Philip Guston
And the Poets
Le Gallerie
dell’Accademia di Venezia presentano il lavoro del grande artista americano Philip
Guston (1913 – 1980) attraverso un’importante mostra che ne indaga l’opera
ripercorrendo un’interpretazione critico-letteraria.
Intitolata “Philip Guston and the Poets”, la mostra
propone una riflessione sulle modalità con cui l’artista entrava in relazione
con fonti di ispirazione, prendendo in esame cinque poeti fondamentali del XX
secolo, che fecero da catalizzatori per gli enigmatici dipinti e visioni di
Guston. Cinquant’anni della carriera artistica di Guston vengono ripercorsi
esponendo 50 dipinti considerati tra i suoi capolavori e 25 fondamentali
disegni datati 1930 fino al 1980, ultimo anno della vita dell’artista.
Si tracciano
quindi paralleli tra i temi umanistici, riflessi in queste opere e il
linguaggio di cinque poeti: D.H Lawrence (Gran Bretagna, 1885 – 1930), W.B.
Yeats (Irlanda 1865 – 1939), Wallace Stevans (Stati Uniti, 1879 – 1955),
Eugenio Montale (Italia, 1896 – 1981) e T.S Eliot (Gran Bretagna, americano di
nascita, 1888 – 1965).
L’
esposizione “Philip Guston and poetes”, aperta
fino al 3 settembre è curata da Kosme de Barañano.
La mostra è una “prima” di Philip Guston nella città
che ha esercitato una profonda influenza sulla sua opera ed è al tempo stesso
un omaggio alla relazione dell’artista con l’Italia. Sin da giovane, nel
realizzare murales guardava gli affreschi rinascimentali come ispirazione e di
fatto questo suo amore per la pittura italiana rimase come leitmotive di tutta
la sua carriera.
Muso Mayer, figlia dell’artista e presidente della
Fondazione Phyilip Guston, ricorda:
“In occasione dell’esposizione di Guston al
Padiglione degli Stati Uniti alla biennale di Venezia del 1960, mio padre portò
mia madre e me in Italia prima della mia partenza al college. Venezia e le
Gallerie dell’Accademia furono la nostra prima tappa. Più di mezzo secolo dopo,
ho ancora forte il ricordo del suo amore per i grandi capolavori dell’arte
italiana. Mio padre sarebbe profondamente commosso e onorato per questa
meravigliosa opportunità di esporre i suoi lavori nella galleria di pittura che
egli tanto amava.”
L’enorme influenza che l’Italia ha avuto su Guston e
sulla sua pittura è messa in rilievo grazie all’allestimento concepito dai
curatori per le Gallerie dell’Accademia. Nel 1948, un giovane Guston visitò
l’Italia per la prima volta, dopo aver ricevuto il Prix de Rome.
Come racconta
la figlia, vi ritornò ancora nel 1960, allorchè il suo lavoro venne esposto
alla Biennale di Venezia, e ancora nel 1970 per una residenza d’artista a Roma.
Questo ulteriore viaggio italiano avvenne in seguito all’ondata di critiche
sollevatesi attorno alla sua prima mostra di pittura figurativa a New York. Le
tele più esistenziali di Guston, ritenute da alcuni “crude” e da “cartoon”,
sono permeate dall’influenza della tradizione culturale e artistica italiana:
dalle vedute urbane antiche e moderne che popolano la sua serie dedicata a
Roma, passando i riferimenti ai film di Federico Fellini. Il lavoro
dell’artista mostra un grandissimo debito verso i grandi maestri italiani:
Masaccio, Piero della Francesca, Giotto, Tiepolo, e De Chirico, al quale
riserva un omaggio in “Pantheon” del 1977. E, ancora, sono esposti dipinti
ispirati al Rinascimento, lavori che alludono a Cosmè Tura e a Giovanni
Bellini, e opere realizzate da Guston durante i suoi viaggi.
Philipe Guston è uno dei più grandi ed originali
artisti dell’arte del XX secolo. Il suo impegno nel produrre opere che nascono
da emozioni e da esperienze vissute sviluppa un coinvolgimento emotivo che
rimane vivo nel tempo. La leggendaria carriera di Guston copre circa mezzo
secolo, dal 1930 al 1980 e i suoi dipinti, soprattutto quelli dell’ultimo
periodo, continuano a esercitare una potente influenza sulle giovani
generazioni di pittori contemporanei.
Nato a Montreal da una famiglia di ebrei russi
emigrati, Guton si spostò in California nel 1919 con la famiglia. Frequentò per
breve tempo l’Otis Art Istitute di Los Angeles nel 1930, ma al di fuori di
questa esperienza non ricevette mai una vera e propria educazione formale. Nel
1935 Guston lasciò Los Angeles per New York, dove ottenne i primi successi con
la Works Progress Administracion che commissionava murales agli artisti
nell’ambito sociale e politico degli anni Trenta, i suoi dipinti e murales
evocano forme stilizzate di De Chirico e Picasso, motivi provenienti dalla
tradizione dei murales messicani e dagli affreschi delle dimore storiche del
Rinascimento. L’esperienza di pittore di murales permise a Guston di sviluppare
il senso della narrazione su ampia scala cui sarebbe ritornato nei suoi ultimi
lavori figurativi.
La mostra “Philip
Guston and the Poets” è rganizzata per nuclei di opere messe in relazione
con una selezione di scritti e di poesie dei cinque poeti. Iniziando da D.H.
Laurence, con il suo saggio del 1929 “Marging Picture”, la pittura di Guston è
presentata da un’esplorazione del suo mondo di immagini, che si muove dalla
riflessione sull’atto creativo a quello sulle possibilità contenute nella
pittura. Con opere che appartengono sia al suo lavoro giovanile che a quello
più maturo, la mostra si addentra nel percorso intimo di Philip Guston verso
una “consapevolezza visionaria”. Cioè il rapporto, sempre in evoluzione, con
forme, immagini, idee, e la loro manifestazione fisica.
Per quanto riguarda la relazione con gli scritti di
Yeats, il viaggio di Guston alla ricerca di una visione personale della pittura
avviene in particolare attraverso il poema “Byzantium”
del 1930. Come in Yeats anche nell’evoluzione artistica di Guston sono
presenti riferimenti all’agonia e alla purificazione. L’artista si allontana
dai confini rarefatti del modernismo, dal linguaggio dell’astrazione e dei
canoni della New York School per andare verso una struttura pittorica più
espressiva, che egli rintraccia nella figurazione.
Dell’italiano Eugenio Montale, con cui Guston
condivide una poetica del frammento che si esprime attraverso simboli tragici e
potenti, per arrivare a Wallace Stevens e T.S. Eliot (cui Guston fa esplicito
riferimento nel dipinto del 1975 “ East Coker – T.S.E”), l’esposizione offre
una ricognizione letteraria della metafisica, degli enigmi e della ricerca di
significato così come essi appaiono nel lavori di Guston. L’opera di Guston
viene presentata in relazione dell’ambiente poetico, invece che in sequenza
cronologica o di tendenze, come invece accade nelle rassegne più tradizionali.
L’approccio curatoriale di “Philip Guston and The
Poets” consente dunque una rilettura, e una riconsiderazione per certi versi
inedita, del suo lavoro.
Maria Paola Forlani
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