Giulio Romano a Mantova
“Con
nuova e stravagante maniera”
La figura di
Giulio Romano, pseudonimo di Giulio Pippi de’ Januzzi (Roma 1492 o 1499 –
Mantova, 1546), il più talentuoso tra gli allievi di Raffaello ed erede della
sua grande bottega, è celebrata da un importante evento in programma a Palazzo
Ducale di Mantova fino al 6 gennaio 2020, con il titolo “Con nuova e stravagante maniera”(catalogo Skira). La mostra nasce
dalla collaborazione tra il Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova e il
Musée du Louvre di Parigi, curata da Peter Assmann, Laura Angelucci, Paolo
Bertelli, Roberta Serra e Michela Zurla. L’esposizione intende illustrare la
figura di Giulio Romano e la sua “nuova maniera” di fare arte, in particolare
nella città gonzaghesca, mettendone in luce le peculiarità e l’aspetto
fortemente innovativo.
Il suo genio
poliedrico, infatti, si espresse in forme artistiche e discipline estremamente
varie, dall’architettura alla pittura, dagli arazzi all’oreficeria, trovando un
comune denominatore nella pratica del disegno, dalla quale far scaturire,
attraverso l’esecuzione affidata ai suoi collaboratori, i manufatti più disparati,
opere auliche o oggetti d’uso comune. Un suo disegno preparatorio – ad esempio
per un affresco – non costituisce infatti la semplice tappa di un ampio
percorso di produzione artistica ma racchiude in sé l’origine e il concetto
dell’opera d’arte. Giulio Romano approfondisce sempre l’idea dietro a ciascuna
immagine.
Il progetto
elaborato dal comitato scientifico, vede il coinvolgimento del Département des
Art Graphiques del Musée du Louvre che, per la prima volta, ha concesso in
prestito un nucleo di settantadue disegni, che ripercorrono in maniera organica
e completa, la carriera professionale di Giulio Romano, dagli esordi a Roma,
alla lunga e intensa attività a Mantova, evidenziando la molteplicità dei suoi
interessi.
La selezione dei
suoi esposti in mostra punta tutto sul tema della creatività, del potere
artistico che condensa in una singola immagine uno scenario più generale nel
quale si stratificano e si dipanano ulteriori significati: ogni scena disegnata
contiene sempre ulteriori citazioni che arricchiscono nel tempo il primo colpo
d’occhio. Questo particolare aspetto del progetto scientifico ha il merito di
operare una riformulazione della figura storica di Giulio Romano rispetto
all’idea tradizionale di artista “licenzioso” legata alle sue opere più note.
La mostra si
articola in tre sezioni che approfondiscono aspetti diversi dell’attività di
Giulio Romano mettendo in luce la “nuova e stravagante maniera” della sua arte,
secondo la definizione coniata da Giorgio Vasari nelle Vite
de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti.
La prima, Il segno di Giulio, allestita al piano terreno del Castello di San
Giorgio, analizza la produzione grafica di Giulio come progettista, designer e
pittore presentando il suo fondamentale apporto all’elaborazione del linguaggio
manierista. Dagli interventi architettonici agli schizzi per dipinti e oggetti
di Giulio viene esaminata attraverso una selezione del corpus dei
disegni conservati al Misée du Louvre di Parigi.
Attraverso questi
disegni si illustrano i momenti immediatamente precedenti l’arrivo nella città
gozaghesca di Giulio Romano per poi presentare la sua lunga attività mantovana,
in particolare il suo lavoro come disegnatore e progettista. I suoi fogli raccontano
l’evoluzione del suo operare e illustrano le esperienze relative ai diversi
cantieri mantovani, del territorio e fuori lo Stato dei Gonzaga, come
testimoniato dai disegni di Palazzo Te.
La prima sezione
si chiude indagando il suo rapporto con le arti e il passaggio tra la fase di
progetto e la sua realizzazione. I disegni esposti in mostra trattano
dell'attività del Pippi come dedigner, inventore di argenterie e arazzi, avendo
cura di affrontare la produzione di Giulio ad ampio spettro. In mostra si trovano
una decina di fogli in reazione con dipinti e oggetti come vasellame o trionfi
da tavola. Viene inoltre presentato un arazzo della serie dei Giochi di putti (Modena,
Raffaele Verolino), esposto accanto al disegno preparatorio (Chsesworth, The
Devonshire Collection) e a un frammento del cartone preparatorio oggi al
Louvre.
La sezione dal
titolo Al modo di
Giulio, occupa la Corte
Nuova e L’Appartamento di Troia, suggerendo un dialogo diretto tra disegni
dell’artista e la decorazione della residenza dei Gonzaga. Il Palazzo Ducale fu
cantiere nel quale Giulio Romano riversa la sua genialità e la sua capacità
d’innovare. Sala per sala, laddove è ancora possibile, s’instaura una relazione
tra i suoi disegni e gli ambienti reali. È
il caso ad esempio, della Sala dei
cavalli dov’è esposto il
disegno preparatorio per la decorazione del soffitto con la Caduta di Icaro, confronto che è apprezzabile tramite uno
specchio.
In mostra si
possono inoltre ammirare i rilievi eseguiti da Ippolito Andreasi detto
l’Andreasino che hanno tramandato l’aspetto originario delle stanze progettate
da Giulio, particolarmente importanti per approfondire la compressione delle
parti non sopravvissute ai secoli. Così avviene per il Camerino dei Cesari e per la Loggia dei marmi detta dei Mesi,
ambienti per i quali i disegni dell’Andreasi permettono un confronto diretto
tra l’idea di Giulio Romano e quanto sopravvive negli ambienti stessi.
La rassegna si
chiude nell’appartamento della Rustica Alla maniera di
Giulio, nella quale viene
approfondito, da un lato, il tema di Giulio Romano architetto, analizzato
grazie a numerosi disegni provenienti da prestigiose istituzioni pubbliche
europee, tra cui spicca la Copia da
Giulio Romano di Andrea
Pollaiolo (Londra, Royal institute of British Achiects), e dall’altro della sua
eredità con le opere di allievi e discepoli, come Fermo Ghisoni, Giovanni
Battista Bertoni, Lorenzo Costa e altri.
In questa sezione
è stato creato un approfondimento sulle case del Pippi, in particolare su
quella di Mantova e sulla produzione di opere religiose. Si possono qui
osservare alcune pale d’altare eseguiti da artisti della cerchia di Giulio
Romano a confronto con i disegni originali del maestro.
M.P.F.
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