lunedì 27 novembre 2017

II BIENNALE D'ARTE DON FRANCO PATRUNO

II Biennale d’arte

Don Franco Patruno
2017


Ferrara, Palazzo Turchi di Bagno, 5-18 Dicembre 2017


Questa seconda edizione della Biennale d’arte “don Franco Patruno” si apre con un respiro più ampio. Non sono state modificate le caratteristiche del bando iniziale.
Ѐ sempre una Biennale riservata ai giovani artisti. Restano invariati i premi-acquisto e la mostra personale del vincitore. Ѐ cambiata la geografia di riferimento, dilatata ora a tutto il territorio nazionale.
La Biennale d’arte “don Franco Patruno” è una riflessione sulla contemporaneità, sulle risposte e sulle sollecitazioni con le quali l’esperienza artistica si inserisce nella realtà dei nostri giorni.
Nel decennale della scomparsa è giusto ricordare la figura per la quale è nata questa Biennale. Don Franco Patruno è stato un punto di riferimento religioso, intellettuale, artistico per generazioni di giovani, artisti e non solo. I molti legami con il nostro territorio e la sua azione infaticabile dedicata alla scrittura, alla pittura, alla promozione viva della cultura sono nella memoria di quanti lo hanno conosciuto. In questo decennio per ricordare don Franco si sono svolte molte iniziative quali la pubblicazione di parte dei suoi scritti, l’esposizione di sue opere grafico-pittoriche, convegni e conferenze. Questa biennale diventa l’occasione per dare continuità alle sue idee, allo spirito con il quale amava vivere tra i giovani per ascoltare le emozioni che l’arte sa trasmettere attraverso le sue variate forme di espressione.
G.C.


Dieci anni sono un intervallo di tempo sufficiente per cogliere l’entità di un lasciato culturale e umano, e ragionare su quello che di don Franco Patruno, scomparso appunto un decennio fa, significa inevitabilmente riflettere anche sulla misura della sua assenza. L’impronta delle idee e degli stimoli che don Franco ha elargito nel corso della sua vita si riconosce nitidamente nelle personalità di molti di coloro che, in un modo o nell’altro, hanno avuto la possibilità di entrare in contatto con lui. Quanto abbia quindi inciso la figura di don Patruno nel nostro territorio è presto detto: moltissimo. Basti scorrere negli archivi la mole di attività organizzate e curate, soprattutto nel ventennio in cui è stato direttore dell’Istituto di cultura “Casa Cini”: centinaia di mostre di arte contemporanea e altrettanti convegni, incontri e dibattiti con le personalità più rilevanti della scena intellettuale italiana.
Ma più facilmente l’importanza di questa presenza – e quindi, oggi, di questa assenza – si può misurare dal numero di occasioni in cui il suo nome viene ancora fatto non solo per rievocare un’epoca brillante della città in termini di elaborazione di idee e progetti, ma per citare un modello imprescindibile di vigore intellettuale purtroppo non ben conosciuto da chi era troppo giovane in quegli anni o addirittura doveva ancora nascere.

Uno dei “segreti”, se così si può dire, del carisma della sua personalità consisteva nel suo modo di affrontare ogni questione con uno spirito lontano da ogni paternalismo, moralismo o pregiudizio. Se a ciò si aggiunge la sua attività di artista si può intuire quanto lontano dagli stereotipi legati al suo ruolo sacerdotale sia il ricordo che ha lasciato. Con delicatezza e intelligenza ha saputo creare uno spazio comune di confronto con chiunque, e soprattutto con chi si faceva portatore di idee lontane dalle sue scelte, offrendo una dimensione di piena libertà di ragionamento e di espressione. Ciò che per lui, in ultima analisi, contava davvero era la possibilità di rintracciare nel confronto degli strumenti che permettessero di avvicinarsi insieme al senso profondo dell’esistenza. Ѐ una delle sue tante lezioni, questa, che non sembra affatto essere diventata obsoleta.



Massimo Marchetti

Nessun commento:

Posta un commento