Tra Simbolismo e Liberty: Achille
Calzi
Con la
mostra “Tra Simbolismo e liberty: Achille Calzi, aperta al MIC – Museo
internazionale delle Ceramiche di Faenza fino al 18 febbraio del 2018 (catalogo
Gli Ori), si è concluso un lungo lavoro di ricerca condotto da Ilaria Piazza,
direttrice del museo, attraverso un fondo donato dagli eredi dell’artista nel
2013 al MIC e da numerose raccolte pubbliche e private.
L’esposizione,
a cura di Ilaria Piazza e Claudia Casali, rappresenta il punto d’arrivo di un
importante lavoro antologico su un artista cardine della storia culturale e
della produzione simbolista e liberty del nostro paese, purtroppo
prematuramente scomparso interrompendo, così, la sua instancabile ricerca stilistica.
Achille
Calzi (1873 – 1919), personalità poliedrica e ricettiva, artista a tutto tondo,
portavoce delle nuove istanze della modernità, fu figura importantissima non
solo per la vita culturale di Faenza e della corrente liberty italiana, ma artista
attivo nella produzione e innovazione della ceramica applicata all’architettura
e all’industria ceramica in Italia.
Discendente
da generazioni di artisti e maiolicari, fu pittore, disegnatore, direttore
della Pinacoteca, del Museo Civico e della Scuola di Disegno e plastica di
Faenza, storico dell’arte e docente, collaborò con la manifattura faentina
Fratelli Minardi nel 1903 e fu direttore per le fabbriche Riunite Ceramiche
(1905-09) dove progettò, oltre a ceramiche d’uso, anche ceramiche per l’architettura,
camini da salotto, piastrelle per esterni divenuti simbolo di un cambiamento
linguistico e artigianale.
Calzi
incarna la moderna figura dell’artista progettista, facendosi interprete del
principio modernista dell’arte in tutto, attraverso le numerose collaborazioni
con le principali manifatture faentine attive nei settori della ceramica,
dell’ebanisteria e dei ferri battuti e nell’impiego profuso nel campo della
grafica. A questo si aggiunge la multiforme ricerca nelle arti figurative,
dalla decorazione al “bianco e nero”, dalla pittura da cavalletto alla
caricatura, dove recepisce alcune delle più avanzate tendenze artistiche
nazionali e internazionali.
Se da un lato le visioni macabre, intrise di suggestioni misteriosofiche ed esoteriche, segnano l’adesione al Simbolismo, dall’altro il suo linguaggio pittorico accoglie sperimentazioni d’impronta divisionista. Tra riferimenti locali e influenze internazionali si colloca l’attività di caricaturista e di autore di immagini satiriche, dove Calzi manifesta anche il proprio sentimento patriottico nella serie di cartoni realizzati sul finire della Prima guerra mondiale a sostegno del fronte interno.
Aggiornato
sulla vita culturale del suo tempo, grazie, anche, ai numerosi viaggi
all’estero, ebbe molteplici rapporti con artisti, letterati e musicisti
importanti come Pelizza da Volpedo, Adolfo de Carolis, Arturo Martini, Gisuè
Carducci, Alfredo Oriani, Gabriele D’Annunzio e Riccardo Zandonai.
Nella
ceramica Calzi ripropone alcuni temi cari fin dal primo periodo giovanile, come
il raffinato volo di farfalle o il teschio che fuma la pipa, oppure si concede
ancora suggestioni pienamente liberty nel motivo della danzatrice, influenzata
nella posa da un’opera grafica di Aleardo Terzi. I due vasi con rilievi plastici
a forma di leone sono rispettivamente dipinti con figure classicheggianti e
personaggi della commedia dell’arte, che proprio in quegli anni iniziano a
godere di una rinnovata fortuna artistica grazie al contenuto del teatro russo
in Italia.
Negli esiti
più originali Calzi giunge a ricerche che preludono ai successivi sviluppi
dell’Art Déco. Gli andamenti sinuosi del Liberty, attraverso i linearismi dello
Jungendstil secessionista, vengono come raggelati in sintetiche stilizzazioni
formali e in geometri patten decorativi,
ricavati dall’alternanza del bianco e nero o dalla combinazione di accese
policromie. Mentre il repertorio iconografico si compone di mascheroni, gufi,
pigne e griffoni, in una mescolanza eterogenea di corrispondenze, in cui
convivono echi popolari, accostamenti al mito e all’antica Grecia, ermetiche
simbologie allusive al mondo massonico ed esoterico.
Calzi tocca i vertici della sua arte negli ultimi capolavori che precedono la precoce scomparsa: nel grande vaso del Trionfo, rilettura in chiave modernissima dell’arte classica, e nei tre piatti raffiguranti le Aquile, la Gorgona e la Chimera realizzati per essere donati a Gabriele D’Annunzio, alla vedova di Cesare Battisti – immortalato come martire della patria anche in uno dei suoi cartoni di guerra -, al musicista e compositore Riccardo Zandonai.
Il 19
dicembre del 1919 l’artista muore improvvisamente a seguito di una breve e
straziante malattia.
La prematura
scomparsa di Calzi interrompe un percorso artistico, che era giunto a preludere
il nascente Déco. Con lui la città perde, inoltre, uno dei più alti interpreti
dell’arte e della cultura, a cui si era dedicato per tutta la vita con spirito
indipendente e battagliero, all’insegna di quella visione esteticamente
globale, che in lui riconosce un indiscusso maestro.
Maria Paola
Forlani
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