Odissee, Diaspore, Invasioni,
Migrazioni, Viaggi e Pellegrinaggi
Torino
presenta nella sede di Palazzo Madama fino al 19 febbraio 2018, la mostra Odissee,
Diaspore, invasioni, migrazioni, viaggi e pellegrinaggi allestita nella
Corte Medievale.
L’esposizione,
ideata dal direttore di Palazzo Madama Guido Curto e curata insieme agli
storici dell’arte del museo, racconta il cammino dell’Umanità sul pianeta Terra
nel corso di una Storia plurimillenaria. In mostra un centinaio di opere
provenienti dalle raccolte di Palazzo Madama e dai vari musei del territorio e
nazionali: dipinti, sculture, ceramiche antiche, reperti etnografici e
archeologici, oreficerie longobarde e gote, metalli ageminati e miniature
indiane, armi e armature, avori, libri antichi, strumenti scientifici e
musicali, carte geografiche, vetri, argenti ebraici e tessuti.
Il percorso
si articola in dodici sezioni: la preistoria, i viaggi mitologici di Ulisse ed
Enea, La Diaspora ebraica, l’espansione dell’impero Romano, le cosiddette invasioni
Barbariche, l’espansione Islamica, le Crociate, i Pellegrinaggi, le
Esplorazioni, le migrazioni contemporanee.
La mostra
prende il via dal lento processo di diffusione della specie umana sulla Terra
iniziato 60-70.000 anni fa dall’Africa verso gli altri continente. Interessante
l’approfondimento sul concetto di “razza” che trapela vivacemente tra le
immagini, i testi in catalogo e gli oggetti esposti.
Qui viene chiarito che la
genetica umana, oggi assai sofisticata, ha dimostrato che la diversità biologica
tra due individui qualsiasi della nostra specie è dovuta per l’85% al fatto che appartengono appunto
alla stessa specie, e per il 10% al fatto che la loro origine geografica si colloca in
continenti diversi, portando la differenza del colore della pelle, che più di
ogni altra ha alimentato lo stereotipo razziale, occupa nello spettro della
diversità biologica una frazione minima. A questa frazione tuttavia è stato
associato il massimo valore sociale e culturale perché il nostro occhio è
capace di distinguere differenze di colore e di forme, ma non differenze in
sequenza di DNA, ben più determinanti nella nostra vita biologica.
Alla radice
del problema del razzismo sta la risposta a un problema più fondamentale che la
scienza da sola non può risolvere: dobbiamo augurarci una società culturalmente
omogenea oppure una società multicultutale? La natura, e forse anche la
cultura, ci hanno indicato che le affermazioni: 1) tutti gli individui sono
uguali, 2) tutti gli individui sono diversi, conducono a pregiudizi cui può
attingere l’ideologia razzista, è compito di chi si occupa di scienze
biologiche, sociali e politiche indicarne le armi educative con cui combattere
tali pregiudizi. Ѐ
necessario ricordare che
né il comportamento razzista è la necessaria conseguenza di un pregiudizio
razzista dell’esistenza o meno di “razze” umane geneticamente indefinibili.
La mostra prosegue grazie a un impulso innato
all’esplorazione ben rappresentato nella sezione Odissee.
L’Odissea omerica è
il vero prototipo letterario del viaggio nella civiltà occidentale e, oggi, un
po’ in tutte le culture del pianeta. Il suo protagonista Odisseo o Ulisse, è uomo
“polytropos” e “polymetis”, dai molti lati, dalle molte intelligenze. Tra gli
eroi che combattono a Troia è, già nell’Iliade,
il primo vero e proprio homo sapiens
sapiens della letteratura: colui che, unico, pensa sempre prima di agire.
La stessa distruzione di Troia non possa essere presa con la forza, ma debba
invece essere espugnata con l’inganno. Ѐ lui, infatti, a inventare il famoso
cavallo di legno.
