I volti della Riforma
Lutero e Cranach
Nelle collezioni
medicee
Il 31
dicembre 1517 vennero affisse alla porta della Schlosskirche di Wittemberg le
Novantacinque tesi contro la prassi della vendita delle indulgenze e l’autorità
del papa, evento che aprì la strada della Riforma protestante.
Per
celebrare la ricorrenza del cinquecentenario, gli Uffizi presentano in una
mostra (fino al 7 gennaio 2018), a cura di Francesca de Luca e Giovanni Maria
Fara (catalogo Giunti), allestita in Sala Ditti, un prezioso nucleo di dipinti
di soggetto luterano appartenuti alle collezione medicee.
Sono esposte
infatti le icone della nuova Chiesa riformata: i ritratti di Martin Lutero e di
Filippo Melantone, i due teologi promossi del movimento riformatore; di Lutero,
già monaco agostiniano, e della moglie Caterina von Bora, monaca cistercense;
dei fratelli Federico III il Saggio e Giovanni, Elettori di Sassonia e sostenitori
politici della Riforma.
Tutti questi dipinti sono accomunati dall’essere usciti
dalla florida bottega di Lucas Cranach il Vecchio, pittore ufficiale della
nuova corrente religiosa.
A questi si
affianca una copia antica di un ritratto di Lutero, il dittico di Adamo ed Eva, capolavoro di Luca
Cranach, e una Madonna col Bambino e il
san Giovannino, prove della padronanza del pittore nell’interpretare temi
sacri sia attinenti alla nuova spiritualità riformata, sia quella cattolica.
La
ricorrenza offre l’occasione di riflettere sulla particolare concezione di
questi soggetti nelle collezioni medicee, certo dovuta in parte all’efficacia
della macchina di propaganda luterana. Infatti, così come le traduzioni della
Bibbia – curate personalmente da Lutero e dai suoi stretti collaboratori,
adeguandole ai diversi livelli di alfabetizzazione per diffusione capillare –
rispondevano a un’attenta politica linguistica e delle immagini, in campo
prettamente artistico Lucas Cranach il Vecchio (Kronach 1472 – 1553 Weimar),
amico personale di Lutero e pittore di corte dell’Elettore Palatino Federico
III il Saggio e del suo programma, formulò così l’iconografia ufficiale della
ritrattistica dei capi del movimento, improntandola alla massima semplicità:
Lutero e Melantone, e anche della moglie del primo, Caterina von Bora, la cui
effige in coppia con quella del marito attestava l’abolizione del celibato dei
sacerdoti. Anche gli Elettori Palatini Federico III il Saggio e suo fratello
Giovanni I il Costante furono oggetto del programma iconografico.
Cranach nel
frattempo elaborava anche incisioni di immagini, a corredo dei testi sacri
riformati, che in parte pubblicò lui stesso come editore. In mostra sono
esposte per la prima volta tre serie di incisioni di altissima qualità, che
illustrano argomenti sacri come la Passione di Cristo, gli Apostoli, i
Martirii degli Apostoli, oltre ad altre stampe singole. Nel campo
dell’incisione Cranach dovette misurarsi con la grandezza di Dürer, cui si ispirò creando soluzioni
comunque originali: in mostra sono esposti alcuni significativi esempi di
questo fruttuoso confronto fra i due maestri sul tema della penitenza di San
Giovanni Crisostomo e il peccato originale.
In
rappresentanza della produzione di stampe allegoriche che descrivevano satiricamente
i vertici ecclesiastici romani, del tutto assente dalle collezioni medicee, in
mostra è presente un famoso libretto di Lutero e Melantone illustrato da
Cranach (Deüttung der zwu
grewlichen figuren Bapstesels zu Rom vnnd Münchkalbs zu Freyberg in Meyssen funde); un genere il cui successo prosperò
per almeno un secolo e che avrebbe scatenato una reazione antagonista di pari
graffiante potenza.
In mostra
anche i ritratti di personalità di ambito fiorentino che furono inquisite per
aver manifestato il loro interesse verso le nuove teorie religiose: di Piero Carnesecchi di Domenico Puligo e
Bartolomeo Panciatichi di Agnolo Bronzino. Infatti il clima circolante a Firenze
negli anni Quaranta del Cinquecento, mentre i rapporti fra Cosimo I e la chiesa
di Paolo III Farnese erano al massimo della tensione, era imbevuto dalle nuove
dottrine che si stavano propagando nei circoli intellettuali di lettori,
artisti, funzionari di corte, vescovi, e nell’Accademia Fiorentina. Cosimo si
spese in una difesa a oltranza di queste personalità, ma non sempre con
successo, come nel caso di Carnesecchi, che fu giustiziato.
Per tornare
ai dipinti fiorentini di Cranach il Vecchio, risale al 1561 la prima citazione
inventariale della presenza nelle collezioni medicee delle effigi dei coniugi
Lutero. Gli Elettori di Sassonia provengono invece dall’eredità urbinate di
Vittoria della Rovere, a riprova della diffusione dei volti della Riforma nelle
corti di Tutta Europa. Collocati in posizione defilate, i ritratti di Lutero e
Melantone ebbero un momento di grande visibilità nella Sala dei Pittori
dell’appartamento del Cardinal Leopoldo, che li separò per inserirli in ricche
cornici barocche. Questi ritratti rimasero dunque parte inalterata delle
collezioni nonostante l’immagine pubblica della dinastia nel corso del tempo
sia stata sempre più fortemente connotata da una strettissima ortodossia
cattolica.
I ritratti
di Martin Lutero e di Caterina von Bora (Gallerie degli
Uffizi) di Luca Cranach furono prodotti nel 1529. Il riformatore appare
appesantito e viene raffigurato da vicino in un fondo piatto e uniforme, il
segno si fa incisivo e nitido, posizionato sulla sinistra araldica, il suo
rango di accademico sottolineato dall’aggiunta del tocco. Cranach attinge alla
tradizione iconografica araldica per conferire autorevolezza al nuovo movimento
religioso. Caterina è ritratta in dimensioni leggermente ridotte e sembra più
anziana e posata, una figura risoluta al fianco di Lutero.
La mostra
degli Uffizi I volti della Riforma offre
testimonianza della grande apertura mentale dei Medici anche verso le nuove
tendenze teologiche, al fine di documentare la varietà culturale dell’Europa.
Ribadisce inoltre la qualità artistica quale criterio del collezionismo
mediceo, come dimostrano le xilografie di Lucas Cranach il Vecchio con versi
della Bibbia tradotti da Lutero, che sono le più preziose al mondo.
Maria Paola
Forlani
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