L’AMORE
MATERNO
Alle
origini della pittura moderna
Da
Previati a Boccioni
Il tema della
maternità, in un momento nodale nell’arte italiana fra Otto e Novecento, è al
centro della mostra L’amore
materno alle origini della pittura moderna da Previati a Boccioni proposta da Musei Civici di Verona
negli spazi della Galleria d’Arte Moderna Achille Forti, a cura di Francesca Rossi e Aurora Scotti
(catalogo F.C. Panini).
L’esposizione è
la prima che la città di Verona dedica agli esordi del Divisionismo italiano,
con l’obiettivo di promuovere la conoscenza di uno dei periodi più creativi
della storia dell’arte del nostro Paese e, allo stesso tempo restituire un
contesto e un fondamento critico di riferimento alle opere della Galleria
d’Arte Moderna Achille Forti legate a tale ambito figurativo, a partire da S’avanza di
Angelo Morbelli, capolavoro esposto nel percorso dedicato alla collezione
civica.
Il fulcro della
nuova esposizione è costituito dalla Maternità di Gaetano Previati, un capolavoro di
grande formato e fortemente evocativo legato al tema “dell’amore materno” e
proveniente dalla collezione di Banco BPM. Il dipinto esposto alla Triennale di
Brera del 1891 suscitò un vivace dibattito oltre che sulla tecnica
divisionista, anche sui possibili esiti simbolici della rappresentazione.
Il famoso
artista-critico Vittore Grubicy, già attento sostenitore di Segantini,
individuò nella tela di Previati il prototipo della pittura ‘ideaista’.
La nuova tecnica
divisionista elaborata da Previati nel monumentale dipinto, puntava sulla
separazione delle pennellate, ma anziché tendere alla piena tersità luminosa
mirava ad agire sulla sensibilità dello spettatore, coinvolgendolo nella
emozione psicologica dell’evento. A questo il maestro ferrarese si era
preparato con un intenso esercizio su temi che sviluppavano la pittura di
affetti della Scapigliatura, al fine di evocare attraverso il ductus stesso
della pennellata uno stato d’animo. Un cardine quindi della pittura di emozione
e di sentimento, con un ampio spettro di riferimenti nella tradizione pittorica
medioevale e moderna.
Il percorso
espositivo costruito attorno al grande dipinto propone celebri capolavori di
Gaetano Previati, Medardo Rosso, Giovanni Segantini, Angelo Morbelli, Giuseppe
Pelizza da Volpedo e Umberto Boccioni, capaci di restituire in maniera
esemplare l’intensa stagione culturale che ha segnato il transito
rivoluzionario della pittura italiana ottocentesca nella direzione europea
dell’arte moderna d’avanguardia.
Da qui, la
rigorosa selezione filologica di una quindicina di opere che mette in evidenza
il confronto tra esiti e ricerche diverse contemporanee al maestro ferrarese,
ma anche le ricadute e gli stimoli forniti da queste sperimentazioni alle
avanguardie del primo Novecento. Umberto Boccioni, in particolare, cercò un
confronto diretto con Previati: la Maternità del
Banco BPM rappresenta uno dei cardini del suo percorso critico come punto di
riferimento in quel puntiglioso programma di studio dell’arte che, dopo
molteplici ricerche, lo portarono al Futurismo.
“Sono
invischiato a rendere nella figura principale del quadro tutta l’intensità
dell’amore materno spogliato dalle cianfruscole che hanno servito per mille
dipinti – e in un renderlo partecipe del movimento delle altre figure del quadro
perché ne risulti in tutto omogeneo che impedisca qualunque altra
interpretazione all’occhio dell’osservatore – ma che difficoltà dio mio.”
Con queste
parole, in una lettera del 18 febbraio 1890, Gaetano Previati confessava al
fratello le sue traversie psicologiche nell’affrontare pittoricamente la
Maternità. Dopo un lungo e tormentato lavoro e numerosi bozzetti e disegni
preparatori prenderà forma il frutto stilistico più avanzato delle ricerche
teoriche dell’artista, la monumentale Maternità presentata
al pubblico a Brera alla prima Esposizione Triennale di Belle Arti del 1891.
Quest’opera
restituisce pienamente un ventaglio emotivo: una sinfonia di colori, di
vibrazioni musicali/sonore in cui le figure, la natura e l’aria, vengono come
attraversate da un’onda spirituale che conferisce alle cose un’aura sacra che
accomuna l’umanità intera “Ha riportato l’arte religiosa, cristiana e celeste,
dentro la sede da cui ha origine ogni sentimento religioso – afferma in un
articolo del 1906 Enrico Corradini – dentro le profondità originarie dell’anima
umana. In questo senso, e per questa ragione, giusta, profonda, è un pittore
dentro l’anima”.
“Le sue immagini
che sono spirito, nient’altro che spirito. Alitano e si prodigano nello spazio
vivo, nell’aria viva, nella luce viva, dimorano nell’eternità e nel mistero
della vita di quaggiù”, scrive Barbantini nel catalogo dedicato all’artista
ferrarese nel 1910, e aggiunse “sono creature d’anima e di polpa: arcane, e
così vicine a noi che possiamo toccarle; divine e terrene; mistero e realtà.
Maria Paola
Forlani
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