Piaceri Sconosciuti
Il Museo
Stefano Bardini presenta fino al 22 Ottobre la mostra Piaceri Sconosciuti dell’artista Britannico Glenn Brown a cura di
Sergio Risaliti e Antonella Nesi, organizzazione Mus.e. Prendendo spunto dalla
storia dell’arte e dalla cultura popolare, Glenn Brown ha dato vita a un
linguaggio artistico che sfida e trascende il tempo e le convenzioni
pittoriche. Le sue pulsioni
manieristiche nascono dal desiderio di infondere nuova vita alla forma oltre i
limiti storici.
Richiamandosi a opere altrui, facendole proprie e studiandole. Brown presenta una rilettura in chiave contemporanea di immagini appena riscoperte o conclamate. Personaggi e paesaggi presi in prestito da altre opere vengono sottoposti a un lungo ed attento processo di rielaborazione attraverso il quale ognuno di essi è trasformato in una nuova immagine esuberante e ammaliante. Con le sue sofisticate composizioni, in cui diversi periodi storici e diverse correnti artistiche – quali il Rinascimento, l’Impressionismo, il Surrealismo – si vanno a fondere l’uno con l’altro, Brown crea uno spazio dove astratto e viscerale, razionale e irrazionale, bello e grottesco si confondono dando vita ad un vertiginoso amalgama di forme.
Richiamandosi a opere altrui, facendole proprie e studiandole. Brown presenta una rilettura in chiave contemporanea di immagini appena riscoperte o conclamate. Personaggi e paesaggi presi in prestito da altre opere vengono sottoposti a un lungo ed attento processo di rielaborazione attraverso il quale ognuno di essi è trasformato in una nuova immagine esuberante e ammaliante. Con le sue sofisticate composizioni, in cui diversi periodi storici e diverse correnti artistiche – quali il Rinascimento, l’Impressionismo, il Surrealismo – si vanno a fondere l’uno con l’altro, Brown crea uno spazio dove astratto e viscerale, razionale e irrazionale, bello e grottesco si confondono dando vita ad un vertiginoso amalgama di forme.
Nato ad
Hexham , Inghilterra nel 66, Glenn Brown ha partecipato a numerose ed
importanti mostre collettive e personali. L’artista, formatosi all’autorevole
Goldsmith’s College di Londra e nel 2000 selezionato per il Turner Prize, ha un
gusto tutto esuberante e visionario del citazionismo.
I suoi gusti sono versatili, tra l’accademismo e il popolare, tra la mitologia classica e l’immaginario fantastico prodotto dalla letteratura fantascientifica, tra iconografia storica e opere cult dell’arte, tra l’inquieto Dalì e il raffinato francese Fragonard pittore settecentesco di suggestioni galanti, tutto passa sotto l’occhio indiscreto di Glenn Bown che con maestria pittorica ed esuberanza immaginifica si lascia ispirare e reinterpreta col sano gusto dell’ammiccamento.
I suoi gusti sono versatili, tra l’accademismo e il popolare, tra la mitologia classica e l’immaginario fantastico prodotto dalla letteratura fantascientifica, tra iconografia storica e opere cult dell’arte, tra l’inquieto Dalì e il raffinato francese Fragonard pittore settecentesco di suggestioni galanti, tutto passa sotto l’occhio indiscreto di Glenn Bown che con maestria pittorica ed esuberanza immaginifica si lascia ispirare e reinterpreta col sano gusto dell’ammiccamento.
Lascia
cogliere l’anima dell’originale per intraprendere il suo personale viaggio
nell’immaginazione. Come un sadico chirurgo plastico, Brown fa esperimenti sui
tratti del volto dei suoi malcapitati pazienti. Può trattarsi di un Baselitz o
di Auerbach, di un El Greco o di un Watteau, di un Dalì o di un Rembrandt; non
fa differenza: tutti vengono spellati vivi e le loro pelli e i loro corpi
scambianti, per creare nuove immagini e nuove identità. E l’occhio dello
spettatore rimane sedotto da questa sfida alla “memory”, istillando la
percezione di qualcosa di familiare, ma allo stesso tempo collaudando qualcosa
di completamente nuovo. Il trucco è sfizioso: proiettare sulla superficie di un
dipinto vuoto la riproduzione dell’opera scelta, che sia una pagina di libro,
una cartolina, una fotocopia o un’immagine elaborata al computer. Dopodichè
inizia il selvaggio abbellimento.
Descrivendo
la sua pratica di lavoro in un’intervista, Brown ha dichiarato:
“Sono un po’ come un dottor
Frankenstein. Con la costruzione di quadri di avanzi o di parti morte del
lavoro di altri artisti spero di creare un senso di estranietà, riunendo esempi
del modo migliore con cui artisti storici o moderni hanno descritto il loro
senso personale del mondo che vedono, oppure i loro mondi ripresi da schizofreniche
prospettive, attraverso tutti i loro occhi e le loro fonti d’ispirazione
suggeriscono cose che non avrei mai normalmente visto. (rocce che galleggiano
in lontane galassie, per esempio, o un vaso di fiori in una camera del 18º secolo, o un bambino
in costume di carnevale). Ѐ da quelle finzioni che prendo la materia come soggetto. Le scene possono
essere state relativamente normali per Rembrand, ma dato il tempo trascorso e
la differenza di cultura, per me sono fantastiche”.
Glenn Brown
è un artista rococò impazzito e decadente ma eccezionale. La corruzione della
storia dell’arte è una perenne fonte di malinconia romantica, come quella
dell’austronauta abbandonato nello spazio, consapevole che la bellezza e il
silenzio dell’universo avranno presto fine, o perdureranno in eterno senza un
vero scopo, perché quest’ultimo non può essere comunicato agli altri individui,
troppo distratti dalla banalità della vita e dal proprio universo privato.
La presenza
delle opere di Glenn Brown a Firenze va a testimoniare e confermare il ruolo di
primissimo piano che la città riveste nell’ambito della promozione dell’arte
contemporanea. Esponendo le opere di Brown accanto a quelle appartenenti alla
famosissima collezione di Stefano Bardini, celeberrimo antiquario e
collezionista d’arte del XIX e primo XX secolo, si offre al pubblico
l’opportunità di ammirare importanti lavori d’arte visiva prodotti da uno dei
protagonisti del panorama artistico contemporaneo presentati fianco a fianco a
opere del passato, andando così a creare un’affascinante giustapposizione per
aprire un rinnovato discorso artistico.
Il Museo Bardini ospita nelle sue sale numerosi capolavori dell’arte medievale e rinascimentale tra cui la Carità di Tino di Camaino e la Madonna dei Cordai di Donatello, il Crocifisso di Bernardo Daddi, il San Michele Arcangelo del Pollaiolo e l’Atlante del Guercino oltre a straordinari disegni del Tiepolo e del Piazzetta. La mostra di Glenn Brown si compone di oltre una trentina di opere, tra cui dipinti, disegni e sculture, alcune delle quali realizzate appositamente in occasione della mostra fiorentina.
Il Museo Bardini ospita nelle sue sale numerosi capolavori dell’arte medievale e rinascimentale tra cui la Carità di Tino di Camaino e la Madonna dei Cordai di Donatello, il Crocifisso di Bernardo Daddi, il San Michele Arcangelo del Pollaiolo e l’Atlante del Guercino oltre a straordinari disegni del Tiepolo e del Piazzetta. La mostra di Glenn Brown si compone di oltre una trentina di opere, tra cui dipinti, disegni e sculture, alcune delle quali realizzate appositamente in occasione della mostra fiorentina.
Maria Paola
Forlani
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