Da Troia
arsa in cenere sono due i personaggi miticamente centrali che partono: il
troiano Enea, uno degli sconfitti, cui la semplice necessità della
sopravvivenza richiede di “emigrare” e trovare un luogo dove fondare una
“nuova” Troia; e il greco Ulisse, uno dei vincitori che affrontano il difficile
ritorno a casa. Ulisse sfiora, nella concezione giudaico-cristiana, l’errare di
Abrano e poi del popolo di Israele nell’esodo, sino a divenire, nella versione
forse più importante dopo Omero, quella di Dante, precursore dell’uomo dedito
all’esplorazione del mondo.
E
nell’Odissea” dantesca, quella del canto XXVI dell’Inferno, i poeti, gli interpreti, e i navigatori stessi del
Rinascimento vedono Ulisse come antenato di Cristoforo Colombo (Tasso) e di
Amerigo Vespucci (Vespucci stesso), oppure come scopritore e fondatore della
“Nuova Spagna”, cioè la civiltà americana (Pedro Sarmiento de Gamboa).
Tale visione si amplierà e approfondirà nel secolo XIX, quando l’Ulisse del vittoriano Tennyson ispirerà gli esploratori e conquistatori britannici dell’Africa e, non più di un secolo fa, coloro che tenteranno di vincere l’Antartide. Del resto l’Odissea ritorna, proprio in questa dimensione, sul finire del secolo scorso, nella trama e nel titolo di 2001: Odissea nello spazio, il celebre film “fantascientifico” e “fantastorico” di Stanley Kubrick.
Dopo un
focus sulla diaspora ebraica, dall’antichità al XIX secolo d.C., il tema
del viaggio è analizzato rivolgendo lo sguardo alla rapida espansione
dell’Impero Romano lungo le vie consolari, che viene poi messo a confronto con
le contrastanti “invasioni” delle popolazioni germaniche e asiatiche in arrivo
da Ovest verso Sud.
In seguito alle quali, dal IV secolo d.C., avviene una profonda trasformazione del tessuto istituzionale e sociale dell’impero romano, fino alla sua repentina disgregazione. Alcuni reperti di arte ostrogota e longobarda rinvenuti in territorio piemontese testimoniano l’immissione di tradizioni e stili di vita che contribuirono nei secoli a definire progressivamente l’identità europea.
Momento
cruciale è il confronto tra grande tradizione della cultura islamica e le élites
europee avvenuto con le Crociate, germe di parallelismi anche culturali
e figurativi. Comune a tutti i tempi e a tutte le religioni è la pratica del
pellegrinaggio, che porta ogni anno milioni di persone a sportarsi, solitarie o
in massa alla ricerca di un contatto più diretto con il sacro.
Il racconto
prosegue con I viaggi di esplorazione verso l’Africa, alla ricerca di una
possibilità di circunavigare il globo verso Oriente e verso Occidente, che
portarono alla scoperta dell’America e successivamente a una politica di
colonizzazione di nuovi territori da parte delle potenze europee.
Gli oggetti
in vetro provenienti dal Museo dell’arte vetraria di Altare (Savona) e un
pianoforte meccanico di inizio Novecento del Musée Savoisien di Chambéry sono
invece gli emblemi di quell’emigrazione di cittadini italiani che tra
Otto e Novecento si spostarono in Francia e in Sud America in cerca di
un futuro migliore portando con sé competenze professionali importanti per lo
sviluppo economico e culturale dei loro Paesi d’adozione.
Il percorso
si conclude con un accenno alle migrazioni di oggi, emblematicamente
rappresentate da un’opera specchiante dell’artista contemporaneo Michelangelo
Pistoletto intitolata Love Difference che
raffigura il bacino del Mar Mediterraneo sullo sfondo di una bandiera
immaginaria.
Al centro dell’allestimento
si libra un’antica piroga di Panama proveniente dai depositi del Museo civico di
Arte Antica di Palazzo Madama, che qui assurge ad emblema del viaggio nei
secoli.
Maria Paola
Forlani
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