Veleni e Magiche Pozioni
Grandi
storie di cure e delitti
Una archeologia e
una esperta di storia della Farmacia insieme per andare alla radice di
leggende, storie, tradizioni. Per dare un preciso senso a ciò che sembra
favola, riconducendo alla scienza ciò che si ritiene puro frutto della fantasia
popolare. Per scoprire che se veramente la Principessa avesse baciato il rospo,
il bufonide le sarebbe effettivamente apparso come un aitante, giovane
cavaliere.
In questa mostra,
congiuntamente proposta dal Polo Museale del Veneto – Museo Nazionale Atestino,
dall’Università degli studi di Ferrara e della città di Este, veleni, pozioni,
medicamenti (a cura di Federica Gonzato e Chiara Beatrice Vicentini) vengono
indagati lungo il loro più volte millenario stratificarsi.
Fino al 2
febbraio 2020, i visitatori che ad Este raggiungeranno il Museo Nazionale
Atestino, scopriranno così che già nel Paleolitico, migliaia di anni fa, gli
uomini sapevano cercare sostanze utili alla migliore sopravvivenza. Vengono
sperimentate e tramandate sostanze che fanno bene e altre che fanno male.
Dobbiamo giungere a Paracelso, quindi al primo '500, per definire il concetto
del dosaggio, elemento che può fare di un farmaco un veleno o viceversa. E non
è un caso se ancora oggi il simbolo dei farmacisti sia il caduceo, bastone
alato con due serpenti che rappresentano l’uno la terapeutica, il secondo
quella tossica, il veleno.
La mostra è una
miniera di scoperte e curiosità. Si scopre ad esempio che il vasto uso di ocra
nel Paleolitico dipendeva anche dalle proprietà antisettiche di quel materiale.
Veniamo a conoscere come già dal Paleolitico ci si curasse il mal di denti con
la propoli. Risalgono al Neolitico le prime evidenze dell’uso dell’oppio nell’
Europa continentale. Nell’ambito dei prodotti salutistici l’interesse
scientifico, alla ricerca di nuovi rimedi sia in campo farmacologico che
cosmetico, si è lentamente spostato dal regno vegetale verso quello animale con
crescente attenzione verso veleni e tossine, in particolar modo di insetti,
rettili e anfibi.
Lo studio di
veleni di fonte animale, vegetale e minerale può spiegare scientificamente la
nascita di miti e leggende.
Dai metallurghi
dell’antichità, sottoposti ai fumi velenosi emessi dalla fusione e forse per
questo deformi o ipovedenti, al mito della Medusa, alle streghe di età
medievale-moderna, che si alimentavano di farine di graminacee infestate da
Segale cornuta, Clviceps purpurea, un fungo ricco di alcaloidi con effetti
allucinogeni (l’acido lisergico è precursore dell’LSD). Intossicazione
scambiate con possessione demoniache.
Grandi storie di
cure, ma anche delitti: fu la digitale, che ha dato vita in tempi moderni a
farmaci del cuore, ad essere fatale nel 1329 a Cangrande della Scala (delitto
volontario o errore nell’assunzione di una sostanza tossica?).
Nelle vetrine,
accanto a rarissimi reperti archeologici, trovano spazio confezioni storiche di
veleni e farmaci; importanti dipinti con immagini di magie e affiancano ad
affiches storiche che pubblicizzano portentosi unguenti e medicamenti.
Altresì rare
edizioni e manoscritti che trattano di una varietà di argomenti strettamente
connessi: dalla magia, vista dai diversi profili, alla dottrina esoterica,
ermetica e alchemica occidentale, alle streghe “lamiae” temute artefici di
pozioni magiche e, al contempo, vittime della superstizione e delle
persecuzioni dell’inquisizione che si avvaleva di compendi e manuali repressivi
anch’essi esposti in mostra.
Di particolare
rilievo la sezione con materiali provenienti dal Giappone che raccontano, in
ottica diversa, una storia comunque analoga.
“Nostro obiettivo
è – ribadiscono le curatrici – proporre al pubblico prospettive ed approcci
diversi all’affascinante mondo dei veleni e della storia farmacopea, in
riferimento alle varie epoche storiche, dall’antichità, lungo il medioevo e il
rinascimento fino all’età odierna, ricostruendo il percorso di questo
fondamentale aspetto della vita sociale attraverso le fonti scritte, le arti
visive, fonti classiche e letteratura moderna, proponendo in mostra oggetti e
riferimenti demoetnoantropologici che si legano strettamente
alla storia del nostro quotidiano”.
La letteratura
antica e moderna, e con essa il teatro e le arti più recenti, come il cinema e
i film di animazione, hanno utilizzato in vari modi il veleno come efficace
espediente per mutare il corso degli eventi e dare un’improvvisa svolta alla
narrazione, cambiando le carte in tavola, confondendo lettori e spettatori e
trattenerli ancor più nelle vicende.
M.P.F.
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