Ejzenṧtejn
La
rivoluzione
Delle
immagini
Con Ejenṧtejn.
La rivoluzione delle immagini le Gallerie degli Uffizi ricordano i cento
anni dalla rivoluzione socialista in Russia attraverso le opere grafiche di uno
dei più grandi rivoluzionari della cultura del Novecento.
La multiforme attività del regista, teorico e
strenuo disegnatore Sergej M. Ejzenṧtejn
(Riga, 1898 – Mosca, 1948) fu per il mondo delle
immagini ciò che la sollevazione del 1917 fu per gli assetti sociali, politici
ed economici dell’impero russo (e non solo), con in più la capacità di durare
nel tempo, ispirando generazioni di artisti.
L’esposizione (aperta fino il 7 gennaio 2018), a
cura di Marzia Faietti, Pierluca Nardoni, Eike D. Schmidt (catalogo Giunti),
presenta i molteplici aspetti del talento di Ejzenṧtejn in un percorso che
unisce l’attività del disegnatore a quella del cineasta, trovando uno speciale
filo conduttore nel riferimento all’arte italiana del tardo Medioevo e del
Rinascimento.
La selezione dei settantadue disegni, tutti provenienti
dall’Archivio Statale di Letteratura e Arte di Mosca (R G A L I), è avvenuta
seguendo rigorosamente due principi. Il primo è l’autonomia di queste prove
grafiche, comprese per la quasi totalità tra i primi anni Trenta e il 1948 e
considerate dallo stesso regista una sorta di trascrizione automatica dei
pensieri, capace di fissare sulla carta un flusso costante di idee che dialoga
con i film e li ispira, senza però subordinarsi a essi.
Il secondo discende dal
primo e riguarda lo stile dei disegni, contrassegnato da una linearità
sintetica che rimanda al Tre e al Quattrocento e al tempo stesso appartiene a
pieno titolo al clima artistico del periodo, tra echi surrealisti e
deformazioni neo espressioniste.
Grazie al disegno di puro contorno, la mostra è
anche un osservatorio privilegiato sul concetto ejzenṧtejniano di montaggio, in
primo luogo per l’attitudine della figurazione a smembrare e ricomporsi secondo
“montaggi” che aprono a significati sempre nuovi, ma soprattutto per il valore
di una grafica che va apprezzata nel suo dispiegarsi in sequenze, secondo
strisce da definirsi davvero “cinematografiche”.
Esse infatti sono disposte in serie ravvicinate come
ideali fotogrammi e dialogano con i film del grande regista, i quali scorrono,
in mostra, sulle ampie pareti di alcune stanze delle Sale di Levante della
Galleria delle Statue e delle Pitture.
La tecnica del disegno basato sul puro contorno
naturalmente richiama il periodo di massima fioritura di quella formula
grafica, ovvero il periodo neoclassico, che coincide con quello della corrente
filosofica dell’idealismo tedesco e quindi anche hegeliana, che fu adattato da
Ejzenṧtejn dopo l’arrivo in Messico. Infatti, uno dei fogli delle Parche allude
agli stilemi dei bassorilievi precolombiani. Altri disegni richiamano i nudi
femminili di Cézanne, in particolare le bagnanti sulle rive nei suoi paesaggi.
Ė tuttavia lampante e perfettamente riconoscibile il modello estetico
principale per le Parche che ballano e si distendono in maniera espressiva,
ovvero
La
Danse di Henri Matisse (1910), che oggi si conserva
all’Hermitage di San Pietroburgo, ma che Ejzenṧtejn certamente ammirò nel Museo
statale dell’arte moderna occidentale a Mosca.
Anche il materiale cinematografico di Ejzenṧtejn è
stato allestito in mostra in funzione di un suggestivo rimando all’arte del
passato e alle idee sul montaggio. Da un lato, infatti, le proiezioni mescolano
dettagli e scene di Sciopero, La
corazzata Potëmkin, Aleksandr Nevskij e degli altri capolavori ejzenṧtejaniani
ed alcuni particolari tratti da l’Adorazione
dei Magi e da l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci e da La Battaglia di san
Romano di Paolo Uccello, svelando significative assonanze. Dall’altro, i
film costruiscono un tragitto per raccontare visivamente il montaggio, in un
“crescendo” che dalle singole e veloci inquadrature presenti nella prima sala
conduce ai frame della seconda, fino
alle sequenze compiute che animano la terza e la quarta.
La quinta sala è una sorta di approdo della carriera e della vita del cinema, con le ultime meditazioni in grafica che si abbinano per contrasto alle immagini ironiche e quotidiane dell’uomo Ejzenṧtejn, colte da una serie di video d’archivio e assemblate per l’occasione.
Questa rivoluzione
delle immagini, che introduce per la prima volta agli Uffizi la settimana
arte (come veniva definito il cinema da Ejzenṧtejn), ha dunque un volto antico
e uno moderno uniti in continua dialettica. E il Rinascimento, oltre a essere
uno straordinario serbatoio di immagini, diventa anche il sinonimo per eccellenza
di quella rifioritura culturale a cui ogni rivoluzione, nel tentativo di
riuscire permanente, dovrebbe ambire.
L’opera complessiva di Ejzenṧtejn, che fu
acerbamente criticata e sostanzialmente incompresa in Unione Sovietica per
molti anni e solo dopo la << destalinizzazione >> fu ristudiata con
attenzione e rivalutata – la seconda parte di Ivan Groznyj uscì soltanto nel 1957 -, va inserita in un più ampio
quadro culturale di cui il cinema costituisce una parte, seppure la più vasta e
importante.
I suoi interessi per il teatro, la letteratura, le arti figurative, i suoi moltissimi saggi teorici, la sua attività didattica, i contatti ch’egli ebbe con i più noti rappresentanti della cultura progressista mondiale, gli studi che condusse in campi lontani dallo spettacolo in una visione più generale dei problemi dell’arte in rapporto alla costruzione di una nuova società, sono tutti elementi di un’attività indefessa, originale, approfondita, che va colta nella sua totalità.
Attraverso la lettura dei suoi scritti inediti, di ricordi, con la raccolta sistematica dei suoi saggi teorici, con lo studio metodico dei suoi film, dei suoi disegni, con le più ampie conoscenze che si hanno sui movimenti dell’avanguardia sovietica degli Anni Venti e sui processi teorici che portarono al << realismo socialista >>, oltrecchè, ovviamente, con le ricerche storiche sull’Unione Sovietica dalla Rivoluzione d’Ottobre alla << destalinizzazione >>, è stato possibile cogliere, nella loro complessità, i vari aspetti della poetica di Ejzenṧtejn e valutare un’opera che certamente va posta tra le più importanti e significative dell’intera storia del cinema.
Maria Paola Forlani
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