La Botanica di
Leonardo
Per
una
Nuova
scienza
Tra
Arte
e
Natura
Fino
al 15 dicembre si è aperta al Museo di Santa Maria Novella la mostra La
Botanica di Leonardo. Per una nuova scienza tra Arte e Natura. A cura di
Fritjof, Stefano Mancuso, Valentino Mercati. La mostra approfondisce le riflessioni
di Leonardo da Vinci sulle forme e sulle strutture del mondo
vegetale sottolineando la sua originale sintesi fra arte e natura e le
caratteristiche del suo pensiero scientifico, che possiamo definire
“universale” nello studio ampio e organico dei diversi ambiti del sapere.
Dalla
fillotassi alla dendrocronologia,
gli scritti e i disegni di Leonardo
registrano infatti intuizioni di assoluto rilievo nella storia botanica,
generate dal suo acuto spirito di osservazione e della sua continua attività
sperimentale, che vanno a delineare una visione dinamica della scienza – ricca di
implicazioni e riferimenti anche nella contemporaneità.
Negli anni
sessanta del Quattrocento, quando il giovane Leonardo imparava i mestieri di
pittore, scultore e ingegnere nella bottega di Andrea Verrocchio a Firenze, la
concezione del mondo era ancora fortemente debitrice degli studi degli antichi
– primo fra tutti, Aristotele – e della scolastica medievale. La scienza intesa
come metodo empirico seguito per ottenere conoscenza sul mondo naturale, non
esisteva “ […] prima farò alcuna esperienza, avanti ch’io
più altre proceda, perché mia intenzione è allegare prima la sperien [zia]
e po’ colla ragione dimostrare perché tale esperienza è costretta in tal modo
ad operare; e questa è la vera regola come li speculatori delli effetti
naturali hanno a procedere “ (Ms. E, f. 55r).
Cento anni prima
di Galileo e Bacone, Leonardo sviluppò da solo un nuovo approccio empirico, che
includeva l’osservazione sistematica della natura, il ragionamento logico e la
matematica: caratteristiche principali, tutte queste, di quello che oggi è noto
come metodo scientifico, Leonardo fu perfettamente consapevole del fatto che
stava aprendo nuove strade, “So bene che
per non essere io litterato, che alcuno presuntuoso gli porrà ragionevolmente
potermi biasimare […] Gente stolta […]
Or non sanno questi che le mie cose non più da esser tratte dalla sperienza che
d’’altrui parola, la quale fa maestra di chi bene scrisse, e così per maeste [r]
a la piglio e quella in tutt’i casi allegherò” (Cod.
Atl., f, 327 v).
La scienza di
Leonardo è una scienza di forme viventi, continuamente modellate da processi
innati. Per tutta la sua vita egli studiò, osservò e raffigurò la natura: le
rocce e i sedimenti della terra, plasmati dal tempo; la forma e la crescita
delle piante, modellate dal loro metabolismo; l’ anatomia del corpo animale e del corpo
dell’uomo in movimento.
Le pagine dei
suoi celebri Codici, così dense di scritti e di disegni, testimoniano la
profonda indagine del mondo naturale che Leonardo sviluppò nel corso della sua
vita.
La natura intera
è per Leonardo viva e vi sono strette corrispondenze fra modelli e processi. In
particolare, sono frequenti le analogie tra l’anatomia umana e la struttura
della terra, come in questo splendido passo:
“Adunque, potren dire, la terra avere anima vegetativa,
e che la sua carne sia la terra, li sua ossi sieno li ordini delle collegazione
de’ sassi, di che si com [
p ]ongano le
montagne, il suo terrume sono li tufi, il suo sangue sono vene delle acque; il
lago del sangue, che sta di torno al core, è il mare oceano il suo alitare […]
è il frusso e refrusso del mare; e ‘l caldo dell’anima del mondo è il foco,
ch’è infuso (el) per la terra […]”
(Cod. Leicester,
f.34r).
Le analogie tra
microcosmo e macrocosmo risalivano alla filosofia antica e avevano attraversato
il Medioevo, ma Leonardo le trattò come teorie scientifiche e le verificò con
precisione, analizzandone l’effettiva validità e rispondenza. E seppure si
trovò a riconoscere, in alcuni casi, che lo strumento dell’analogia non era una
base adeguata per l’analisi del mondo, possiamo riconoscere facilmente
nell’affermazione di Leonardo una anticipazione della contemporanea teoria di
Gaia, che considera il pianeta come un sistema vivente che si auto-regola e si
auto-organizza.
Al livello più
profondo, Leonardo cercava sempre di comprendere il mistero della vita. Se fino
a tempi recenti, la natura della vita era definita dai biologi soltanto in
termini di cellule e di molecole (a cui Leonardo, vissuto due secoli prima
dell’invenzione del microscopio, non aveva accesso), oggi si sta affermando
nella scienza una nuova concezione sistematica della natura: una concezione
declinata in termini di processi metabolici e dei loro modelli di
organizzazione; e questi sono proprio i fenomeni che Leonardo ha studiato per
tutta la vita. Le connessioni concettuali che collegavano, con la loro virtù
unificante, la sua conoscenza di macro e microcosmo erano proprio i modelli di
organizzazione della vita, le sue strutture organiche e i suoi processi
fondamentali di metabolismo e crescita.
I temi principali
della scienza di Leonardo erano i movimenti dell’acqua e dell’aria, le forme e
trasformazioni geologiche della terra, la diversità botanica e i modelli di
crescita delle piante, cui si aggiungeva un profondo interesse per il corpo
umano.
Come negli altri
campi d’indagine scandagliati da Leonardo, al centro dei suoi studi botanici
troviamo due temi importanti: le forme organiche della natura e gli schemi di
metabolismo e di crescita che ne sono la base. Agli inizi, l’obiettivo
principale dei suoi disegni di piante e alberi era la realizzazione dei
dipinti. Dopo il 1500 comparvero disegni di fiori, piante e paesaggi che alla
maestria artistica abbinavano l’accuratezza scientifica, raggiungendo il
culmine intorno al 1508-1510; e fu solo dopo il 1510 che i suoi studi botanici
diventarono vere e proprie indagini scientifiche distinte dalla
rappresentazione artistica.
All’inizio del
Cinquecento la funzione della botanica era ancora meramente descrittiva e di
supporto alle arti medicamentose, senza approfondire lo studio di tutte le
piante (anche quelle non officinale) per se stesse. Come in molti ambiti,
Leonardo portò il suo lavoro scientifico ben oltre il livello raggiunto dai
suoi contemporanei: non solo rappresentò le piante in modo accurato; cercò
anche di comprendere le forze e i processi che generano queste forme. In questi
studi, spesso basati su osservazioni incredibili per il loro tempo, egli fu un
pioniere nel considerare la botanica una scienza vera e propria.
M.P.F.
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