Kandinsky→Cage: Musica e
Spirituale nell’Arte
Si è aperta
a Reggio Emilia nella sede di Palazzo Magnani una grande mostra dal titolo Kandinky→Cage e lo Spirituale nell’arte, (catalogo Skira) fino
al 25 febbraio, a cura di Martina
Mazzotta su arte e musica che parte da Kandinsky e approda a Cage. Dove le
nozioni di interiorità e spirituale vengono indagate come temi aperti, capaci
di raccogliere molte suggestioni. La freccia del titolo indica la direzione per
compiere un viaggio polisensoriale attraverso un capitolo importante della
storia dell’arte. Arte-musica-spirito si allineano in un percorso che, oltre ai
maggiori nuclei dedicati ai due artisti presenti nel titolo, mostra le opere e
le vite di protagonisti dell’arte e della musica che con loro si sono venute a
intrecciare.
L’occasione è offerta dalla celebrazione del ventesimo
anniversario della Fondazione Palazzo Magnani, a Reggio Emilia, in quella che
fu la dimora di città del collezionista, filantropo e musicologo Luigi Magnani,
autore fra l’altro di libri bellissimi e fondamentali come Proust e la Musica o Goethe, Beethoven e il demonio. Questa
mostra-viaggio permette di contemplare con l’occhio alcuni capolavori e al
contempo di attivare l’orecchio nell’ascolto delle musiche ad essi abbinati,
ovvero si è invitati a connettere in maniera intuitiva suoni e visioni sostando
sotto “campane sonore” che avvolgono come in un cilindro acustico il
visitatore: in alcuni casi, la sinestesia si può sperimentare anche in maniera
tattile (alcune opere sono state realizzate in copia per essere toccate, in
collaborazione con l’UICI), oppure addentrandosi in vere e proprie stanze che
offrono installazioni immersive. Tanti inoltre gli eventi collaterali a far da
corredo alla mostra con concerti, laboratori e conferenze diffusi su tutto il
territorio.
Se si pensa
bene, non vi è grande artista visuale del XX secolo che non abbia in qualche
modo dialogato con la musica, l’arte senza oggetto e spirituale per eccellenza.
Il processo di distruzione della tonalità, d’altra parte, si è sviluppato in
parallelo con la nascita dell’arte astratta che ha riguardato simultaneamente
più centri d’Europa, nonché Mosca e poi gli USA. Il contesto da cui questa
mostra prende le mosse è quello dell’astrazione spirituale portata avanti da
Wassily Kandinsky che nel 1912 pubblicava il famoso libro Lo Spirituale nell’arte.
Kandinsky
parte dai colori. Anzi dall’accostamento dei colori con i suoni musicali.
Nello Spirituale nell’arte fa corrispondere il
giallo alla tromba. “l’azzurro al flauto, al violoncello, al contrabbasso e all’organo,
il verde al violino”. Sostiene che “il rosso richiama alla mente le farfalle,
il rosso di cinabro la tuba o il cembalo, l’arancione una campana di suono
medio o un contralto che suoni largo”. Che “il viola suona come un corno
inglese, o come i bassi dei legni”.
Tra ‘800 e
‘900, in particolare nei paesi di lingua tedesca, il culto di Goethe, il
wagnerismo, le scoperte scientifiche (dalla disgregazione dell’atomo alla
teoria della relatività ristretta), la teosofia, la filosofia di Schopenhauer e
di Nietzsche fanno sfondo a un clima culturale unico e irrepetibile. Il ricorso
alla tradizione mistica, occidentale come orientale, pare accumunare molti
ambiti del sapere. Si assiste infatti a una vera e propria spiritualizzazione
dell’arte che pone in primo piano la dimensione dell’interiorità dell’individuo
e elegge le arti, nella loro unione, la sede privilegiata di idee universali.
La mostra introduce Kandinsky attraverso il suo rapporto con Wangner, con i lubok, con Klinger e con Čiurlionis – lo straordinario e
misterioso musicista e artista lituano che è molto raro poter vedere dal vivo –
fino alla presenza imprescindibile dell’amico Schönberg, divenuto in seguito maestro di
Cage. I rapporti tra le arti, la musica e la spiritualità vengono letti in Kandinky
– di cui sono presenti una cinquantina di opere – attraverso la teoria
dell’Empatia (Einfühlung), che allora come oggi invita lo
spettatore ad attivarsi a livello psico-fisico di fronte all’opera e a divenire
ri-creativo.Anche dopo il trauma della guerra, seppur in termini diversi, queste istanze restano feconde: la straordinaria serie degli acquarelli per Quadri di un’esposizione, per esempio, racconta come dalla musica di Musorgskij, ispirata a propria volta dalla visita di una mostra di Kandinsky avesse potuto realizzare nel 1928 uno spettacolo teatrale astratto. Due grandi compagni del Blaue Reiter particolarmente legati alla musica sono qui colarmente legati alla musica sono qui celebrati: si tratta di Paul Klee e di Marianna Warefkin, la gran dama di questo viaggio, di cui sono presenti in mostra opere bellissime.
Si passa poi
al Dopoguerra: oltre alla scultura in musica di Melotti e alla pittura Jazz di
De Stael (entrambe cari a Magnani), si riscopre dopo 33 anni lo spettacolo con
musiche di Berio Moduli in viola. Omaggio
a Kandinsky di Giulio Turcato.
Un’altra
inedita scoperta è rappresentata da Oskar Fischinger, pittore cineasta, autore
negli anni ’30 di opere “pre-pop” che intrecciano Kandinsky con Walt Disney, nonché
con alcuni capitoli più belli di quel capolavoro del cinema di animazione che
fu Fantasia, del 1940.
A Fischinger, divenuto in seguito maestro di Cage, si attribuisce l’affermazione secondo cui<<nei suoni si cela l’anima degli oggetti inanimati>>. L’ampia sezione finale dedicata a John Cage vuole illustrare la parabola creativa del geniale musicista, artista, poeta e pensatore. Consonanze e dissonanze collegano le sue opere allo spirituale nell’arte così come formulato da Kandinsky e dagli altri protagonisti. Si può sperimentare il ritorno all’armonia dell’artista immergendosi in una ricostruzione in miniatura del Teatro Valle che ospita lo spettacolo con danza Ocean. Si può rivivere la poetica del silenzio, legata ai quei famosi 4’33” che ancora oggi destano scalpore, immergendosi in una vera e propria stanza anecoica e priva di cromie (dove troneggia una tela bianca dell’amico Rauschemberg), nella quale lo spettatore non potrà che fermarsi un tempo zero e ascoltare il proprio respiro, il proprio sangue che circola, i battiti del nostro cuore.
La si può
ben illustrare con questi passi de Lo
spirituale nell’arte di Kandinsky:
Il bianco ha il suono di un silenzio
che improvvisamente riusciamo a comprendere.
Ѐ la giovinezza del nulla, o meglio un nulla prima dell’origine, prima
della nascita. Forse la terra risuonava così, nel tempo bianco dell’era
glaciale.
Maria Paola
Forlani
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