Afterglow
Pictures of Ruins
“Afterglow è la disperazione della
rossa luce solare sulle particelle atmosferiche, cosicchè il cielo passa a un
colore rosa intenso dopo il calar del sole e prima del suo sorgere. Ѐ come un ricordo
materiale del suo periodo radioso, un residuo, una reminiscenza che si attarda.
Le rovine sono questo “afterglow”, questo bagliore perdurante di fulgide
civiltà, qualcosa che documenta un fatto e, allo stesso tempo, ne attesta
l’estinzione.”
VIK MUNIZ
Fino al 24
luglio la Galleria di Palazzo Cini a San
Vio, presenta la mostra del noto fotografo Vik Muniz Afterglow: Pictures of
Ruins. Omaggio a Venezia, nato da un dialogo con il curatore Luca
Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione
Giorgio Cini, l’esposizione include foto inedite ispirate ai grandi maestri
della collezione Cini, Come Francesco Guardi, Dosso Dossi e Canaletto, una
serie dedicata alle Carceri d’invenzione di Piranesi e una speciale scultura di
vetro.
Ispirandosi
alla mostra Capolavori ritrovati della
collezione Vittorio Cini – ospitata nel 2016 al secondo piano del Palazzo
-, al capriccio italiano e alla tradizione veneziana, l’artista contemporaneo
Vik Muniz presenta nella mostra Afterglow:
Pictures of Ruins lavori realizzati ex novo in una scala cromatica
straordinariamente vivida, attingendo ai dipinti della collezione di Vittorio
Cini e ponendosi così in un dialogo ideale con le opere esposte in Galleria.
La
tradizione del capriccio architettonico, che unisce edifici reali e immaginari,
rovine archeologiche e una varietà di altri elementi architettonici combinati
in modo creativo e fantasioso, divenne un vero e proprio fenomeno nella pittura
italiana del XVII e XVIII secolo che fu molto apprezzato, condiviso e stimato.
Muniz rivisita questo tema in chiave contemporanea, simulando le pennellate di
questi quadri con ritagli di dipinti riprodotti in volumi di storia dell’arte
attentamente selezionati non solo per i loro valori cromatici ma anche per le
immagini che contengono, che incollati insieme richiamano una superficie
tattile, a impasto. Proseguendo la tradizione degli artisti del XVII e XVIII
secolo, Muniz ricombina in modo creativo questi elementi ricostruendo nuove
immagini che, attraverso un gioco di rimandi e citazioni, creano nuovi universi
ed incuriosiscono lo spettatore.
Vik Muniz è
nato a San Paolo, nel 1961 e attualmente vive a New York City e Rio de Janeiro.
Ha tenuto esposizioni presso istituzioni estremamente prestigiose di tutto il
mondo. Nel 2001 Muniz ha rappresentato il Padiglione brasiliano alla quarantanovesima
Biennale di Venezia.
Vik Muniz è
stato protagonista di un documentario candidato all’Oscar dal titolo Waste
Lande (2010), che ricostruisce la cronistoria delle collaborazioni dell’artista
con un gruppo di catadores (che sopravvivono raccogliendo e differenziando
rifiuti) del quartiere Jardim Gramacho della città brasiliana di Duque de
Caxias a nord di Rio de Janeiro, il sito di una delle più grandi discariche del
mondo. Muniz lavorò tre anni con i catadores, utilizzando i rifiuti riciclabili
da loro raccolti per creare dei ritratti monumentali di questi individui
emarginati che ne rivelavano la dignità e disperazione, rifacendosi agli
antichi capolavori dei Maestri. Per questo Muniz è stato nominato Ambasciatore
di Buona volontà dell’UNESCO per il suo contributo a favore di istruzione e
sviluppo sociale verso i gli emarginati, in particolar modo per il suo lavoro
con i catadores.
“Muniz parte nell’atto duplice di
disgregazione e ricomposizione, dell’esistente medializzato, giustapponendo
miriadi di frammenti nel rito del montaggio, dipinti della colezione di
Vittorio Cini…”
Luca Massimo
Barbero
In mostra è
esposta anche una originale scultura in vetro, in omaggio alla città lagunare,
che riproduce in grandi dimensioni un bicchiere della tradizione veneziana del
Settecento. L’opera è stata realizzata a Murano da Berengo Studio 1989 ed è stata utilizzata anche la foglia d’oro.
L’artista, infine ripropone la serie Carceri
d’Invenzione di Piranesi, realizzata nel 2002 che in mostra è accompagnata
da una stampa originale di Piranesi appartenente alla collezione della
Fondazione Giorgio Cini.
Maria Paola
Forlani
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