi, pellicce enfatizzando così la
presenza reale, soprattutto negli abiti, di tali complementi.
La
rarefazione degli ornati, nell’ultimo quarto di secolo, si accentua di pari
passo al diffondersi del pensiero razionalista: il gusto trova nuove forme
espressive nell’alternarsi di righe di diversa larghezza e colore a ghirlanda
sottili e delicate. Anche gli effetti d’armatura si dislocano in direzione
delle bande verticali, creando piacevoli e delicati intermezzi.
Alla fine
del secolo, pertanto, la riga regimenta le strutture decorative dei tessuti
fino a vanificarsi a favore del monocromo. Ecco quindi, che una nuova palette
cromatica interviene a favore dell’estetica neoclassica: bianco, rosa pallido,
verde acqua, celeste, giallo chiaro restituiti in toni velati. I colori
appaiono sbiaditi dal tempo, imbiancati dalla polvere dei secoli.
Nel percorso
della mostra sono presenti capi d’abbigliamento maschili e femminili che,
contestualizzati con altri manufatti, raccontano la significativa
trasformazione delle fogge di questo secolo: dai generosi volumi della robe à
la français
alla loro riduzione nella robe à la polonaise fino alla citazione classicista
della robe en chemise. Un passaggio di forme che nell’abbigliamento segue
fedelmente lo sviluppo culturale e sociale del tempo: dai fasti della corte
francese alla comodità dello stile di campagna della nobiltà inglese degli
ultimi decenni.
Si chiude il secolo del grande artigianato
artistico, il mondo dell’industria bussa ormai alle porte.
Maria Paola Forlani