“Spagna e Italia in dialogo
nell’Europa del
Cinquecento”:
una mostra per indagare
su contatti, rapporti, confronti.
Si è aperta
fino al 27 maggio l’esposizione “Spagna e
l’Italia nell’Europa del Cinquecento”: una mostra per indagare su contatti,
rapporti, confronti.”
Sono le
carte più belle e significative del corposo fondo di disegni custodito nel
Gabinetto dei Disegni e le Stampe delle Gallerie degli Uffizi, esposte nelle
nuove sale dell’Aula Magliabechiana, per la maggior parte risalente alla
donazione di Emilio Santarelli (1866), a cura di Marzia Faietti, Corinna
Gallori e Tommaso Mazzati (Catalogo Giunti).
A partire
dal Quattrocento la Spagna aveva iniziato il processo di unificazione che la
portò a divenire una monarchia, e poi un impero a dimensione planetaria, sulla
base di tradizioni artistiche complesse e diversificate.
Attorno al
sedicesimo secolo, le tendenze politiche e intellettuali dei regni spagnoli e
dei territori italiani andarono avvicinandosi con la conseguenza di continue
sovrapposizioni, dal pontificato di papa Alessandro VI Borgia alla conquista
dei domini napoletani, dall’annessione del ducato di Milano all’affermazione
stabile dell’influenza spagnola sulla penisola italiana: una simile situazione
portò anche a più stretti legami in ambito culturale, favoriti inoltre dalle
rotte commerciali che collegavano stabilmente ormai le diverse sponde del
Mediterraneo.
“Ogni
artista e le sue opere sono infatti sempre il frutto di un’interrotta
circolazione di idee e di forme – dice Marzia Ferretti, direttrice del
Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi e curatrice
della mostra – e quindi scrivere sul disegno in Spagna, come su quello praticato
in Italia o ovunque, significa ampliare costantemente gli orizzonti di ricerca
giungendo a sfiorare il punto di rottura della nozione di scuola senza tuttavia
rinunciare al recupero filologico del tessuto artistico di un luogo e all’analisi
della trasmissione del sapere nelle diverse botteghe”.
La mostra si
articola in una premessa e otto sezioni e per ricollocare le singole creazioni
grafiche nel loro contesto di provenienza, il percorso include anche sculture,
dipinti, esempi di oreficeria e arti applicate, con l’intento di suggerire
utili confronti ispirati a uno sguardo multidisciplinare, assunto come
principio ordinatore.
Nella
premessa del percorso espositivo è stata messa la narrazione della situazione
artistica della Spagna fra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento,
prima della formazione sul trono di Castiglia e di Aragona della dinastia
asburgica.
La prima
sezione presenta la produzione di quei pittori o scultori educatisi in Italia
fra gli anni Dieci e Trenta del Cinquecento, da Berruguente a Bortolomè Ordóñez,
fino a Gaspar Becerra; la seconda offre il confronto fra la figura umana e la
rappresentazione del nudo di questi artisti e l’arte e la trattatistica
italiana.
La terza sezione pone l’attenzione sull’importanza
della pittura tosco-romana per la produzione spagnola agli anni
Quaranta-Cinquanta, grazie a opere di Luis de Vargas e Luis de Morales
accostate a fogli attribuiti a Sebastiano del Piombo e di Giorgio Vasari. La
quarta si concentra invece sugli spostamenti degli artisti, tra cui spicca il
caso emblematico di un pittore come El Greco, in direzione opposta, dall’Italia
alla Spagna, e sul passaggio dinastico fra Carlo V e Filippo II, capace di
portare un radicale ripensamento nelle dinamiche di Committenza della Corona.
Da qui si sviluppa, nelle due sezioni successive, un
percorso nei disegni italiani legati alla decorazione della chiesa e monastero
di San Lorenzo dell’Escorial e una riflessione sull’uso delle arti grafiche da
parte di Filippo II per controllare e promuovere questo importantissimo
cantiere. La settima sezione illustra le conseguenze della presenza di tali
artisti e introduce alla grafica di alcuni autori spagnoli dell’ultimo
trentennio del Cinquecento.
Il percorso espositivo si conclude con una sezione
dedicata ai membri di due famiglie, i fratelli Carducci/Carducho e i
Cascese/Cajés, e alla loro eredità artistica e teorica.
Maria Paola Forlani
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