Hilma af Klint
Un’artista da scoprire
Hilma
af Klint (1862 – 1944) è stata una pittrice svedese e pioniera nell’ambito
dell’astrattismo pittorico.
Radicale
anticipatrice di un’arte che si allontana dalla realtà visibile, sviluppò già
dal 1906 un linguaggio astratto. Le sue opere non sono però mere astrazioni di
forme e colori, piuttosto la rappresentazione di ciò che è invisibile.
Chi
ha realizzato il primo dipinto astratto? La risposta ci può aiutare a
comprendere meglio quell’anomalia nella storia dell’arte che chiamano
astrazione. Basta considerare la radicale riscrittura delle sue origini in
corso da alcuni anni, in cui uno degli eventi più felici è la scoperta
dell’opera e della figura della pittrice Hilma af Klint.
Con
una produzione di oltre 1200 dipinti e 125 taccuini, c’è da sorprendersi che
sia rimasta sconosciuta così a lungo. La colpa è anche dell’artista che, prima
di scomparire a 81 anni, vietò l’esposizione pubblica delle sue opere per
vent’anni, un lasso di tempo sufficiente, questa la sua stima, a un’evoluzione
della sensibilità collettiva. Peccò di ottimismo, e i suoi dipinti restarono
stipati nei magazzini del Moderna Museet di Stoccolma fino al 1986 quando
furono esposti in The Spiritual in Art. Abstract Painting
1890-1985 (Los
Angeles Country Museum of Art) e in modo più consistente nel 2005 in 3 x
Abstraction: New Methods of Drawing by Hilma af Klint, Emma Kunz, and Agnes
Martin (The Drawing Center, New York).
Solo
allora ci si rese conto di trovarsi di fronte ad autentici capolavori, e che la
nascita dell’astrattismo, tradizionalmente consegnato da Dio nelle mani di
Kandinskij, in realtà aveva molti padri e madri. Come il drammaturgo svedese
August Strinberg, il musicista estone Mikalojus Konstantinas Čiurlionis, il
ceco František, il russo
ascetico Kszimir Malevič, come Hilma.
Tutti giunti da vie diverse alla medesima soluzione dell’enigma.
Buffo
pensare alla nota che Kandinskij scrisse al suo gallerista di New York Jerome
Neumann nel 1935, per rassicurarlo, ancora una volta, che era stato proprio lui
ad aver dipinto per primo (tra il 1910 e il 1911) immagini astratte: <<In
effetti è la prima immagine astratta del mondo, perché allora non un singolo
pittore dipingeva in stile astratto>>.
E ormai sappiamo che non era così.
Hilma
af Klint, per le sue sperimentazioni, non rinchiuse però nei limiti dettati dai
formati standard, come i suoi colleghi, ma utilizzò tele di grandissime
dimensioni, anche 2,40 x 3,20 m, che dipingeva fissandole a terra, come avrebbe
fatto Pollock, per capirci. Misure utilizzate dall’espressionismo astratto
americano degli anni Cinquanta e Sessanta e che fanno ancora più effetto se
rapportate alla statura di Hilma, di poco superiore al metro e cinquanta, e che
trasformano oggi una retrospettiva sul suo lavoro in una mostra di arte
contemporanea. Opere che lei aveva realizzato per la decorazione del Tempio:
centonovantatre quadri astratti prodotti in due tranche (1906-1908 e 1912-1915)
e commissionati non da un mecenate, ma da un’entità spirituale Amaliel, nome in
uso alle isole Faer Øer. Opere
destinate a decorare un’architettura a cerchi concentrici, il Tempio, che non
verrà mai alla luce e della quale lei stessa ignora il significato.
Nell’eccezione
comune astrazione è un astrarre da qualcosa, e questo qualcosa è la natura. Ci
si rivolge così a quanto precede l’opera, al mondo fenomemenico, a un sostrato
fatto di prati, erba e nuvole, linee d’orizzonte senza le quali il gesto
dell’astrazione è impensabile. L’albero si spoglierà progressivamente dei suoi
elementi naturalistici, delle foglie e dei rami superflui per arrivare alla sua
essenza, all’immagine ontologica dell’albero, all’<<alberità>>
(pensiamo a Mondrian ovviamente). Alcuni riconosceranno ancora l’esoscheletro
dell’oggetto di partenza, altri vedranno altro che un intrico di linee, un
mondo concreto o non-oggettivo.
Per
Hilma le tele sono cariche di simbologie: le forme (prima organiche, quindi
geometriche), i colori (giallo per l’entità maschile, blu per quella
femminile), le lettere (<<u>> per lo spirituale, <<w>>
per il materiale), i salti di scala (dall’atomo al cosmo), le polarità
(bianco/nero, vuoto/pieno). Tele straordinarie anche nel loro aspetto formale e
compositivo, studiate nei minimi dettagli.
Esiste tuttavia anche il processo
opposto che alla natura circostante predilige un mondo altro, in cui non vigono
le regole della nostra società, una cosmologia affrancata dal centro
gravitazionale del pianeta Terra. Questa predilezione per una dimensione
invisibile è senza dubbio metafisica ed esoterica, come nel caso della teosofia
che conquistò, appunto, Mondrian quanto af Klint. Ma è anche radicata nella
ricerca scientifica dell’epoca, preoccupata di rendere visibile l’invisibile
con le onde elettromagnetiche, i raggi X, la quarta dimensione, la teoria della
relatività, la microbiologia, la radioattività; negli studi sulla percezione
dei colori e nell’ottica di Goethe; nel progresso tecnologico, della telegrafia
al codice Morse; nella ricerca para-scientifica, tipica della telepatia e di
altri tentativi di materializzazione del pensiero. Non a caso molti dei dipinti
londinesi, dell’artista, evocano dei generatori di energia.
Hilma
ha diciasette anni quando partecipa alla sua prima seduta spiritica, ma ora il
gioco le prende letteralmente la mano, e dona finalmente un senso alla sua
esistenza. Nel 1896, insieme a quattro donne forma il gruppo De Fem (I Cinque).
Hanno preso contatto con “maestri di alto livello” provenienti da un’altra
dimensione e raccolgono appunti meticolosi delle sedute spiritiche, tanto da
pubblicare il volume di messaggi mistici. (i Grandi Maestri).
Nel
1908 conosce Rudolf Steiner, futuro fondatore della società antroposofica, che
concepisce la realtà universale come una manifestazione spirituale in continua
evoluzione.
Quando,
alla fine, rompendo gli indugi, decide finalmente di condividere con lui il suo
lavoro e le scoperte, viene respinta, considerata una mezza pazza. Hilma af
Klint ne può trarre solo una conclusione: il suo tempo non è ancora pronto a
capirla. Si ritira nell’isola Munsõ, nei luoghi della sua infanzia, dove rimarrà
a ripercorrere e scrivere le sue esperienze, cercando di trovare una
spiegazione. Alla morte viene sepolta, accanto al padre, nel cimitero navale di
Galärvarvskyrkgärden.
M.P.F.